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Cina, Russia, Iran e Corea del Nord. Anatomia del Crink e della minaccia all’Occidente

Da anni, ormai, Cina, Russia, Iran e Corea del Nord hanno iniziato a muoversi come un “sistema a geometria variabile con un comune fine ultimo, quello di arretrare lo spazio strategico degli Stati Uniti e, con esso, quello dell’intero Occidente, promuovendo la propria architettura per lo status quo internazionale

Il Center for strategic & international studies (Csis) ha analizzato il fenomeno dei Crink – l’asse autocratica Cina, Russia, Iran e Corea del Nord – attraverso una mole di dati di importanza strategica e politica: commercio, energia, forniture militari, esercitazioni congiunte, diplomazia di vertice, voti Onu. Il risultato è una fotografia che ritrae la natura di un ecosistema informale e coeso che, accelerato dalla guerra in Ucraina, rappresenta oggi una delle sfide di maggior complessità per le democrazie occidentali.

La potenza aggregata del Crink

I dati dello Csis evidenziano come, messi insieme, i quattro Paesi rappresentino il 21% della popolazione mondiale, poco meno del 25% del Pil globale e quasi il 20% della spesa militare mondiale. A incastonare questa somma di forze c’è il fattore nucleare: Cina, Russia e Corea del Nord detengono più della metà delle testate atomiche globali. Un vero e proprio blocco di contro diplomazia e contropotere egemonico con obiettivo il sovvertimento di uno status quo già in profonda discussione.

Asimmetrie profonde, asimmetrie funzionali

Dietro l’apparente compattezza, il Crink è attraversato in realtà composto da un insieme di equilibri asimmetrici (o squilibri). Un esempio? l’economia cinese vale nove volte quella russa; 43 volte quella iraniana; 1.100 volte quella nordcoreana. Asimmetrie che trovano una logica funzionale e complementare, che fa delle interessenze il suo perno. Il funzionamento evidenziato dallo Csis è il seguente: Pechino come motore, Mosca come braccio armato, Teheran come fornitor di strumenti asimmetrici e Pyongyang come fabbrica low-cost di munizioni, missili.

Nel 2024 gli scambi bilaterali sino-russi hanno superato, secondo i dati analizzati, i 245 miliardi di dollari. Scambi Cina–Iran sono valsi 13 miliardi ufficiali, che sono in realtà almeno 40miliardi) se si considerano i flussi di petrolio mascherati dalle triangolazioni via Malesia, Emirati e Singapore.
Dati disponibili riguardo gli scambi Russia–Corea del Nord non sono più disponibili dal 2022, ma le immagini satellitari, insieme ai resoconti sul campo, indicano un continuum di scambi di merci e militari.

Il mutuo supporto

Dopo le sanzioni occidentali del 2022, secondo i dati Csis, la Cina è diventata la valvola di sfogo energetica di Mosca: 1,5 milioni di barili al giorno nei primi sei mesi del 2025 (+80% sul 2021). Indicativa, su questa direzione, è l’impennata dell’import iraniano che registra un +400% in tre anni. Dati che indicano il petrolio ed il suo utilizzo come moneta politica del Crink, alimentando, grazie alla sua circolazione, la sopravvivenza dei regimi sanzionati.

L’eleganza del dual-use

Washington avverte Pechino sulle “conseguenze” di azioni militari (anche di supporto) dirette. E la Cina, nel mentre, aggira elegantemente il problema. Non uomini, non armi, ma ciò che serve a produrle. Le esportazioni di macchinari di precisione, semiconduttori e componenti elettronici verso la Russia sono cresciute del 3.000% rispetto al 2021. Qui, i tier 4B, sono la categoria più sensibile, avendo permesso a Mosca di rigenerare la propria base industriale militare nonostante le sanzioni occidentali.

Mosca è diventata, da uno dei primi tre importatori di armi al mondo, un importatore netto di armamenti dal resto del Crink. Dalla Corea del Nord sono arrivati milioni di colpi d’artiglieria, missili balistici KN-23 e KN-25, sistemi da lancio multiplo e dall’Iran droni Shahed, missili balistici Fateh-110 e un flusso costante di componentistica.

Cooperazione economia ed import-export militare e tecnologico si traducono, anche, nel linguaggio dell’esercitazione militare congiunta. Dal 2022 lo Csis registra 37 esercitazioni congiunte, quasi dieci l’anno. Con l’asse Pechino-Mosca come motore principale ed un graduale inserimento della Corea del Nord.

L’istantanea

Il report dello Csis fotografa un blocco antioccidentale la cui trama ha subito un rapido sviluppo dovuto all’invasione russa in Ucraina. Nel 2024 Russia e Corea del Nord firmano un trattato di mutua difesa e Pyongyang invia fino a 15mila soldati e personale logistico, mentre l’Iran contribuisce con tecnici, istruttori e ingegneri. La Cina evita il coinvolgimento militare diretto, ma sostiene Mosca con un supporto economico e tecnologico decisivo. Parallelamente, Xi e Putin intensificano una diplomazia quasi continua, pur con segnali di divergenza al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Quella del Crink non è una alleanza ufficiale, ma un vero e proprio, tangibile ecosistema strategico che si rafforza e avanza dove l’Occidente arretra, con effetti rilevanti per l’Alleanza, l’Europa e l’Italia.


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