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Annunciata ieri dal segretario di Stato John Kerry, la risposta americana al protagonismo militare russo in Crimea è arrivata.

LE CONSULTAZIONI CON GLI ALLEATI
La Casa Bianca, che per il momento ha escluso un coinvolgimento delle Forze armate di Washington o della Nato, ha informato che il presidente Barack Obama ha concluso il giro di telefonate con alcuni leader europei: il premier britannico David Cameron, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ed il presidente polacco, Bronislaw Komorowsky.

I PUNTI FERMI
Con i suoi interlocutori, il leader Usa ha concordato e ribadito che l’invasione russa della penisola rappresenta una violazione del diritto internazionale e minaccia la pace e la sicurezza; i leader hanno sottolineato l’urgenza che Mosca e Kiev aprano un dialogo immediatamente; tutti avrebbero concordato di collaborare su un pacchetto di aiuti economici bi/multilaterali per aiutare l’Ucraina; hanno espresso “grave preoccupazione” per la “evidente violazione” russa della sovranità ed integrità territoriale ucraina; Obama ha infine ribadito l’impegno Usa alla sicurezza e alla democrazia dell’Europa orientale.

LA PROPOSTA DI WASHINGTON
Washington, che ieri aveva proposto – oltre alle classiche sanzioni finanziarie e commerciali – anche la possibile esclusione della Russia dal gruppo degli otto grandi del Pianeta, ha annunciato che tutti i membri del G7 hanno all’unanimità condannato la violazione di Mosca della sovranità dell’Ucraina e pertanto hanno tutti deciso (inclusa l’Italia) di sospendere qualsiasi attività legata alla preparazione del summit del G8 di Sochi in programma a giugno.

LA POSIZIONE DELL’ITALIA
Ed è proprio l’Italia la grande assente dalle trattative di queste ore. Roma non ha esitato a firmare la proposta americana, ma secondo alcuni osservatori non è stata capace di esprimere una posizione chiara in merito a quanto stava accadendo, cercando di tenersi equidistante, come sottolineato in un commento del fondatore di Formiche, Paolo Messa.
Con una nota emessa ieri al termine di una riunione presieduta dal premier Matteo Renzi, alla presenza del ministro degli Esteri, Federica Mogherini, della titolare della Difesa Roberta Pinotti, del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Marco Minniti e del direttore del Dis Giampiero Massolo, l’Italia ha rivolto “alla Russia un forte appello ad evitare azioni che comportino un ulteriore aggravamento della crisi ed a perseguire con ogni mezzo la via del dialogo“, continua la nota. Per quanto riguarda Kiev, il governo italiano al tempo stesso ha esortato “le autorità di Kiev a promuovere ogni sforzo volto alla stabilità ed alla pacificazione del Paese nel rispetto della legalità e della tutela delle minoranze“, senza fare nessun accenno a una possibile esclusione di Mosca dal gruppo dei grandi.
Proprio questo atteggiamento ambivalente – dettato da considerazioni economiche (un terzo del gas importato in Italia e in Europa viene dalla Russia) – avrebbe portato secondo gli addetti ai lavori all’esclusione dell’Italia dal coinvolgimento della Casa Bianca, che ha ritenuto di non dover chiedere il parere di Palazzo Chigi e del neo presidente democratico su un dossier così delicato.

LA CRISI DEI LISTINI
Le tensioni, intanto, si allargano. Oltre alla comunità internazionale, a bocciare Putin sono anche i mercati. In apertura di contrattazioni il rublo ha perso il 2,5% toccando un nuovo minimo storico a 36,5 rubli per un dollaro mentre l’indice Micex della borsa di Mosca ha perso oltre il 6% a quota 1.369 punti. Gli analisti avevano previsto che i mercati russi avrebbero accolto con forti perdite il via libera parlamentare ottenuto sabato dal Cremlino all’intervento armato in Ucraina.
Pronta la risposta di Mosca, con la Banca centrale russa che alza a sorpresa i tassi d’interesse dal 5,5% al 7%. Una decisione, spiega l’istituto russo, presa per prevenire il rischio di inflazione e garantire la stabilità finanziaria.

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