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E adesso dopo il passo deciso in Chrysler, ecco le alleanze in arrivo in un vero e proprio risiko dell’auto. A 48 ore dall’accordo siglato dall’ad Sergio Marchionne, la Fiat esce più forte dalle strategie globali automobilistiche? Punto di partenza il fattore fusione, in virtù del quale si rendono più agevoli acquisizioni e scambi di quote. Nella consapevolezza che, come osservato ieri su queste colonne da Ernest Ferrari, occorre ricordare che l’Italia è l’ultimo tra i grandi mercati europei a non crescere; “che un mercato italiano “normale” (o fisiologico) si situa nei dintorni di 1 milione e 900mila unità (mercato automobilistico): ne mancano 700mila…; che centinaia di migliaia, tra gli acquirenti potenziali che rinunciano all’acquisto, arrivano al loro quarto anno di rinuncia: nulla dura in eterno, spirito di rinuncia incluso”.

FUTURO DI FIAT
Fiat ora si troverà a giocare in una posizione di maggior forza? Secondo l’analisi di Marco Ferrando sul Sole 24 Ore di oggi sì, “perché ora che è stata completata la scalata a Chrysler, e più ancora quando si procederà alla probabile fusione, il gruppo che ne nascerà avrà dalla sua qualche carta in più rispetto a una Fiat con in mano il controllo senza la totalità di Chrysler”. Due le scuole di pensiero che esistono e convivono sul tema. La prima mette l’accento sul fatto che sul fronte patrimoniale il gruppo Fiat-Chrysler potrà contare sulla leva del debito. Ovvero quello che oggi non può fare per evitare un altro indebitamento, domani potrebbe essere fattibile. Ergo, in caso di ulteriori acquisizioni si potrebbe chiedere aiuto alle banche. Dal punto di vista della governance ecco che gli azionisti di Fiat di oggi saranno i medesimo e con le stesse quote, del gruppo futuro. Ma con l stabilità rappresentata dalla Exor, socio di controllo stabile al 30%.

PROSPETTIVE
Con tali premesse al Lingotto ostentano un certo ottimismo per le future mosse che si concretizzeranno entro un anno, partendo dalla gestione del processo di integrazione. Se operazioni di grandi dimensioni non sono da mettere in preventivo, altre però pare che siano già al vaglio dei cervelli. È il caso di Mazda, con cui Fiat già ha stipulato un accordo per lo spider dell’Alfa. Identico scenario per Suzuki, che potrebbe “coprire” il versante asiatico a Torino, senza dimenticare il Sudamerica.

OBIETTIVO BRASILE
Possibile obiettivo del Lingotto – rileva il Sole 24 Ore – è la controllata sudamericana di Gm, già in passato nelle mire di Fiat dopo la mancata acquisizione di Opel cinque anni fa. Non che lo scenario possa magicamente riaprirsi, ma quantomeno oggi come allora Gm fatica con Opel, così come osserva il Sole “e dunque qualche banca d’affari potrebbe tornare a ragionare su una doppia operazione, che consenta, sì, a Fiat di allargarsi in Brasile ma magari al prezzo di un’altra acquisizione, decisamente più impegnativa, in Europa”.

EUROPA E CINA
La crisi dell’Europa potrebbe avere dei riverberi anche sul mercato cinese, con FarEast, considerato un altro neo da risolvere al più presto. A Pechino i dati dicono che per il 2018 si aspettano 29 milioni di immatricolazioni annue, ovvero il 54% in più del 2012. Altro campanello di allarme che suona in direzione della grande malata d’Europa, la Francia, con i dati della CCFA che parlano di numeri tornati preoccupantemente indietro di tre lustri. Un’altra occasione (buona) per Fiat di mettere la freccia e iniziare a sorpassare concorrenti e detrattori.

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