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Rivendicazione orgogliosa della natura politica delle proprie scelte a difesa del governo e contro le crisi al buio. Rifiuto di ogni connotazione tecnocratica dell’azione dell’esecutivo, impegnato a incalzare la Germania di Angela Merkel per un’Europa della crescita e non solo del rigore. Accento sul riformismo dei piccoli passi nella giusta direzione rispetto alle “grandi riforme di sistema”. Nel corso della conferenza stampa di fine 2013, Enrico Letta ha voluto caratterizzare il proprio operato. Evidenziando la “fatica sociale e il dramma della povertà di chi è stato colpito dalla crisi”, ed esprimendo un profondo ottimismo nella capacità del nostro paese di cogliere le opportunità di ripresa nel 2014.

LA FIDUCIA DEL PREMIER

Un anno che per il Presidente del Consiglio registrerà la riforma completa e compiuta delle istituzioni repubblicane, “requisito essenziale per le prospettive di rinascita economica”. A suo giudizio il primo passo è già stato compiuto nel 2013, anno della “svolta generazionale nel ceto politico dirigente, grazie a cui l’Italia ha recuperato un ritardo di 30 anni e il cui unico precedente risale alla Ricostruzione post-bellica”. Generazione, ribadisce il capo del governo ricalcando le parole pronunciate da Matteo Renzi, “che deve agire con la consapevolezza collettiva di chi non ha alibi né può permettersi di fallire. E che deve affrontare alla radice problemi lasciati a marcire per decenni”.

STRATEGIE NELL’EUROPEA DELL’AUSTERITA’

È il riferimento alla prospettiva indicata e incarnata dal nuovo segretario del Partito democratico il fil rouge unificante delle riflessioni di Letta. A partire dalla cornice europea, che con il voto per l’Assemblea di Strasburgo e il semestre di presidenza italiana della Ue “deve vedere un’Europa che entri tutta nella legislatura della crescita e non del solo rigore di bilancio”. Finalità su cui il premier è persuaso di guadagnare l’impegno della Germania di Angela Merkel.

LA STABILITA’ DELLE POLITICHE ECONOMICHE

Per promuovere la ripresa produttiva il Presidente del Consiglio punta sulla carta della riduzione delle tasse sulle imprese che creano ricchezza e lavoro. Le risorse necessarie, spiega rivendicando la de-contribuzione totale per le assunzioni dei giovani under 29, scaturiranno dalla lotta contro l’evasione fiscale, dal ritorno dei capitali illecitamente esportati e da una seria e rigorosa spendig review. Ma la condizione preliminare “risiede nella stabilità dei bilanci, che nel 2013 ha prodotto un aumento di fiducia per l’Italia nei mercati internazionali”.

Nel 2012, rileva l’ex vice-segretario del Pd, gli interessi sul debito pubblico costarono 86 miliardi di euro, e secondo le previsioni sarebbero divenuti 89 nell’anno in corso: “Grazie a risparmi considerevoli, la spesa effettiva ammonta oggi a 83 miliardi. Il che ci ha consentito di alleggerire la pressione tributaria anche per l’IMU sulla prima casa, che gli italiani non hanno pagato. E rispetto al periodo pre-2013, i cittadini spenderanno meno per i tributi sulle abitazioni”. Per gennaio, precisa il capo del governo, verrà completata la delega fiscale, con la riforma del catasto e dei metodi di riscossione nel segno della maggiore efficienza nel rapporto fra Stato e contribuenti. Nello stesso arco di tempo l’esecutivo affronterà il tema dei capitali illegalmente esportati, dell’auto-riciclaggio e della criminalità finanziaria.

LE PRIORITA’ PER IL LAVORO

Al pari del primo cittadino di Firenze, Letta ritiene fondamentale “creare lavoro di qualità” coltivando un terreno propizio per gli investimenti produttivi: “Giustizia civile, libertà dalle mafie, stabilità politica, fisco non oppressivo e comprensibile, conti in ordine, relazioni industriali e sindacali efficienti”. Rivendicando la presenza di tali obiettivi nel piano “Destinazione Italia” per il quale a gennaio sono previsti i decreti di attuazione, il Presidente del Consiglio è intenzionato a sperimentare, a partire da Poste italiane, meccanismi di compartecipazione dei lavoratori nella gestione delle aziende. E ha in programma un vertice europeo straordinario per la lotta alla disoccupazione il prossimo anno a Roma. Riguardo agli interventi in campo previdenziale, Palazzo Chigi non vuole smantellare la riforma Fornero ma proseguire nella salvaguardia delle persone che si ritrovano nello status di “esodati”, dopo averne messe in sicurezza 33mila nel 2013.

GIOCO D’AZZARDO E CONFLITTI DI INTERESSI

Capitolo delicato emerso negli ultimi giorni all’attenzione della cronaca parlamentare è il regime speciale di cui godono le società proprietarie di sale da gioco. Se Renzi aveva bollato come “porcata” l’emendamento alla legge di stabilità che riduceva i trasferimenti finanziari alle città impegnate nella limitazione delle slot machine, il premier preferisce parlare di “errore” a cui porre rimedio. Promette di abbandonare “l’attenzione troppo benevola della politica verso settore delle sale da gioco” e di “rompere il groviglio di legami e finanziamenti tra ceto politico e lobby di un comparto che ha provocato notevoli danni sociali”. Rete di relazioni che non si fermano qui. A partire da venerdì il governo provvederà a prorogare il divieto di incrocio proprietario tra giornali e tv, e avvierà a soluzione l’annosa questione del conflitto di interessi.

IL RUOLO DEL CAPO DELLO STATO

Molto più combattiva rispetto al numero uno del Nazareno la posizione del premier contro gli attacchi e le accuse del Movimento Cinque Stelle al Capo dello Stato. “Critiche e obiezioni sono legittime poiché nessuna istituzione ne è esente. Ma negli ultimi mesi si è passato il limite a causa delle parole totalmente fuori luogo pronunciate da Beppe Grillo”. Giorgio Napolitano, osserva il capo dell’esecutivo, non ha mai travalicato il proprio ruolo costituzionale, assumendo un ruolo nevralgico del tutto conforme all’eccezionalità della stagione che stiamo vivendo: “E così facendo ha salvato un’Italia che stava andando fuori strada”. Autentico problema, spiega Letta, è l’auto-riforma delle istituzioni, “che si può realizzare con interventi netti di rimozione dei privilegi e non con la ricetta demagogica dei tweet e dei post”. A paradigma del rinnovamento libero da populismi il Presidente del Consiglio cita la nuova legge sul finanziamento dei partiti, “che supera i rimborsi pubblici fraudolenti ma richiede un regime di transizione per far entrare in vigore il meccanismo del 2 per mille”.

RIFORME ISTITUZIONALI

Soddisfatto dell’operato del governo per il quale non vede rimpasti all’orizzonte, Letta rivendica il superamento delle province e impegna governo e maggioranza nell’archiviazione del bicameralismo paritario, nella riduzione del numero di parlamentari, nella revisione del Titolo V della Carta. Passaggi che vuole realizzare almeno in prima lettura entro il voto per il Parlamento europeo, “appuntamento cruciale per disinnescare le tendenze populistiche grazie a politiche innovatrici che ascoltino i cittadini e non si rinchiudano in un’ottica ragionieristica”. E che dovranno passare per il referendum costituzionale a cavallo tra 2014 e 2015. Ragion per cui, promette il premier, dovremo evitare nel voto finale il raggiungimento del consenso dei due terzi dei parlamentari.

RIFORMA ELETTORALE E RAPPORTO CON RENZI

Sorprendente l’atteggiamento del capo del governo nei confronti della strategia di confronto a tutto campo promossa da Renzi per la nuova legge elettorale. Confermando il “gioco di squadra” con il nuovo leader del Pd, Letta delude chi si attendeva un asse privilegiato con il Nuovo Centro-destra e con il cantiere Popolare per un meccanismo a base proporzionale con preferenze e premio di maggioranza alternativo al dialogo con Forza Italia e Cinque Stelle per una riforma maggioritaria di collegio o per un Mattarellum corretto: “La strategia intrapresa da Matteo non è ostile né rischiosa per l’esecutivo. È un’opportunità per un’intera generazione emergente e trasversale a tutte le formazioni in campo, compresa FI e Silvio Berlusconi che non possono farsi travolgere da una deriva nichilista e populista”. Ma la proposta di nuove regole di voto, precisa il premier, non può prescindere dai confini della maggioranza di governo.

GIUSTIZIA PENALE E CARCERI

Ricordando “i passi compiuti dal governo per rendere meno drammatica la vita nei penitenziari pur nella garanzia della sicurezza dei cittadini”, il Presidente del Consiglio promette un impegno per ridurre il ricorso alla custodia cautelare in prigione, che riguarda un terzo degli attuali detenuti di cui circa la metà verranno riconosciuti innocenti. Ma mentre evidenzia la necessità di evitare l’attuazione della condanna della Corte europea per i diritti dell’uomo a causa delle condizioni inumane delle nostre carceri, sottolinea che eventuali misure di amnistia e indulto appartengono all’esclusiva pertinenza del Parlamento.

IMMIGRAZIONE

Sul fronte immigrazione il premier rivendica la validità dell’operazione Mare nostrum, “grazie a cui in modo unilaterale l’Italia ha salvato oltre duemila persone colpendo i trafficanti di morte. Tutto ciò in un quadro di sbarchi dalle coste del Mediterraneo triplicati nell’ultimo anno”. Mette in risalto la necessità di rafforzare Frontex e ripensare la legge Bossi-Fini, riformare i centri di accoglienza e identificazione degli extra-comunitari e aggiornare le norme relative allo “Ius soli”.

L’IMPORTANZA DELL’APERTURA ALL’IRAN

Un ruolo strategico nell’operato del governo Letta lo assegna all’apertura di un’interlocuzione privilegiata con il nuovo governo dell’Iran: “Una finestra importante di opportunità, una scommessa che l’Italia, anche per radici millenarie comuni, vuole giocare non solo per coltivare rapporti commerciali rilevanti. Perché l’avvio di un reale processo riformatore a Tehran, fondato sul disarmo del suo potenziale nucleare per fini militari, può produrre riflessi costruttivi in Siria, Libano, Medio Oriente”.

Tutte le parole alla Napolitano di Enrico Letta

Rivendicazione orgogliosa della natura politica delle proprie scelte a difesa del governo e contro le crisi al buio. Rifiuto di ogni connotazione tecnocratica dell’azione dell’esecutivo, impegnato a incalzare la Germania di Angela Merkel per un’Europa della crescita e non solo del rigore. Accento sul riformismo dei piccoli passi nella giusta direzione rispetto alle “grandi riforme di sistema”. Nel corso della…

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