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La fine dell’ira sull’Ira? Accordo Ue-Usa sulle materie prime al Ttc di maggio

TTC Ue Usa

L’appuntamento svedese del Consiglio commercio e tecnologia dovrebbe porre fine a mesi di frizioni sull’Inflation Reduction Act. Come annunciato da von der Leyen e Biden, si lavora per rafforzarsi a vicenda le supply chain e rendere complementari e trasparenti spinte e sussidi sulle tecnologie strategiche. Lavorando per evitare una corsa al rialzo e arginare la minaccia cinese

È in vista l’accordo che dovrebbe porre fine alle frizioni transatlantiche legate all’Inflation Reduction Act. L’occasione sarà la quarta riunione del Consiglio commercio e tecnologia (Ttc), in calendario per il 30 e 31 maggio in Svezia. E come anticipa Mark Scott di Politico, è in questa cornice che si firmerà l’intesa – preparata da un lungo lavoro di coordinamento tra funzionari europei e statunitensi e anticipata a Washington dai presidenti Ursula von der Leyen e Joe Biden – sulla cooperazione nel campo delle materie prime critiche.

L’anticipazione arriva a pochi giorni dalla firma di un accordo equivalente tra Stati Uniti e Giappone, che si sono impegnati a non imporre restrizioni o dazi bilaterali alle rispettive esportazioni di materiali critici. L’obiettivo è condiviso: oltre a coordinare la spinta sulle tecnologie verdi (che per gli Usa significa estendere i sussidi sui prodotti strategici, come le batterie per auto elettriche, a Paesi terzi) serve assicurare che i settori in questione abbiano accesso alle materie prime necessarie.

Visto lo strapotere cinese in tutti i comparti greentech, il timore è che Pechino utilizzi la dipendenza occidentale come leva geopolitica. Un po’ come ha fatto Vladimir Putin col gas, con la differenza che una mossa del genere condannerebbe le industrie in piena transizione ecologica. Da qui l’attento coordinamento degli alleati nell’Occidente geopolitico, visibile anche sui dossier tecnologici (da TikTok ai microchip). Quale piattaforma migliore per siglare l’accordo Ue-Usa del Ttc, il forum semipermanente in cui gli alleati lavorano per risolvere frizioni e allineare posizioni?

I deliverables della riunione di fine maggio sono ancora tutti da decidere, puntualizza Scott, tranne l’accordo sulle materie prime critiche, che è dato quasi per certo e permetterà ai minerali estratti e lavorati in Europa di essere inclusi nei sussidi dell’Ira. Poi ci si aspettano più fondi per progetti di telecomunicazioni e infrastrutture digitali nel Sud globale (la risposta alla spinta dei giganti tecnologici cinesi) e potenzialmente “una qualche forma nebulosa di cooperazione Ue-Usa per combattere l’interferenza russa sia in America Latina che in Africa subsahariana”.

Tutte queste questioni figurano costantemente sui tavoli di lavoro che compongono il Ttc. Ma l’ultima riunione, a inizio dicembre 2022, scontava le frizioni transatlantiche sull’Ira, che gli statunitensi tentavano di non trattare all’interno del Ttc ma che gli europei vedevano come una minaccia esistenziale per le loro industrie. Dunque i risultati sostanziosi erano stati pochi. Tuttavia, il coordinamento tra funzionari continuava. E ha interessato il monitoraggio delle supply chain, la condivisione di informazioni, le misure di export control nel settore dei semiconduttori: tutti dossier che hanno dato frutti negli ultimi mesi.

A ogni modo, i dialoghi toccheranno il risvolto economico di questa spinta parallela: il rischio di una corsa ai sussidi tra Ue e Usa. Oggi, dopo vent’anni di dirigismo cinese, gli aiuti di Stato sono parte integrante degli strumenti con cui l’Occidente risponde al rivale sistemico, ma il rischio di pestarsi i piedi a vicenda rimane alto. Da una parte Washington sta mobilitando quasi 370 miliardi con l’Ira (e altri 280 miliardi con il Chips Act), dall’altra Bruxelles sta varando il suo Green Deal Industrial Plan (e mettendo a terra il suo Chips Act) per rispondere ai sussidi americani e pompare almeno 272 miliardi nei settori strategici della transizione ecologica e digitale.

Vitale, dunque, fare sì che le spinte Ue e Usa siano complementari e interoperabili anziché rivali. “Secondo i funzionari Ue e Usa che cercano di far convergere questi programmi, Washington e Bruxelles dovrebbero rendere pubblico il modo in cui il denaro verrà speso, anche attraverso una panoramica condivisa di quali aziende riceveranno i livelli di sostegno finanziario”, scrive Scott. “Ciò include un dialogo sugli incentivi per l’energia pulita, creato di recente, come parte delle discussioni transatlantiche, in modo che, per quanto possibile, Stati Uniti ed Europa non tirino in direzioni diverse”.

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