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Guerra di condominio al Cremlino. Si potrebbe definire così, in stile Travaglio, la tensione che si respira tra due coinquilini famosi del palazzo più famoso di Roma. Quello sul lungotevere di Testaccio, dall’architettura simil-sovietica e perciò ribattezzato Cremlino, dove vivono, tra gli altri, Enrico Letta e Giuliano Ferrara.

Il direttore del Foglio sembra aver cambiato idea sul suo condomino. E dalla dolcezza è passato direttamente alla asfaltatura nel commentare le sue performance al governo.

ELEFANTINO SERAFICO E FIDUCIOSO
Dopo avere per giorni spalleggiato un esecutivo di larghe intese sul suo quotidiano, il 24 aprile, poco prima della fiducia al governo Letta, un Elefantino serafico cinguettava su Twitter:
“Se foste vicini di casa di E. Letta e vi fosse capitato di vedere con che dolcezza accompagna le sue crature all’asilo, votereste la fiducia”. Encomio sincero o lode mielosa dunque finta? Comunque anche dai tweet con cui giudicava la nuova squadra (tweet raccolti da Formiche.net), si evinceva un Ferrara bendisposto e fiducioso sulle future mosse del suo vicino di casa.

LETTA ASFALTATO COSI’
Nulla a che vedere con il Ferrara fustigatore di Letta che si legge ultimamente sui giornali. A nove mesi dalla nascita dell’esecutivo, il direttore del Foglio è deluso, inviperito, e chiede senza tanti giri di parole al premier di dimettersi. Lo fa in un commento su Panorama in cui definisce il presidente del Consiglio nell’ordine: “Pavido”, “trascinato e non trascinatore”, “sgomitatore senz’anima”, uno che preferisce “le rotonde stradali morbide” ai bivi, che “non sa che cosa sia la scommessa, il rischio, senza dei quali la politica è avvincente come una partita di golf e saporita come un brodino vegetale”. Per questo, secondo Ferrara, Letta “avrebbe il dovere di dimettersi a sorpresa e di guidare, se ce la fa, il processo di selezione di una nuova compagine”.

MEGLIO RENZI
Del resto, Ferrara lo aveva ricordato settimane fa, “politics is fun”. E a divertire l’Elefantino è arrivato sulla scena politica Matteo Renzi: “Meglio Renzi, ovviamente, che forse ha letto di meno, si si è fatto da solo e non è stato pasciuto da lobby eterogenee, e in più possiede un istinto personale, come il Cav, in grado di dirigere le energie, dare ad esse un senso per il pubblico della politica e un significato per le istituzioni”, ha scritto sul Giornale del 19 gennaio in un fondo dal titolo “Enrico, premier per caso retrocesso a portavoce”. Meglio la coppia Berlusconi-Renzi, “un uomo di Stato fatto e finito di quasi ottant’anni ma sorridente e giovanile nonostante tutto, e un ragazzo di Stato nel suo farsi, giovanilista e un po’ cazzaro in tenera età” piuttosto che “l’eterno nipotino”, secondo il direttore del Foglio.

Letta per ora tira dritto e sembra non curarsi delle critiche che arrivano dal suo condomino, rivendicando i risultati del suo governo. Riservato e composto com’è, anche incontrandolo sulla porta, probabilmente, preferirebbe rispondere con il silenzio. Ma chissà cosa direbbero le pareti del Cremlino se potessero parlare…

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