Il discorso del deputato Moolenaar alla Heritage Foundation si è trasformato in un manifesto strategico per una nuova fase della competizione con Pechino. Con parole misurate ma ferme, il congressista a capo della Commissione per la competizione con la Cina, ha chiesto agli Stati Uniti di svegliarsi: “Non possiamo più permetterci l’ingenuità. La sfida è ora. E dobbiamo essere pronti”
La ricetta è chiara: “Chiudere le porte rapidamente, in modo deciso e con il sostegno bipartisan”, perché serve un approccio basato su “chiarezza morale e risolutezza”, per esportare non solo tecnologia o commercio, ma libertà e sicurezza. Il deputato statunitense John Moolenaar, presidente del Comitato Selezionato della Camera sulla Competizione Strategica con il Partito Comunista Cinese, ha lanciato un messaggio crudo: la competizione con Pechino non è una semplice rivalità geopolitica, ma “una scelta fondamentale” tra modelli di società. “Quello che stiamo realmente affrontando è una scelta: chi stabilisce le regole e i cui valori plasmano il futuro”, ha detto Moolenaar. “Questa non è solo una questione di politica, è una questione di principio: sarà il Partito Comunista Cinese, un regime autoritario che censura il pensiero, silenzia il dissenso e viola la dignità umana, o sarà un’America libera che guida con forza, chiarezza e risolutezza?”.
Il suo intervento ha inaugurato la “2025 B.C. Lee Lecture”, serie di incontri intellettuali che nel tempo hanno visto la partecipazione di figure come Henry Kissinger, organizzati dalla Heritage Foundation, think tank conservatore con forti agganci nell’amministrazione Trump. Ma il discorso di Moolenaar è andato ben oltre il prestigio dell’occasione: da presidente del comitato speciale della Camera sulla competizione strategica con la Cina, ha delineato una vera road map per la sicurezza nazionale e il futuro della democrazia americana.
“Per anni Washington si è detta che la Cina si sarebbe liberalizzata man mano che diventava più ricca. Questo si è rivelato una fantasia,” ha dichiarato. Secondo Moolenaar, il PCC non solo non ha abbracciato l’apertura, ma ha sfruttato l’apertura americana contro gli Stati Uniti stessi — in ambito economico, tecnologico, accademico e persino sanitario.
Tecnologia, DNA e AI: il cuore della minaccia
Uno dei passaggi più allarmanti è stato dedicato alla tecnologia. L’intelligenza artificiale e le biotecnologie, ha spiegato, rappresentano “la minaccia più urgente”. Il Partito/Stato starebbe sviluppando sistemi di intelligenza artificiale non per migliorare la vita, ma per “controllare il pensiero e riscrivere la realtà”. A ciò si aggiunge il fatto che la Cina starebbe raccogliendo campioni di Dna a livello globale, con potenziali applicazioni offensive. “Non possiamo permettere che un regime che nega la dignità umana scriva il codice che governa le vite umane,” ha detto. Moolenaar ha chiesto una strategia “America First AI” che protegga i valori di libertà, privacy e dignità umana.
Investimenti e commercio: fermare il declino sovvenzionato
Anche sul fronte economico il congresso è stato netto: “Non si tratta di isolazionismo, ma di buonsenso”. I capitali americani, ha detto, “non devono sovvenzionare o facilitare il proprio declino”. Moolenaar ha criticato duramente gli investimenti di entità statunitensi in aziende cinesi collegate al Ccp (acronimo inglese del Partito Comunista Cinese, ndr) e al suo esercito, come Catl, coinvolta in gravi violazioni dei diritti umani nello Xinjiang. Ha proposto una legislazione chiara e codificata per impedire che fondi americani rafforzino le capacità militari cinesi.
Università, minerali e fentanyl: la rete di vulnerabilità
Le università americane sono nel mirino del Pcc, secondo Moolenaar: “Bersagli facili” per l’infiltrazione ideologica e il furto di ricerca finanziata dai contribuenti. Ha elogiato istituzioni come UC Berkeley, Georgia Tech e University of Michigan per aver interrotto collaborazioni con enti accademici cinesi legati all’esercito.
In parallelo, ha sottolineato la “vulnerabilità enorme” nelle catene di approvvigionamento dei minerali critici, ribadendo la necessità di rafforzare le capacità produttive interne in collaborazione con paesi affini.
Infine, ha toccato altri punti critici: il ruolo della Cina nella crisi del fentanyl, gli acquisti di terreni agricoli negli Usa, le operazioni di spionaggio, la raccolta di dati tramite TikTok e le “stazioni di polizia” cinesi clandestine presenti sul suolo americano.