Zygmunt Bauman, tra i più influenti pensatori del Novecento e dei primi decenni del nuovo secolo, ha interpretato come pochi la tensione profonda tra libertà e sicurezza che segna la modernità. In vista del centenario della sua nascita, un convegno a Trento l’8 novembre ne esplorerà l’eredità intellettuale e la perdurante attualità, accompagnato dalla presentazione del volume L’eredità di Zygmunt Bauman (Pensa Multimedia, 2025)
Bauman è universalmente noto per aver descritto la società del Duemila come “liquida”, ma prima di morire aveva dato alle stampe un libro, Retrotopia, in cui antivedeva il ritorno dei trinceramenti a cui assistiamo oggi in tutto l’Occidente, e fin dagli anni Novanta coglieva i segnali di un’oscillazione del pendolo da un estremo di libertà a una disperata ricerca di sicurezza, di un “bisogno di fascismo”. L’impianto freudiano della sociologia di Bauman gli ha consentito di cogliere la natura anarchica e (auto)distruttiva del fascismo, di cui vediamo una devastante incarnazione nella “liquidità” di Donald Trump, nell’uso non solo arrogante ma anche sorprendentemente ondivago del potere che esercita.
Bauman ha moltissimo da dirci sulla società contemporanea, spaziando dal pensiero morale alla disumanizzante burocratizzazione dei servizi, alla trasformazione indispensabile dell’educazione; dall’individualizzazione che mette tutti contro tutti, al bisogno di ricorrere al consumo e all’uso delle nuove tecnologie per sentirsi ammessi nel mondo; dalla schiavitù volontaria, che mette in mostra tutto quanto può essere usato contro di noi, al prevalere della vita online che ci disabilita dalla vita offline, a cui dobbiamo comunque necessariamente tornare; dall’“età della nostalgia”, che ci fa guardare al passato come a un’età dell’oro, al desiderio di un ritorno al ventre materno.
In Così parlò Zarathustra, Nietzsche parla di un funambolo, un “oltreuomo”, che mentre incede sulla corda cade e muore. Tutti si allontanano ma lui raccoglie il cadavere, se lo carica sulle spalle e attraversa un bosco fittissimo e oscuro. A un certo punto decide di seppellirlo ma non lo fa nella nuda terra bensì nel tronco di un albero in cui il suo cadavere diventerà linfa viva.
Il libro L’eredità di Zygmunt Bauman (Pensa Multimedia), dedicato al convegno, parla della linfa viva e generativa in cui si è trasformato Bauman dopo la sua morte e dà voce ai suoi eredi e discepoli che, nei sei workshop del pomeriggio, esamineranno quanto sia fruttuoso il suo pensiero in alcuni temi: Mente, per indagare il rapporto tra la psicologia e il pensiero di Bauman, con particolare attenzione alle sfide dei disagi contemporanei; Città, focalizzato sul rapporto tra spazio urbano e senso di cittadinanza; Educazione, uno dei campi su cui Bauman ha riflettuto con costanza per tutta la sua vita; Società, per capire quali saranno le caratteristiche della società che ci attende; Fiction, per comprendere quanto il cinema possa fungere da contravveleno al disimpegno morale; Genere, sulla fluidificazione delle identità.















