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Sospendere il codice degli appalti. Draghi ascolterà l’Antitrust? L’opinione di Cancrini

Appalti

Ad avviso dell’authority guidata da Roberto Rustichelli, il nostro Paese dovrebbe sospendere il codice del 2016 e direttamente la normativa europea in materia. “Mi pare una proposta molto saggia. Non intervenire sulla disciplina degli appalti pubblici significa esporsi al rischio che il Recovery Fund italiano fallisca completamente e questo, ovviamente, non è accettabile”, ha commentato l’avvocato e professore di Legislazione delle opere pubbliche all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Arturo Cancrini, in questa intervista a Formiche.net

Stop al codice degli appalti del 2016, il governo di Mario Draghi ne sospenda l’applicazione e vada direttamente alla fonte, ovvero alle regole europee in materia. La segnalazione che l’Antitrust ha inviato a Palazzo Chigi, su sollecitazione dello stesso presidente del Consiglio, non lascia spazio ad alcun dubbio: sul versante delle infrastrutture e delle opere pubbliche l’Italia dovrebbe optare per una soluzione tampone quasi estrema per evitare che la babele di norme e procedure oggi in vigore possa finire con il mettere a rischio l’utilizzo efficiente delle risorse del Recovery Fund.

Ad avviso dell’authority guidata da Roberto Rustichelli (nella foto), il nostro Paese dovrebbe sospendere il codice degli appalti approvato nel 2016 dall’allora governo di Matteo Renzi e applicare le direttive che l’Unione europea ha dettato nel 2014. Ciò nel breve termine, per spendere meglio e più rapidamente i fondi che arriveranno in Italia in virtù del Next Generation Eu. Nel medio periodo invece – ha aggiunto l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – dovremmo lavorare a una riforma complessiva della contrattualistica pubblica che ci consenta di superare la paralisi generata dalle attuali regole .

Opinione, quella dell’Antitrust, condivisa dall’avvocato amministrativista e professore di Legislazione delle opere pubbliche all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Arturo Cancrini, il primo a proporre, già da qualche anno, l’abrogazione del codice a favore della normativa europea in materia, come ha sottolineato in passato anche al nostro giornale (ad esempio qui). Quell’idea, messa nero su bianco nel manifesto dal nome “Ora basta!” (consultabile qui) firmato da oltre 400 imprese edili, adesso è stata ufficialmente riconosciuta dall’Antitrust e potrebbe diventare realtà se il governo decidesse di dar seguito alla segnalazione: “Non posso che dire finalmente. Sono già cinque anni che il mercato è bloccato, ma ora la situazione si è fatta ancora più complessa. Non intervenire sulla disciplina degli appalti pubblici significa esporsi al rischio che il Recovery Fund italiano fallisca completamente. E questo, ovviamente, non è accettabile”.

Da questo punto di vista Cancrini ha sottolineato di condividere pienamente l’indicazione dell’autorità garante: “Mi pare una proposta molto saggia. In questa fase, considerata la celerità con cui dovremo spendere le risorse in arrivo dall’Europa, sarebbe troppo complicato varare un nuovo codice”. Molto meglio – ha osservato ancora – sospendere l’applicazione dell’attuale e lavorare contemporaneamente alla scrittura del nuovo, che dovrà davvero essere ispirato ai principi di chiarezza, flessibilità e semplicità: “Per adesso, però, basta una norma di poche righe che sospenda il codice del 2016, precisi alcuni pochi elementi a integrazione dei principi comunitari e rimandi al contempo all’applicazione delle direttive Ue”.

Una soluzione che, ad avviso del professore, è destinata a incontrare la netta adesione del mondo dell’impresa: “La crisi in cui il settore dell’edilizia è precipitato è così profonda da farmi ritenere che qualsiasi opzione alternativa a questo codice sia destinata a essere fortemente sostenuta e apprezzata dagli operatori”. Anche perché – ha spiegato ancora Cancrini – la segnalazione dell’Antitrust va, com’è in fondo naturale che sia, nella direzione di una maggiore concorrenza nel mercato voluta dalla stragrande maggioranza delle aziende: “Finalmente le parole dell’Antitrust, peraltro in linea con le direttive europee, ci dicono che, pure quando si parla di appalti pubblici, occorre esaltare la concorrenza”.

La quale, ha osservato ancora il professore, fa rima con trasparenza e anche con lotta alla corruzione: “In questi anni abbiamo creato una serie infinta di lacci e lacciuoli che non ci hanno consentito di svolgere le gare, di stipulare i contratti e di consegnare i lavori: tutto un mondo di burocrazia e di formalismi che non è servito né a migliorare la lotta alla corruzione né tantomeno a esaltare la concorrenza. E allora probabilmente occorre fare un passo indietro: credo che il mondo imprenditoriale sia pronto”.

Insomma, la snellezza dei procedimenti amministrativi e di aggiudicazione, indicata dall’Antitrust in conformità alle prescrizioni europee, consentirebbe di ottenere due risultati, entrambi fondamentali: velocizzare l’iter di apertura e di consegna dei cantieri e, al tempo stesso, ridurre e combattere meglio i casi corruzione: “Il rischio è che tutta questa confusione legislativa e giurisprudenziale alla fine possa favorire chi vuole creare situazioni penalmente rilevanti. Qui bisogna fare l’esatto contrario: bisogna cercare di snellire”. Nella convinzione, appunto, che esaltare la concorrenza significhi lottare veramente contro la corruzione: “La presenza di più offerte garantisce che tutto si svolga in assoluta regolarità. Dobbiamo tornare a rendere tutto semplice, nell’ottica della concorrenza e non dell’esclusione. Oggi aggiudicare una gara per una pubblica amministrazione è diventato complessissimo e parteciparvi per un’impresa è quasi impossibile”.

In questo senso, inoltre, la presa di posizione dell’autorità presieduta da Rustichelli va anche letta come lo stop a qualsiasi suggestione sul cosiddetto modello Genova che in molti tra i politici avevano detto di voler estendere al resto d’Italia: “Quella vicenda, anche per la sua drammaticità, rappresenta un caso a parte. La regola non può essere quella di derogare a tutto, vorrebbe dire non avere regole che invece sono necessarie. Le previsioni europee, scritte tutto sommato con grande semplicità, ci servono per svolgere gare all’insegna della massima concorrenza, che ovviamente con un sistema di deroghe sarebbe impossibile da raggiungere”. Dunque, avanti con la proposta dell’Antitrust, ha concluso Cancrini, “nella speranza che l’esecutivo la faccia propria. Le imprese e, sono convinto, pure le stazioni appaltanti non possono che esserne favorevoli”.


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