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Siamo un Paese straordinario. Con politici straordinari. Prendiamo Matteo Renzi, il sindaco di Firenze che vuole, fortissimamente vuole, diventare sindaco d’Italia.

Ha avuto l’ardire di scalare il Pd e c’è riuscito. Complimenti. Ma invece di puntare a Palazzo Chigi, in qualità di segretario del maggior partito della coalizione – lui che mastica quasi pane e America ogni giorno – si defila. Anzi no, dialoga con il leader di Forza Italia, il rugoso dunque navigato e come al solito furbo, Silvio Berlusconi. Obiettivo: trovare un’intesa per una nuova legge elettorale e per alcune riforme istituzionali.

Diciamolo: un bel ceffone indiretto ai leader politici che sorreggono il governo Letta, che non è sostenuto da Berlusconi. Quindi un primo passo per rottamare l’esecutivo delle ex larghe intese ora divenute strette, quasi striminzite.

E invece no. Lui, il decisionista e frenetico leader, traccheggia: il governo?, no grazie. Qualche ministro iper renziano nell’esecutivo?, per carità non parliamo di rimpasto.

C’è della strategia in questa tattica. Ma di tatticismi forse l’Italia non ha più bisogno. E così, mentre disdegna Palazzo Chigi, Renzi è al lavoro per preparare un bel programma di governo con tanto di elenco di punti da realizzare e relative scadenze. Ovviamente su un foglio rigorosamente Excel. E mentre sostiene che a lui i rimpasti, le poltrone e i posti di potere non interessano, non fiata se un quotidiano non troppo anti renziano, anzi, come Repubblica, ha scandito in più puntate tutti manager – ritenuti renziani, a torto o a ragione – che il segretario del Pd vorrebbe al vertice dei grandi gruppi partecipati o controllati dal Tesoro. Elenco e nomi frutto di curricula soppesati nel corso di notti insonni, se ricordiamo bene gli articoli in questione che descrivevano l’indefessa attività del segretario del Pd.

Non solo: ci sono anche osservatori ultra renziani, come Claudio Velardi e Fabrizio Rondolino, che ormai teorizzano come ci sia un asse tra Renzi e il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, come da tempo analisti politici pensano e scrivono talvolta in maniera più soffusa di Rondolino.

A questo punto, come ha sostenuto anche la firma di Formiche.net, il professor Benedetto Ippolito, è giunta l’ora di Renzi a Palazzo Chigi.

Basta infingimenti. Che ne pensate?

Le manfrine di Matteo Renzi

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