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Litio, anche il colosso dell’acciaio Tsingshan investe in Cile

Il gruppo industriale cinese amplia le sue operazioni nel segmento dei metalli per la transizione, investendo sull’oro bianco del Paese sudamericano. Continua l’espansione delle aziende cinesi nei Paesi ricchi di risorse, a vantaggio dell’ecosistema delle batterie domestico

Mentre il mondo politico è scosso dai conflitti caldi, dall’Ucraina ad Israele, e quello tecnologico dalla “guerra” sui semiconduttori, la Repubblica Popolare Cinese prosegue il suo lungo piano di penetrazione nei Paesi ricchi di risorse per consolidare il suo vantaggio competitivo nelle filiere green, in particolare per le batterie elettriche.

Seguendo un playbook ormai consolidato, la Cina ha preso gradualmente il controllo attraverso acquisizioni e investimenti di alcuni dei giacimenti di litio più promettenti a livello globale. Le riserve di litio, metallo leggero essenziale per la manifattura delle batterie dei veicoli elettrici (EV) e degli accumulatori stazionari (Ess), sono concentrate, allo stato attuale, in Sud America nei laghi salati di Cile, Argentina e Bolivia. Paesi con i quali l’establishment cinese ha tessuto importanti contatti politici e commerciali per facilitare l’accesso delle aziende cinesi, tra cui Ganfeng e Tianqi Lithium, che rispetto alle concorrenti godono di una maggiore integrazione tra attività minerarie e di raffinazione del metallo nei rispettivi impianti.

L’ultimo investimento rilevante, annunciato nella giornata di lunedì, è quello di Tsingshan Holding Group, colosso cinese dell’acciaio. L’accordo è stato salutato con favore in occasione del viaggio di Gabriel Boric, presidente del Cile, in visita a Pechino per la prima volta dopo la sua elezione nel 2021, dove ha incontrato personalmente Xiang Guangda, proprietario miliardario del gruppo industriale.

Tsingshan produce e distribuisce prodotti in acciaio, operando nei settori upstream, midstream e downstrean dell’industria, che rivende a clienti nel settore dell’estrazione petrolifera, dell’industria chimica, dei macchinari, dell’energia elettrica, dell’automotive e dell’industria navale. Il gruppo si rivolge principalmente al mercato cinese, America, India e Zimbabwe e ha sede legale a Wenzhou, nella provincia dello Zhejiang. Parliamo di un colosso tra le Global 500 top aziende stilata da Fortune nel 2023.

Il gruppo costruirà un impianto di produzione di litio per batterie che sarà commissionato nel 2025, con una capacità di 120.000 tonnellate metriche di litio battery grade (Lfp). I catodi al litio-ferro fosfato sono i materiali preferiti, per qualità e prezzi competitivi, dai produttori di batterie cinesi come Catl, Byd e Calb e sui quali i player cinesi hanno puntato per catturare il 36% del mercato globale e a costruire una vera e propria leadership tecnologica che punta ad insidiare Tesla.

Tsingshan investirà circa $233 milioni per l’impianto di produzione dei Cam (cathode active materials) nella regione di Antofagasta, attraverso la controllata Yongqing Technology e puntando proprio su feedstock di materia prima, a prezzi preferenziali, che verranno forniti da due fornitori consolidati nella regione: il primo è Sqm, azienda cilena a partecipazione pubblica nonché principale produttore di litio dietro (circa il 16% del mercato) a Talison Lithium – joint venture tra la cinese Tianqi e l’australiana IGO che opera la più grande miniera di litio da spodumene roccioso in Australia – e davanti a Ganfeng (circa il 12%) per share di mercato nel 2022, con 11.244 tonnellate di carbonato di litio fino al 2030; il secondo sarà l’impianto congiunto tra il progetto congiunto tra Tsingshang ed Eramet (azienda belga) in costruzione in Argentina.

Il chairman di Tsingshan, Guangda, si è spinto oltre, dichiarando come riportato da Reuters che “il Cile è il più grande Paese per risorse, riserve ed export di litio al mondo” e che se “il governo [cileno n.d] ci darà supporto, potremo considerare di costruire un parco di produzione di batterie”. Il messaggio è stato chiaramente ben recepito dal presidente cileno, che ha annunciato lo scorso aprile una revisione della legislazione mineraria nazionale per incentivare la creazione di partnership pubblico-private. “Non ci limiteremo solo all’estrazione di minerali non metallici, ma ci spingeremo a creare catene del valore e al trasferimento tecnologico” citando un accordo tacito tra l’azienda cinese per formare i professionisti cileni del settore in Cina.

La capacità delle industrie cinesi di mobilitare capitali e know-how per acquisire il controllo delle materie prime critiche rimane il punto nodale, dal momento che facilita il dialogo e gli accordi tra capitani d’industria come Guangda e i leader politici che vogliono creare il maggior valore aggiunto possibile dalle risorse nazionali. Ad inizio ottobre, il fondatore e ceo di Byd, Wang Chuanfu, ha incontrato Boric per discutere di come accelerare lo sviluppo dell’industria di batterie locale, mentre Zijin Mining Group e Ganfeng mettono le mani anche sul litio argentino. Catl, invece, scommetterà sullo sviluppo (complesso considerando l’immaturità della sua industria) del litio in Bolivia. Intanto, Tsingshan aveva trovato nel novembre del 2022 un accordo con il presidente dello Zimbabwe, Emmerson Mnangagwa, per la costruzione di un sito d’estrazione di litio nel paese.

Il gruppo è anche attivo nella produzione di nichel, altro metallo molto richiesto (soprattutto il nichel classe-1) per la produzione di catodi Nmc e Nca per le celle delle batterie al litio dalle aziende coreane come Samsung Sdi, LG Chem e Sk Innovation, con investimenti in Indonesia. Secondo alcune stime, il gruppo cinese sarebbe responsabile del 5.6% della produzione mondiale di nichel dietro a Vale, multinazionale con sede in Brasile, e alla russa Norilsk Nichel, e davanti a Glencore e BHP Group. L’8 marzo 2022, il London Metals Exchange (Lme) ha interrotto bruscamente le contrattazioni del nichel, che avevano raggiunto l’incredibile cifra di 100.000 dollari per tonnellata. Come riportato da molte fonti giornalistiche, le folli contrattazioni al Lme sono state probabilmente una diretta conseguenza delle posizioni assunte dal gruppo Tsingshan Holding, basate sulle aspettative di un calo dei prezzi. L’invasione della Russia e altri sviluppi recenti, tra cui la ripresa post-pandemia, avevano dunque minato la posizione corta di Tsingshan, costringendo l’azienda ad acquistare nichel a prezzi crescenti per coprire le proprie posizioni e la Lme ad aumentare i requisiti di margine per i partecipanti al mercato.

La diplomazia economica della Cina è a tutti gli effetti ormai guidata dai grandi capitani dell’industria delle batterie e della raffinazione di litio, contando su margini d’investimento che, nonostante i prezzi al ribasso degli ultimi mesi, rimangono sicuramente ampi rispetto alle concorrenti europee ed americane. Non è ovviamente trascurabile il ruolo di Pechino in questa tessitura di rapporti: il presidente argentino Alberto Fernandez, che punta sulle potenzialità minerarie del Paese, ha tenuto incontri a Shanghai con autorità locali e uomini d’affari nel contesto della sua partecipazione al Terzo Forum della Belt and Road Initiative (Bri) su invito personale del presidente Xi Jinping. L’Europa in questo senso e nonostante accordi sulla carta brokerati dalla Commissione, rimane un attore purtroppo secondario.

Risulta dunque evidente come la penetrazione cinese in America Latina – nonostante la minaccia della revoca delle licenze minerarie a Ganfeng da parte del governo messicano possa rappresentare un precedente importante ma destinato a rimanere un ruggito isolato – possa rendere l’operazione di friend-shoring da parte del governo statunitense più complessa rispetto ai requisiti dell’Inflation Reduction Act (IRA), dal momento che vi sono sempre più aziende minerarie che operano nella regione con shareholders cinesi o che hanno concordato accordi di fornitura a lungo termine.

Lo sviluppo delle capacità domestiche (reshoring), più costoso e complesso, rimarrà dunque un pilastro essenziale per assicurare le forniture nonostante il proliferare di accordi tra i giganti dell’auto americana, come General Motors e Ford, con i produttori di batterie coreani e l’esposizione di Tesla sui fornitori cinesi.

L’attivismo politico-commerciale coordinato tra Usa, Ue e Paesi fornitori come Australia e Canada rimane comunque fondamentale nel medio-lungo termine per la diversificazione delle forniture, soprattutto nella mobilitazione di istituti di credito per il finanziamento dei progetti individuati dalla Minerals security partnership.

 


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