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Malesia, la nuova fabbrica di martiri dell’Isis?

Lo Stato Islamico prova a conquistare nuovi territori e adepti. Secondo uno studio dell’International Centre for the Study of Radicalisation and Political Violence del King’s College di Londra, il numero di militanti che disertano è in aumento, a causa della violenza e delle false promesse dell’organizzazione terroristica. Per questo motivo, gli estremisti islamici cercano nuova linfa in posti inesplorati.

TERRENO FERTILE

Uno di questi è la Malesia, che si prospetta essere un territorio fertile per la propaganda jihadista. Per anni è stato un Paese islamico moderato, ma dal 2013 hanno iniziato a proliferare movimenti radicali. L’Isis cerca giovani malesi che vogliano diventare martiri del Califfato e può trovarli in una delle zone con maggior tensioni etniche nell’arcipelago.

PROPAGANDA IDEOLOGICA

La polizia malese ha annunciato ieri l’arresto di otto persone che, secondo gli inquirenti, intrattengono rapporti stretti con membri di Al Qaeda e dello Stato Islamico. Gli arresti fanno parte di un’operazione anti terrorismo negli Stati di Selangor, Perak e Johor, la regione peninsulare della Malesia. L’ispettore generale della Polizia, Khalid Abu Bakar, ha detto che tra i detenuti ci sono due funzionari che aderiscono all’Isis: “Questa cellula terroristica è responsabile della propagazione dell’ideologia di Isis tra i compagni del dipartimento di governo”, ha commentato al quotidiano The Star.

LA LEGGE ANTI TERRORISMO

Ad aprile, nonostante la contrarietà dell’opposizione, il Parlamento malese ha approvato la Pota, una legge di prevenzione e contrasto del terrorismo. Dopo dodici ore di dibattito sui vantaggi e gli svantaggi della nuova normativa, la maggioranza ha detto “sì” alla proposta del governo. Secondo l’agenzia di Stato Bernama, l’aumento della violenza e le continue minacce alla sicurezza nazionale hanno costretto le autorità a pensare un nuovo sistema per fermare l’avanzata dei terroristi in Malesia.

L’AUMENTO DI MILITANTI

Secondo Kuala Lumpur, da dicembre del 2011 sono 167 i cittadini malesi che hanno preso parte ad azioni terroristiche dello Stato Islamico in Siria e Iraq. Mentre dal 2013, 122 persone sono state arrestate in Malesia per legami con l’Isis e altre 200 per sostegno a jihadisti. Un altro rapporto ufficiale pubblicato ad aprile indica invece che tra i 60 e i 150 malesi sono membri attivi dello Stato Islamico in Medio Oriente; una cifra che raggiunge quella dei militanti dell’Indonesia (che però ha una popolazione otto volte superiore a quella malese).

UN VALORE SIMBOLICO

I leader dell’Isis che arruolano terroristi in Malesia fanno parte della cellula Katibah Nusantara, che ha base nella provincia siriana di Hasaka. Per Jasminder Singh, ricercatore della Rajaratnam School of International Studies di Singapore, “anche se i combattenti di lingua malese costituiscono una piccola porzione dei 30mila militanti stranieri di più di 90 Paesi che attualmente combattono in Siria e Iraq, il loro aumento ha un importante valore simbolico”.

TUTTE LE CELLULE DELL’ISIS

In Malesia sono operativi circa trenta gruppi che hanno giurato fedeltà al Califfato. Tra loro ci sono le cellule di Ji e organizzazioni jihadiste come Kumpulan Mujahidin Malaysia e Darul Islam Sabah, che però hanno dichiarato di voler creare un proprio califfato proprio chiamato “Daulah Islamiah Nusantara”. Il territorio di questo nuovo Stato comprenderebbe Malesia, Indonesia, Singapore, Filippine e il sud della Thailandia. Tutti i gruppi agiscono in maniera indipendente, ma sottoscrivono i principi ideologici dell’Isis, con cui mantengono una stretta collaborazione.

LUOGO DI ARRUOLAMENTI

Uno degli analisti di Allan & Associates, Gavin Greenwood, sostiene che “in questi momenti è più probabile che il Sudest asiatico funga da luogo di arruolamenti che da nuovo teatro di operazioni. In questo senso, la strategia dello Stato Islamico sta avendo successo, visto l’importante aumento di malesi e indonesiani che si uniscono al movimento”.

Il leader dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, ha seguito in parte la strategia usata da Osama Bin Laden negli anni ’90: il leader di Al Qaeda aveva un ottimo rapporto con le milizie indonesiane di Jemaah Islamiyah, responsabili di molti attacchi in Occidente tra il 2000 e il 2005 e dell’attentato a Bali nel 2002.

IL CONTESTO SOCIO-POLITICO

Per capire come e perché i terroristi dell’Isis abbiano trovato terreno fertile in Malesia, per molti esperti basta guardare il contesto socio-politico e culturale del Paese. Le minoranze non sunnite sono discriminate. Lo sciismo è vietato e, nonostante la Costituzione riconosca la libertà religiosa per i non musulmani, questi sono quasi sempre marginati. Le tensioni etniche sono aumentate. Il partito del primo ministro Najib Razak, United Malays National Organisation, è accusato dagli osservatori di istigare l’odio religioso per colpire le voci critiche: le minoranze etniche che sostengono il partito Bersih e il principale avversario politico di chi è al governo, Anwar Ibrahim, sono spesso accusati di malefatte. Per questa ragione, l’opposizione teme che la nuova legge anti terrorismo sarà utilizzata come uno strumento politico e non per preservare la sicurezza nazionale.

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