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Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionali

Dentro il Pse per cambiare il partito e l’Europa: le dichiarazioni di Matteo Renzi sono sempre ambiziose, quale che ne sia il contesto. Il segretario del Pd scioglie, a parole, il nodo dell’adesione dei democratici al Partito socialista europeo, che s’era ingarbugliato, tra pro, contro e reticenze, nella stagione delle primarie.

Il mese prossimo, il 18 e 19 febbraio, Renzi si recherà a Bruxelles insieme alla responsabile Europa e Esteri del Pd Federica Mogherini, che è già stata in avanscoperta a sondare il terreno e che tornerà nella capitale Ue la prossima settimana.

E il 28 febbraio e 1º marzo il Pd ospiterà a Roma il congresso del Pse: lancio della campagna per le europee e ufficializzazione della candidatura del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, socialdemocratico tedesco, alla presidenza della Commissione europea.

Il sì di Renzi all’adesione del Pd al Pse rispecchia la posizione già espressa dal suo predecessore Guglielmo Epifani, che aveva impegnato il partito a sostenere la candidatura di Schulz. Prima di andare a Bruxelles, Renzi, tuttavia, intende dedicare una direzione ad hoc al tema, perché – dice – “credo sia doveroso e naturale che se ne discuta”.

I più europeisti della sua squadra non s’accontentano di parole e vogliono fatti. La Mogherini, secondo cui “l’Europa non è un capitolo degli Esteri, ma piuttosto della politica interna”, sostiene che “una cessione di sovranità economica all’Unione europea è, in realtà, un recupero di sovranità”, rispetto alla perdita di sovranità cui la dimensione nazionale condannerebbe i singoli Stati Ue nell’era della globalizzazione.

Per la Mogherini, presidente della delegazione parlamentare italiana all’Assemblea atlantica, proprio la crisi ha dato piena consapevolezza all’opinione pubblica che le scelte fatte a Bruxelles contano. Il fatto che molte scelte siano state sbagliate, oltre che impopolari, ha però peggiorato percezioni e giudizi sull’integrazione europea.

In vista delle elezioni europee (22 e 25 maggio) e della presidenza di turno italiana del Consiglio dell’Ue (2° semestre), Sandro Gozi è fra i ‘renziani’ che ‘mordono il freno’: l’ex collaboratore di Romano Prodi quand’era presidente della Commissione europea confida agli ex allievi del Collegio di Bruges di essere stufo della retorica e dell’ottimismo europei di facciata dell’attuale governo e vuole dare concretezza allo spartiacque che, per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, le elezioni segneranno tra il rigore e la crescita.

Una sortita italiana per rilanciare l’integrazione europea e un dibattito a Roma fra candidati alla presidenza della Commissione: entrambe le iniziative potrebbero concretizzarsi tra il 22 e il 25 marzo. Se ne parla, nel calderone dei progetti intorno al 30º anniversario dell’anniversario dell’approvazione a Strasburgo, da parte del Parlamento, del progetto di Trattato per l’Unione europea concepito da Altiero Spinelli e votato, a larga maggioranza, il 14 febbraio 1984.

All’inizio dell’anno, il Consiglio italiano del Movimento europeo (Cime) aveva inviato al premier Enrico Letta (e per conoscenza al ministro degli Esteri Emma Bonino) una lettera aperta, suggerendo di rilanciare, in un Consiglio europeo in programma proprio il 14 febbraio, l’iniziativa per una “Repubblica europea federale, democratica e solidale”, dando al nuovo Parlamento missione costituente.

Venuta meno l’ipotesi d’un Vertice il 14, l’anniversario spinelliano sarà celebrato a Roma con un evento nell’Auletta dei Gruppi della Camera e sarà elemento focale nella visita che il Napolitano farà a Strasburgo il 4 febbraio. Una giornata che fonti del Quirinale dicono “europea a 360 gradi”: al mattino, discorso in plenaria; nel pomeriggio, un evento con il presidente del Parlamento Schulz, Giuliano Amato e il presidente del Cime Virgilio Dastoli.

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Giampiero Gramaglia è consigliere per la comunicazione dello IAI.

Le ambizioni europee di Matteo Renzi

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