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A Washington tre giorni di discussioni sui rapporti tra civili e militari. Tante lezioni per l’Italia

Di Matteo Mazziotti di Celso

A Washington si è appena conclusa la conferenza generale dell’Inter-University Seminar on Armed Forces and Society, l’associazione americana nata con lo scopo di analizzare i principali problemi esistenti nei rapporti tra civili e forze armate negli Stati Uniti. In questa edizione, a differenza di molte altre, si è discusso anche di Italia. Tante le lezioni da portare a casa raccontate da Matteo Mazziotti di Celso (Geopolitica.info)

Nato nel 1960 su iniziativa del sociologo militare americano Morris Janowitz, l’Inter University Seminar on Armed Force and Society (IUSAFS) è un’associazione di carattere accademico che riunisce ricercatori e professori dalla principali università americane, principalmente quelle delle forze armate, per discutere dei principali temi riguardanti il rapporto tra militari e società negli Stati Uniti. L’associazione possiede una rivista scientifica molto prestigiosa, chiamata proprio Armed Forces & Society, e svolge ogni due anni una grande conferenza che riunisce tutti i membri dell’associazione. Col tempo, IUSAFS è divenuto sempre più internazionale e ha inglobato ricercatori provenienti anche esterni al contesto americano, ma il focus dell’associazione rimane inevitabilmente centrato sugli Stati Uniti.

La sfida di Trump alle relazioni civili-militari

Tantissimi i temi affrontati durante la conferenza dello IUSAFS. Tra i principali, inevitabilmente, la politica militare di Donald Trump. Il presidente americano, in effetti, ha messo in atto una serie di scelte nei riguardi delle forze armate statunitensi che hanno portato numerosi studiosi partecipanti alla conferenza a esprimersi con toni decisamente preoccupati. La decisione di rimuovere dall’incarico numerosi vertici militari, senza fornire particolari scuse. Le scelte in materia di reclutamento e addestramento del Segretario Hegseth, volte a riportare al centro della forza armata i principi della cosiddetta “warrior culture.” L’impiego delle Forze armate in funzione di sicurezza interna, considerato da tutti gli studiosi alquanto problematico, sia per le forze armate, che vedono il loro livello di addestramento ridursi velocemente, sia per la salute della democrazia statunitense. Tutti questi temi hanno suscitato un ampio dibattito tra gli studiosi americani. Molti parlano ormai di vera e propria crisi nel rapporto tra le forze armate e l’esecutivo, anche se poi fanno molta difficoltà a proporre soluzioni concreti per risanare questo rapporto.

I problemi del reclutamento

Altro tema centrale affrontato in occasione della conferenza dello IUSAFS è stato quello del reclutamento. Numerosi ricercatori hanno presentato i risultati dei loro studi non solamente negli Stati Uniti, dove il problema nel 2025 sembra essersi temporaneamente arrestato, ma anche in molti Paesi europei, come il Regno Unito, il Belgio, la Svezia, la Danimarca e la Norvegia. In molti di questi casi, i ricercatori partecipanti allo IUSAFS hanno mostrato dati inediti che illustravano con chiarezza le grandi difficoltà che le forze armate stanno incontrando non solo nell’attirare una sufficiente quantità di giovani adeguatamente motivati a preparati, ma anche nel mantenere in servizio chi si è già arruolato. Il problema sembra essere particolarmente grave nel Regno Unito, soprattutto nel British Army e nella US Navy, ma anche in Francia e in Germania. In molti Paesi dell’Est Europa, la percezione della minaccia russa e la presenza della coscrizione sembrano invece rappresentare una grande barriera a questa soluzione. Il tema della coscrizione, in particolare, è stato affrontato da numerosi studiosi, specialmente dall’Est Europa, con lo scopo di comprendere benefici e criticità di questo sistema.

La presenza dell’Italia e la necessità di un dibattito

Il dibattito sulle relazioni civili-militari non è abituato a discutere del caso italiano. La rivista Armed Forces & Society raramente pubblica pezzi sull’Italia ed è abbastanza inusuale incontrare ricercatori italiani alle conferenze dello IUSAFS, perlomeno negli anni recenti. La carenza di studi italiani sulle forze armate è un problema che viene dal passato e che è sintomatico di quella carenza della ‘cultura della difesa’ che è stata spesso lamentata dall’attuale ministro della difesa (e dal suo predecessore). Tuttavia, gli studiosi di relazioni civili-militari in America sono in realtà particolarmente interessati all’Italia. Ed è per questo motivo che, in occasione dell’edizione del 2025, hanno lasciato spazio anche a ricerche sul caso italiano. In particolare, il board dello IUSAFS ha accolto all’interno del suo programma una mia ricerca sull’impiego delle forze armate in funzione di pubblica sicurezza. In passato poi avevano anche accolto questa ricerca sulla loro rivista, Armed Forces and Society. Gli americani sono molto interessati al modo in cui l’Italia usa le sue forze armate in funzione di polizia, non per imitarlo, ma per comprenderne le cause ed evitare che questo fenomeno si ripeti negli Stati Uniti. Visto l’incremento dell’impiego interno delle forze armate americane, gli studiosi americani vedono l’Italia come un caso studio che può aiutarli a capire perché e con quali conseguenze la politica impiega le forze armate in questo modo – non è un caso se, tra i due premi assegnati per le ricerche migliori svolte da giovani ricercatori, figura proprio quella sull’Italia.

Al di là del dibattito sull’impiego interno, però, ciò che può insegnarci l’esperienza dello IUSAFS è l’importanza del dibattito per le nostre relazioni civili-militari. Negli Stati Uniti non ci sono solo più soldi e più soldati rispetto all’Italia, ma anche una riflessione più attenta sullo strumento militare e sul suo rapporto con la società. Ogni forza armata ha una sua università che ospita professori e ricercatori dedicati interamente alla ricerca sulle forze armate e il loro rapporto con la società. In un momento in cui l’Italia sembra intenzionata, almeno a giudicare dalle dichiarazioni politiche, a voler imprimere una vera svolta allo stato delle sue forze armate, è importante ricordare che l’incremento della spesa e l’acquisto di mezzi e materiali non basterà per raggiungere l’obiettivo di una forza armata più efficace. Accanto a queste scelte, saranno necessarie iniziative che intervengono nella dimensione culturale e che siano volte ad avvicinare le forze armate alla società. L’organizzazione di conferenze, workshop e seminari, il finanziamento di progetti di ricerca e iniziative accademiche, e l’avvio di programmi di studio sulle relazioni civili-militari, quindi, sono dunque iniziative di primaria importanza se si vuole aumentare realmente l’efficacia dello strumento militare.


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