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Ha ben pochi precedenti il rapporto della commissione delle Nazioni Unite per i diritti dei minori diffuso oggi a Ginevra. Nel mirino c’è la Santa Sede, colpevole di “non aver riconosciuto l’estensione dei crimini commessi, di non aver preso le misure necessarie per affrontare i casi di abusi sessuali sui bambini e per proteggerli e di aver adottato politiche e pratiche che hanno condotto alla continuazione degli abusi e ad all’impunità dei responsabili”. Accuse ancor più gravi se si considera che solo il 16 gennaio scorso, l’osservatore permanente mons. Silvano Tomasi aveva presentato il rapporto della Santa Sede al comitato dell’Onu di Ginevra sull’applicazione della convenzione per i diritti del fanciullo, garantendo che Roma sarebbe diventata un modello da imitare nella lotta agli abusi.

LE CONTROMISURE ADOTTATE DA BENEDETTO XVI

Mons.Tomasi aveva anche ricordato i passi avanti fatti durante il pontificato di Benedetto XVI, che nel 2010 aveva rafforzato gli strumenti atti a contrastare gli abusi sessuali nel clero, semplificando le procedure. Sempre a gennaio, aveva fatto clamore la notizia (diffusa dall’agenzia Ap e confermata da mons. Charles Scicluna, vescovo ausiliare di Malta e per anni responsabile della squadra incaricata dalla congregazione per la Dottrina della fede di indagare sui casi di pedofilia nella chiesa) secondo la quale sarebbero ben 384 i sacerdoti ridotti allo stato laicale da Papa Ratzinger tra il 2010 e il 2012. Un numero nettamente maggiore rispetto a quello (171) riferibile al biennio 2008-09.

“CONSEGNARE I RESPONSABILI ALLE AUTORITA’ CIVILI”

Nel rapporto, si chiede l’immediata rimozione dei responsabili di abusi sessuali su minori, che dovrebbero pertanto essere consegnati alle autorità civili dei paesi coinvolti. Oltre a ciò, l’Onu sollecita la Santa Sede “a consegnare i propri archivi sugli abusi connessi nei confronti di migliaia di bambini, in modo che i colpevoli, così come chi ha “nascosto quei crimini” sia giudicato dalle autorità competenti. Il motivo della reticenza è da riscontrare nel “codice del silenzio imposto su tutti i membri del clero sotto la pena della scomunica”. Uno dei punti di maggiore critica è la decisione di “spostare di parrocchia in parrocchia” i responsabili degli abusi, a lungo perseguita dal Vaticano negli anni scorsi. In realtà – come ricorda Andrea Tornielli su Vatican Insider – “molti dei punti criticati dal rapporto riguardano atteggiamenti che appartengono ormai al passato”.

LA RISPOSTA DELLA SANTA SEDE: “TENTATIVO DI INTERFERENZA”

Non si è fatta attendere la reazione della Santa Sede. Con un comunicato ufficiale, dal Vaticano “si prende atto delle Osservazioni Conclusive sui propri Rapporti, le quali saranno sottoposte a minuziosi studi ed esami nel pieno rispetto della Convenzione nei differenti ambiti presentati dal Comitato secondo il diritto e la pratica internazionale come pure tenendo conto del pubblico dibattito interattivo con il Comitato svoltosi il 16 gennaio 2014”. Tuttavia, prosegue il comunicato, “rincresce di vedere in alcuni punti delle Osservazioni Conclusive un tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa Cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa. L’impegno a “difesa e protezione dei diritti del fanciullo” viene confermato e “reiterato”. Questo “sarà in linea con i principi promossi dalla Convenzione sui Diritti del fanciullo”, ma anche “secondo i valori morali e religiosi offerti dalla dottrina cattolica”.

Pedofilia nel clero, l'Onu molesta il Vaticano

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