Il dialogo mediterraneo italo-spagnolo alla Fondazione Med-Or ha messo al centro la crescente centralità del Mediterraneo come spazio decisivo per sicurezza, migrazioni ed energia. Italia e Spagna hanno richiamato la necessità di un approccio comune alle sfide regionali e del rafforzamento del ruolo europeo nel continente africano e nel quadrante Mena
Il Mediterraneo come bussola geopolitica. Crocevia di pressioni migratorie, crisi geopolitiche e sociali, rivalità tra potenze e nuove dipendenze energetiche. È l’immagine emersa con forza dal Dialogo mediterraneo italo-spagnolo, ospitato dalla Fondazione Med-Or in collaborazione con il Real Instituto Elcano, dove analisti e rappresentanti istituzionali dei due Paesi hanno messo a fuoco priorità e vulnerabilità condivise.
I lavori
Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri e Autorità delegata per la Sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, ha aperto i lavori richiamando la necessità di uno sguardo realistico, lontano dalle semplificazioni politiche. “Italia e Spagna affrontano una pressione migratoria senza precedenti”, ha detto, sottolineando che il contrasto all’irregolarità deve procedere insieme a canali legali più efficaci. Per Mantovano, il rapporto con l’Africa è ormai parte integrante della sicurezza europea: ignorarne la centralità sarebbe “un errore strategico già commesso e da non ripetere”.
Una panoramica delle sfide, delle opportunità e delle minacce del quasrante euromediterraneo è stata offerta dall’intervento del Presidente di Med-Or Italian Foundation, Marco Minniti, che ha collocato il Mediterraneo su un asse globale. “Qui si giocano tre partite cruciali per la stabilità del pianeta”, ha avvertito, indicando Medio Oriente, Tunisia e Turchia come nodi geografici e politici determinanti. La stabilità del Libano, la crisi in Cisgiordania, il ruolo cinese nella regione e la partita libica vengono letti come pezzi e tasselli della medesima scacchiera. Per Minniti, però, la condizione imprescindibile è che il “piano per l’Africa” diventi europeo e non la somma di iniziative nazionali.
L’ex ministro degli Affari Esteri del Regno di Spagna, Ana Palacio ha guardato invece alla dimensione storica della presenza mediterranea di Roma e Madrid. “Italia e Spagna devono recuperare influenza in Africa”, ha affermato, richiamando l’importanza della cooperazione marittima e delle operazioni congiunte come Mare Nostrum. Il messaggio è netto: senza un ruolo europeo riconoscibile, il vuoto verrà riempito da altri attori.
Il Mediterraneo e le sfide della sicurezza globale
Passando alla prima tavola rotonda, il direttore centrale dell’immigrazione e della Polizia delle Frontiere, Claudio Galzerano ha impostato da subito il dibattito su difficoltà concrete. “La vera partita si gioca nei Paesi d’origine”, ha spiegato, sostenendo che i sistemi di accoglienza non possono reggere nuove ondate ed il loro potenziale impatto. Su questa linea, l’intervento di Carmen González Enríquez, Senior Fellow per Migrazioni e l’Opinione Pubblica del Real Instituto Elcano, ha illustrato l’approccio spagnolo, fondato su meccanismi di ingresso legale e accordi bilaterali. “Un modello basato sulla migrazione regolare è possibile”, ha spiegato, indicando i decreti flussi di Roma e Madrid come esempi pratici. Ma il pericolo è che, ricorda, senza un quadro europeo più strutturato, ogni sforzo resterà parziale. Il Mediterraneo necessità di cooperazione e prontezza, un esempio ne sono operazioni come Mare Nostrum, l’intervento di María Teresa Nonay, Direttrice di Strategia e Pianificazione, Enagas ha ricordato la centralità infrastrutturale del Mediterraneo come un crocevia umano, energetico e politico, sottolineando che la presenza europea deve rimanere preponderante per evitare nuove dipendenze e garantire stabilità alle rotte energetiche.
Dal ruolo in mare a quello umano, diplomatico, energetico. Il Coordinatore Vicario, Struttura di Missione per il Piano Mattei della Presidenza del Consiglio dei ministri, Lorenzo Ortona, ha collegato il tema energetico all’iniziativa italiana in Africa. “Il Piano Mattei è uno strumento di soft power, ma anche di cooperazione paritaria e progettazione a lungo termine”, ha affermato, evidenziando come il progetto Elmed, l’interconnessione elettrica tra Tunisia ed Europa, abbia una valenza che supera la dimensione tecnica. L’Italia non investe solo nel capitale energetico, ma in quello umano, ha poi ricordato Ortona, raccontando come la formazione italiana di giovani africani nelle energie rinnovabili rappresenti un investimento politico oltre che economico.
Marco Piredda, Head of International Affairs Analysis & Business Support di Eni, ha poi ricordato che la cooperazione con l’Africa è oggi anche condivisione di valore. “Elmed è il futuro dell’approvvigionamento energetico euro-mediterraneo”, ha dichiarato, spiegando come il rapporto consolidato con i partner africani abbia permesso di compensare rapidamente la perdita del gas russo. La sicurezza energetica, ha sottolineato, è inseparabile dalla stabilità politica delle due sponde del Mediterraneo.
Un Mediterraneo che decide il futuro dell’Europa
Dalla sicurezza in mare a quella energetica alle migrazioni regolari e clandestine, dalla competizione tra potenze all’energia: tutto converge nel Mediterraneo. Italia e Spagna, per geografia e storia, sono le prime sentinelle di un mare che non è più solo frontiera, ma un punto di pressione strategica globale.
Il messaggio uscito dal Dialogo Med-Or – Elcano è di fondamentale importanza. Il Mediterraneo è il baricentro dell’Europa. Da qui, passa la sicurezza nazionale, energetica, economica e industriale dei suoi Stati. E chi lo dimentica rischia di farsi travolgere dagli eventi.
















