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L’Italia del Green Pass e il modello Meeting. Conversazione con Forlani

Meeting

Il direttore generale della Fondazione Meeting per l’amicizia tra i popoli, Emmanuele Forlani: “Che cosa mi porto a casa dall’edizione 2021? Che non esistono condizioni nelle quali è impossibile costruire”. Anche nel pieno di un’emergenza sanitaria. Il titolo del prossimo anno sarà “Una passione per l’uomo”, in memoria di monsignor Giussani di cui ricorreranno i 100 anni dalla nascita

A ormai poco più di una settimana di distanza dalla fine della manifestazione si può dire senza timore di smentita. L’edizione 2021 del Meeting di Rimini, la più complicata vista la pandemia ancora in corso, è stata un successo dal punto di vista organizzativo, della partecipazione e, come sempre, anche dei contenuti.

E i numeri stanno lì a confermarlo: 80.000 presenze, 245 relatori in presenza, 75 eventi  e 110.000 metri quadrati di spazio occupato in fiera, solo per citare alcuni dei dati più significativi. Cui aggiungere gli oltre 2.000 volontari incessantemente e gratuitamente al lavoro per garantire la buona riuscita della kermesse. “Senza di loro, è inutile girarci tanto intorno, la manifestazione non si potrebbe svolgere, visto che ne rappresentano la linfa vitale sotto il profilo organizzativo e dei valori”, ha osservato  Emmanuele Forlani, che prima di arrivare a vestire gli attuali panni di direttore generale della Fondazione Meeting per l’amicizia tra i popoli è stato a lungo un “semplice” volontario.

“Che cosa mi porto a casa dall’edizione 2021? Che bisogna crederci sempre, che non ci sono scuse, che non esistono condizioni nelle quali è impossibile costruire”. Anche nel pieno di un’emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo ormai da un anno e mezzo. “Agenda alla mano, è stato sicuramente il primo evento di una certa dimensione a portare in contemporanea diverse migliaia di persone al chiuso e con il green pass”, ha raccontato Forlani, che poi ha aggiunto: “Avevamo lavorato sin dall’inizio in questa direzione ma senza avere la certezza che tutto questo sarebbe potuto accadere davvero. Anche nei momenti più difficili della pandemia, abbiamo sempre creduto all’idea che saremmo riusciti a organizzare in presenza. In linea con il titolo dell’edizione di quest’anno, Il coraggio di dire io. Il coraggio degli organizzatori, dei volontari, del pubblico, dei relatori che hanno deciso di partecipare dal vivo”.

In pratica, nella cabina di regia della manifestazione avevano scommesso sul Green Pass già da Pasqua, dunque ben prima delle norme che ne hanno poi fortemente esteso l’utilizzo. Al punto da arrivare così a definire quello che gli esponenti politici presenti a Rimini hanno ribattezzato modello Meeting: “La formula che abbiamo utilizzato l’avevamo individuata a cavallo tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, immaginando di riuscire a mettere in piedi un evento che potesse al contempo favorire la partecipazione e garantire il più possibile la sicurezza”. Missione compiuta verrebbe da commentare visto l’andamento della manifestazione.

Ma se la visita di Mario Draghi, arrivato a Palazzo Chigi qualche mese dopo il suo intervento a Rimini, è stata il simbolo dell’edizione del 2020, qual è l’immagine chiave di quest’anno ? “A mio avviso” – ha risposto Forlani – “non è mai rappresentata dal singolo relatore o personaggio, sebbene siano stati numerosi quelli importanti. L’aspetto principale è il segnale collettivo e comunitario che arriva dalle persone che prendono parte al Meeting, che si tratti dei volontari, dei relatori o dei visitatori”. A maggior ragione quest’anno: “Abbiamo aperto l’orizzonte di una ripartenza possibile e sostenibile e incoraggiato l’assunzione di responsabilità personale di fronte alle sfide del nostro tempo: ognuno di noi può costruire insieme agli altri qualcosa di importante e utile per tutti”.

Tratto distintivo che certamente caratterizzerà pure il Meeting del 2022, il cui titolo, come da tradizione, è stato ufficializzato l’ultimo giorno dell’edizione di quest’anno. “Una passione per l’uomo”, da una frase pronunciata dal fondatore di Comunione e liberazione monsignor Luigi Giussani a Rimini, nel 1985: “L’anno prossimo ci sarà una ricorrenza molto importante, ovvero i cento anni dalla nascita di monsignor Giussani. La passione per l’uomo è tra gli elementi più identificativi della sua ‘esperienza: l’abbiamo scelta come titolo con l’obiettivo di non chiudere a una sola interpretazione o lettura. Riteniamo che una passione per l’uomo possa essere una chiave di dialogo e di dibattito per porci tutti delle domande”.

Alle quali dare una risposta, come tutti gli anni, il prossimo agosto: “Già dal mese di settembre, da oggi, siamo a lavoro per stabilire i cicli di incontri, le mostre e il format su cui lavorare in vista dell’edizione del 2022. Vediamo cosa succederà nei prossimi mesi, di sicuro scaricheremo a terra numerosi, come abbiamo fatto sempre fatto, attraverso cui riuscire a declinare concretamente questo titolo”.



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