Con la rivelazione del Tayfun Block-4, la Turchia si unisce al ristretto club delle potenze ipersoniche. Il nuovo arsenale svelato a Istanbul segna l’ambizione di Ankara di rafforzare il proprio ruolo strategico nel Mediterraneo allargato, con una postura sempre più assertiva e tecnologicamente avanzata
Ankara diventa ufficialmente una ‘potenza ipersonica’. In occasione della diciassettesima edizione dell’International Defence Industry Fair, apertasi a Istanbul negli scorsi giorni, l’azienda turca Roketsan ha svelato pubblicamente il suo sistema missilistico “Tayfun Block-4”, versione ipersonica del “Tayfun”, missile balistico con maggiore gittata prodotto in Turchia. Con una lunghezza di 10 metri, un diametro di 938 mm, e un peso di più di sette tonnellate, il vettore sarebbe in grado (secondo quanto riferito dalla stessa azienda produttrice) di superare la velocità di Mach 5, e il suo circular error of probability non supera i 5 metri (tradotto, ciò significa che c’è una probabilità del 50% che il missile colpisca un bersaglio entro 5 metri dal punto designato); inoltre, sebbene non vi siano dati ufficiali, gli analisti suggeriscono che il raggio d’azione del missile sia di circa mille chilometri.
Questo sistema missilistico è il risultato di anni di sviluppo non solo con partner occidentali ma anche con la Cina. “Una fonte, Turkishminute.com, afferma che il programma Tayfun ha avuto origine negli anni ’90, ‘inizialmente attraverso la cooperazione in materia di difesa con la Cina, in un contesto di trasferimenti tecnologici limitati da parte degli alleati occidentali’. Nello specifico, l’articolo afferma che l’attuale missile ipersonico Tayfun ha avuto origine dal missile Yildirim (Fulmine), realizzato con il contributo cinese”, nota su The National Interest Brandon J. Weichert.
All’inizio del 2025, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan aveva annunciato l’intenzione di accelerare lo sviluppo e la produzione di missili ipersonici a lungo raggio, segnando un nuovo capitolo nell’evoluzione dell’arsenale strategico turco. Le armi ipersoniche stanno diventando rapidamente uno degli strumenti distintivi delle potenze militari moderne, e per un Paese come la Turchia, che mira a consolidare il proprio ruolo come attore strategico regionale e globale, dotarsi di una credibile capacità ipersonica non è solo un obiettivo tecnologico, ma anche un messaggio politico. In un contesto internazionale dove nemmeno gli Stati Uniti dispongono ancora di un sistema pienamente operativo né di contromisure affidabili contro tali minacce, l’avanzata turca nel settore rappresenta un elemento di forte discontinuità e una sfida al predominio tecnologico di Washington.
Non stupisce dunque che il raggiungimento della capacità ipersonica sia un risultato celebrato da molti all’interno del mondo della difesa turca. Tra questi c’è anche Haluk Bayraktar, amministratore delegato della nota azienda turca responsabile della produzione dei droni Bayraktar Tb-2, ha scritto su X: “Mi congratulo con tutto il cuore con tutti gli ingegneri e i tecnici che hanno portato queste capacità nel nostro Paese. Ora, il nostro obiettivo è quello di elevare il nostro potere deterrente al massimo livello con una produzione su larga scala. Guardiamo al futuro della difesa della nostra patria con ancora maggiore speranza”.
Oltre al “Tayfun”, all’Idef sono stati presentati anche altri sistemi, dal missile antinave “Atmaca” con capsula “Akata”, versione lanciabile da sottomarino del sistema già in dotazione alle forze armate turche pensata per rafforzare la postura marittima del Paese, al nuovo missile aria-aria “Gökbora”, e ancora dalla loitering munition “Eren” al missile balistico avio-lanciato “300 Er” e al vettore spaziale “Şimşek-2”, capace di collocare satelliti in orbita solare sincrona. Tutte capacità che, così come il “Tayfun Block-4”, segnalano il forte interesse di Ankara nello sviluppare un arsenale capace di sostenere la sua proiezione di potere a livello regionale.