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«I progetti della Russia sono stati e restano brutali. Vogliono prendersi non solo il Donbass, ma tutto l’est e il sud dell’Ucraina dalla regione di Kharkiv a quella di Odessa», così il presidente ucraino ad interim Oleksander Turcinov ha commentato stamattina nel suo intervento in parlamento, la situazione delle proteste che stanno coinvolgendo le aree orientali del paese – nel frattempo, proprio in queste ore, è iniziata un’operazione “anti-terroristica” nella regione di Donetsk.

Situazione critica, delicata, tesissima: non bastano i sorrisi di Lavrov – che ha definito «passi nella giusta direzione» la scelta del premier Yatseniuk di aprire al dialogo con i manifestanti – e non bastano le rassicurazioni di Putin, che ieri al telefono con Obama ha provato a convincere l’omologo americano della non ingerenza russa sull’evolversi della vicenda.

A crederci; perché per quel che sembra, la Russia sta continuando con il solito comportamento propagandistico e anzi, sta anche mettendo in scena gesti di provocazione anche più importanti, nonché – secondo fonti dell’intelligence USA – sta prendendo parte alle proteste con agenti infiltrati e gruppi paramilitari (non a caso, la notizia confermata ufficialmente, della visita lampo del capo della Cia Brennan, sabato scorso a Kiev, magari per fare il punto della situazione direttamente sul campo). E Sabato è arrivato anche uno di quei gesti “plateali” di provocazione, che si è concluso senza conseguenze, ma che ha rappresentato un’altra cartina tornasole delle forte tensioni che si vivono nell’area.

Un Su24 Fencer russo, secondo quanto diffuso dal colonnello Steven Warren – un portavoce del Pentagono – avrebbe sorvolato per 90 minuti il cacciatorpediniere americano “Donald Cook” che si trova attualmente nel Mar Nero. Il jet Sukhoi, che è stato più volte richiamato dal capitano della nave statunitense, avrebbe compiuto dodici evoluzioni a bassissima quota, «a pelo d’acqua», in un raggio di un chilometro dall’imbarcazione. «Questa azione russa provocatoria e poco professionale è incompatibile con i protocolli e gli accordi internazionali» ha commentato Warren; «Il Pentagono lo ha già valutato provocatorio e non professionale; non ho nulla da aggiungere» ha replicato il portavoce della Casa Bianca Jay Carney.

La  “Donald Cook” si trova da qualche giorno nel Mar Nero (è arrivato intorno al 10 aprile, quasi contemporaneamente all’unità francese “Dupuy de Lôme”, nave spia per la guerra elettronica), i suoi passaggi nello stretto dei Dardanelli e del Bosforo sono stai ampiamente documentati, così come l’invio in missione è stato pubblicamente annunciato. Ciò nonostante, secondo procedure di prassi militare, la Marina russa aveva inviato una fregata a pedinare il destroyer americano a largo delle coste romene, sia con fini di deterrenza, sia soprattutto con l’intento di raccogliere informazioni. Differentemente dalla routine però, si inquadra il passaggio in volo radente del caccia russo di sabato, che a tutti gli effetti ha compiuto un’operazione con il solo fine della provocazione – sebbene a quanto pare l’aereo fosse disarmato.

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