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La Cité Internationale Universitaire di Parigi. Una costellazione educativa che continua ad ispirare

Nel centenario della Cité Internationale Universitaire di Parigi (Ciup), il discorso di Papa Leone XIV al Giubileo del Mondo Educativo ha offerto la chiave di lettura ideale per comprendere l’attualità di questa “città-mondo”: un modello di educazione come strumento di comunità, dialogo e pace

“L’educazione unisce le persone in comunità vive e organizza le idee in costellazioni di senso”. Queste parole, pronunciate (il 30 ottobre 2025) dal Santo Padre Leone XIV durante l’Udienza agli Studenti partecipanti al Giubileo del Mondo Educativo, si attagliano perfettamente all’esperienza, maturata in tempi e contesti differenti, della Cité Internationale Universitaire di Parigi (Ciup), che ha compiuto i suoi primi cento anni. Tale centro “vivo”, organizzato in numerosi edifici ciascuno dei quali sede di una “Maison-Fondation” appartenente ad un Paese / una regione o un’istituzione del mondo, è una buona pratica, oltre che di diplomazia culturale e accademica, anche di accoglienza “ambiziosa” di studenti, ricercatori, professori e artisti internazionali – con impatti positivi misurabili sia per la comunità locale sia per l’economia della conoscenza e dell’innovazione francese – a cui potrebbero ispirarsi una o più delle nostre città universitarie.

Di questo campus parigino fa parte la Maison de l’Italie che, progettata dall’architetto Piero Portaluppi e inaugurata nel 1958, offre, mediante processo di selezione, alloggi confortevoli unitamente a una vasta gamma di servizi pure a cittadini di nazionalità diverse (almeno il 30% per cento dei suoi occupanti) nella logica di favorire le relazioni interculturali, promuovere l’amicizia fra i popoli, dare un significato condiviso al mondo.

L’unicità di siffatta “città-mondo” nel cuore della capitale francese, con residenti di 150 nazionalità che animano la vita quotidiana delle 47 Maison-Fondation, emerge, in primo luogo, nelle origini del progetto (nata dopo la Prima Guerra Mondiale, per iniziativa di André Honnorat, ministro dell’Istruzione francese dell’epoca, e di Paul Appell, rettore dell’Università di Parigi di allora, con il contributo determinante di benefattori), nei valori fondativi (tolleranza, solidarietà, pace e dialogo tra le culture) e in un sistema di governance multilivello.

Si tratta di “un’utopia concreta” la cui forza risiede nelle storie dei suoi (e nei legami creati tra e dai suoi) residenti, di ieri e di oggi, come sottolineato da Maria Chiara Prodi, Direttrice della Maison de l’Italie, tra cui si annoverano, Habib Bourguiba, Aimé Césaire, Leopold Sedar Senghor, Tahar Ben Jelloun, Julio Cortazar, Costa Gavras, Antonio Tabucchi, Jean Paul Sartre, Theo Angelopoulos, Sebastiano Salgado, Narciso Yepes, Karlheinz Stockhausen. La cui potenza sta nelle infrastrutture all’avanguardia di un complesso, in continua evoluzione e costante espansione, improntato “alla bellezza, alla diversità, alla convivialità e al comfort” (Prodi), compresi il parco di 34 ettari e gli eventi organizzati presso le singole case (in entrambi i casi) aperti al pubblico.

Quanto ne potrebbero beneficiare, in termini di prosperità, i comuni italiani, cresciuti trasformandosi fianco a fianco degli atenei ospitati nei rispettivi confini urbani, di un ecosistema di laboratori di idee, di spazi di dibattito e confronto (anche politico), di progettazione collaborativa, di creazione artistica e/o culturale, etc., come la Cité. È l’orizzonte di opportunità e di possibilità preso in considerazione dall’Anci nell’indagine condotta sulle collaborazioni fra Università e Amministrazioni comunali nelle città universitarie e che è alla base del protocollo d’intesa firmato lo scorso marzo con la Crui.

Ad ogni modo, questa città nella città di più di 12.000 persone, strettamente legata agli atenei dell’Ile-de-France oltre che al comune di Parigi, ancora troppo sconosciuta ai visitatori della Villa Lumiere nonostante molte residenze (progettate da architetti famosi quali Le Corbusier, W.M. Dudok e C. Parent) siano state dichiarate monumenti storici, è molto di più di un progetto di housing universitario di cui abbiamo comunque bisogno come Paese. Piuttosto, è una “scuola di relazioni umane per la pace” davvero preziosa nell’attuale scenario geopolitico in quanto capace di chiamare i suoi protagonisti, in taluni casi cittadini di Stati tra cui si registrano situazioni di tensione (se non quando di conflitto), ad “essere truth-speakers e peace-makers, persone di parola e costruttori di pace” (Leone XIV). Ne sono un esempio concreto i programmi specifici tramite cui ogni anno alcuni rifugiati “diventano residenti” (Prodi).

Per quanto brevemente ricostruito, questo “villaggio per il mondo” (P. Angela) è, prendendo in prestito nuovamente le parole di Papa Leone XIV, un incoraggiamento “a fare delle scuole, delle università e di ogni realtà educativa, anche informale e di strada, come le soglie di una civiltà di dialogo e di pace”.


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