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L’Italicum è una pessima legge. Ma ciò che più offende è l’atteggiamento di quanti – pur di sostenere Giamburrasca Renzi – sono disposti a chiudere gli occhi e le orecchie al cospetto di regole fino a ieri considerate inaccettabili e antidemocratiche.

LA LISTA CORTA

Cominciamo dall’esercizio dell’elettorato attivo. Per anni, nel furore dell’antipolitica, si è sparso veleno contro il cosiddetto Parlamento dei nominati da parte delle segreterie di Partito. E si è invocato il ripristino dei collegi uninominali o delle preferenze. Su questo aspetto si è espressa persino la Consulta, la quale non è arrivata a richiedere il ritorno alle preferenze quale unico strumento per restituire potere decisionale agli elettori, ma ha lasciato intendere che pure la lista corta (alla spagnola) potrebbe cogliere ugualmente quell’esigenza.

LE PREFERENZE

Chi scrive non ha nessuna nostalgia per il voto di preferenza, anzi è convinto che sia un’occasione per moltiplicare i costi della politica, favorire la corruttela e soprattutto premiare non i migliori ma quelli che riescono a disporre di potenti reti organizzative (attraverso la disponibilità di risorse, appunto). Non riesco, però, a capacitarmi che la cosiddetta lista ‘’corta’’ costituisca una differenza sostanziale rispetto a quella ‘’lunga’’ del Porcellum, soltanto perché i nomi dei candidati (da 2 a 6) sarebbero stampati sulla scheda; come se l’elettore non sapesse che anche nel sistema fino ad ora vigente erano eleggibili soltanto coloro che stavano in testa alla lista, che non era segreta, ma esposta ovunque.

IL PREMIO DI MAGGIORANZA

E’ stupefacente, però, che tante “anime belle” non parlino più di nominati ma di eletti. Un altro aspetto di dubbia costituzionalità riguarda il premio di maggioranza che secondo la Consulta dovrebbe rispondere a criteri di ragionevolezza. Ebbene, non sembra ragionevole che la lista o la coalizione che raggiungano il 35% dei voti validi ricevano un premio superiore al 50% dei suffragi ottenuti.

LE PAROLE DI CIAMPI

E che dire del riconoscimento del premio di maggioranza a livello nazionale anche per il Senato? In questo caso è palese la violazione della Costituzione (che prevede l’elezione “su base regionale”), tanto che fu il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a pretendere che il Porcellum disponesse l’attribuzione del premio a livello di ciascuna regione.

LE LISTE MINORI

C’è poi la questione delle liste minori. A proposito della loro iniziativa politica si è usata la parola “ricatto”, tanto che sono previste soglie di accesso proibitive, anche se tali liste fossero raggruppate in coalizioni. Il 5% richiesto per la Camera costituisce più del doppio della misura previgente. Ma nel combinato disposto tra quanto previsto per le soglie rispettivamente per il  premio di maggioranza e per la ripartizione dei seggi vi è una trappola inaccettabile non solo per le liste minori, ma per il sistema nel suo insieme.

LA SOGLIA DI COALIZIONE

Ovviamente il 35% sarà raggiunto, di norma, dalla somma dei voti di tutte le liste della coalizione, che abbiano ottenuto o meno il 5%. Mettiamo il caso che, in una coalizione, la sola lista “X” abbia conseguito più del 5%; ad essa sola andrebbe quindi il premio di maggioranza determinato dal concorso però di tutte le liste. Facciamo un esempio concreto. La lista “X” ottiene il 22% e le altre liste collegate il 13%, senza però che nessuna di esse raggiunga il 5%. Tale coalizione, se risulta vincente rispetto alle altre, otterrà, come si è visto, il premio di maggioranza del 18% che però va tutto e solo alla lista “X”, in aggiunta al 35%, nonostante che abbia conseguito in realtà solo il 22%.

I CONFRONTI

In altri Paesi europei è prevista una soglia di sbarramento, non raggiunta la quale una lista resta fuori dal Parlamento. E va bene. Non va invece bene che i voti di quella lista vadano tutti ad una diversa, con ciò falsando la volontà dell’elettore. E’ vero che lo stesso principio era previsto nel “Porcellum”, ma questa non è una valida giustificazione, perché in quella legge la soglia di sbarramento era solo del 2%, con il recupero peraltro della lista meglio classificata sotto tale percentuale.

UN PAIO DI ESEMPI

Se poi considerassimo quello che potrebbe succedere se nessuna lista raggiungesse il 35%, la situazione si farebbe ancor  più paradossale. Poniamo che nessuna coalizione prenda il 35%, e che la lista “X” ottenga il 15% e le altre liste ad essa collegate il 14%, nessuna di esse raggiungendo però il 5%. Se la coalizione che fa capo alla lista “X” risultasse vincente al ballottaggio, a tale coalizione spetterebbe il premio di maggioranza tale da farle ottenere il 53% dei seggi. Ebbene, questo 53% andrebbe esclusivamente alla lista “X” (che al primo turno aveva ottenuto solo il 15%!!!) anche se la vittoria al ballottaggio è stata determinata dagli elettori delle altre liste. Tutto ciò in barba alla sentenza della Corte Costituzionale.

CONCLUSIONE

Diciamoci la verità: l’Italicum, il “patto della crostata” tra Berlusconi e Renzi, merita, allo stato dell’arte, soltanto il giudizio che il ragionier Ugo Fantozzi riservava al film “La corazzata Potemkim”.

Perché non partecipo al coro di lodi sull'Italicum

L’Italicum è una pessima legge. Ma ciò che più offende è l’atteggiamento di quanti – pur di sostenere Giamburrasca Renzi – sono disposti a chiudere gli occhi e le orecchie al cospetto di regole fino a ieri considerate inaccettabili e antidemocratiche. LA LISTA CORTA Cominciamo dall’esercizio dell’elettorato attivo. Per anni, nel furore dell’antipolitica, si è sparso veleno contro il cosiddetto…

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