Il ministro indiano Jaishankar ha incontrato Xi Jinping e Wang Yi a Pechino durante il vertice Sco, rilanciando rapporti pragmatici con la Cina. I contatti per ora non prevedono un vertice tra leader, e non coinvolgono il primo ministro Modi
La visita del ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, a Pechino in occasione del vertice ministeriale della Shanghai Cooperation Organisation (Sco) segna un nuovo passo nel graduale disgelo tra India e Cina, dopo anni di tensioni strategiche e scontri militari lungo la Linea di Controllo Effettivo.
Jaishankar ha incontrato il leader cinese, Xi Jinping, e il capo della diplomazia Wang Yi, proseguendo un percorso di controllato contatto diplomatico già delineato da recenti missioni in Cina del ministro della Difesa, Rajnath Singh, e del consigliere per la sicurezza nazionale Ajit Doval. A Pechino, il ministro indiano ha elogiato i recenti progressi nelle relazioni bilaterali, sottolineando la volontà di approfondire la cooperazione economica e politica.
Tuttavia, non siamo davanti a un rimodellamento totale delle relazioni, che dal punto di vista strategico restano distanti. Non sono mancati infatti richiami critici: Jaishankar ha invitato la Cina ad astenersi da “misure commerciali restrittive”, un’allusione trasparente alle minacce cinesi di limitare l’export di minerali critici verso l’India, nel contesto di una crescente competizione industriale — sempre più ampia, con New Delhi che sta diventando l’alternativa globale a Pechino.
L’incontro ha anche sullo sfondo di tensioni persistenti tra India e Pakistan, anch’esso membro della Sco — e stretto alleato cinese. Il ministro degli Esteri pakistano, Ishaq Dar, era presente al summit, ma non si sono tenuti colloqui bilaterali con Jaishankar, segno del gelo diplomatico seguito al conflitto di maggio — risposta indiana all’attentato di Pahalgam, su cui New Delhi accusa Islamabad di complicità. A oltre due mesi dalla tregua, raggiunta bilateralmente dopo che l’India aveva colpito in Pakistan con l’Operazione Sindoor, entrambi i Paesi continuano a mantenere chiuso lo spazio aereo reciproco, testimonianza di una crisi non ancora risolta.
Il dialogo con Pechino appare più costruttivo, sebbene la Cina sia considerata interessata alla destabilizzazione tra Pakistan e India. Da qui, il riavvicinamento può essere letto anche come una forma di hedging strategico di New Delhi, in risposta all’imprevedibilità dell’attuale amministrazione statunitense guidata da Donald Trump. In un contesto geopolitico volatile, l’India cerca di diversificare le sue opzioni e mantenere relazioni gestibili con la Cina, pur senza allentare del tutto la vigilanza. New Delhi è sul punto di chiudere un accordo commerciale con Washington, come annunciato ieri dal presidente Trump — che però potrebbe anche trovare un framework ampio e costruttivo con Pechino.
Il rilancio del dialogo India-Cina all’interno della cornice multilaterale della Sco potrebbe rivelarsi un banco di prova per una maggiore stabilizzazione regionale? Resta da vedere se i segnali di apertura si tradurranno in una cooperazione concreta, soprattutto su dossier delicati come la sicurezza delle infrastrutture, l’accesso ai minerali strategici e il futuro dell’ordine regionale in Asia. Per ora, sembra una necessità di posizionamento strategico e tentativo di controllare le tensioni. Tant’è che per ora i contatti evitano di arrivare fino al massimo livello, non coinvolgendo il leader indiano Narendra Modi.