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“Ciao Matteo, volevo spiegarti in due minuti che stai sbagliando”.
Così Civati inizia il suo intervento di due minuti netti, non sarebbe quasi da crederci e invece l’onorevole democratico rispetta i suoi ‘due minuti’. Li rispetta, e saluta Matteo, come si scrive abitualmente, non si sa bene per quale ragione, sulla quasi totalità della stampa nazionale: Matteo, un’entità così familiarmente distante dai ceti popolari che abitano le periferie delle metropoli italiane e della Capitale da rendere stridente un qualsiasi approccio familistico al Segretario/SindacodiFirenze/PresidentedelConsigliodeiMinistri Renzi.
Matteo, dunque, quello stesso Matteo per il quale Civati voterà la fiducia“Se ho deciso, alla fine di un lungo travaglio, di votare la fiducia […]”, un po’ come aveva detto Berlusconi che aveva votato “non senza travaglio interno” la fiducia al governo Letta.
Il travaglio di Civati, però, si è manifestato chiaramente ed ha persino avuto un momento di crisi nel momento in cui ha scritto sul suo blog chiedendo se doveva votare o meno la fiducia.
Qui  sta la questione: un rappresentante politico, un Deputato della Camera, dovrebbe avere le capacità per poter negare o meno un voto di fiducia dal momento che essa non si concede così, perché Matteo, comunque, ne ha bisogno.
La contestazione di Civati, ex renziano della prima Leopolda e candidato alle primarie nel momento in cui i pretendenti alla carica di Segretario del Partito Democratico erano anche Gianni Matteo, non ha avuto sbocco: egli ha duramente e, dal suo punto di vista, giustamente contestato le opinioni del segretario del suo partito.
Ha condotto la sua battaglia per diversi mesi, è uscito allo scoperto con dichiarazioni pubbliche, lo ha detto nel suo intervento alla Camera. Nonostante tutto, però, voterà la fiducia al nuovo Governo.
Il tatticismo, di cui gli onorevoli Pd sono stracolmi, si è manifestato chiaramente: la scissione civatiana era data per imminente nei giorni scorsi, ora pare essere già rientrata; Pippo contesta Matteo ma rimane dentro il Pd. Civati sa bene che, se dovesse fare i bagagli ed andarsene, ora che l’italicum prende sempre più corpo, la sua ipotetica nuova formazione di centrosinistra non avrebbe alcuno spazio politico se non l’alleanza con Matteo per poter rientrare in Parlamento.
Il bipolarismo, dunque, non sta tanto nel sistema che si vorrebbe introdurre, ma nella mancata chiarezza di volontà che sfocia nel tatticismo.
E il Parlamento tutto si sta accartocciando su se stesso, piegato dal tatticismo.

Bipolarismo e tatticismo, la fiducia di Civati

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