Skip to main content

Proseguire sulla scia degli accordi già messi nero su bianco tra Armenia e Turchia, al fine di ricomporre la crisi in Nagorno-Karabah e ricondurla all’interno di una cornice fatta di leggi e trattati internazionali. Non è certo il momento migliore, alla luce della guerra a Gaza, per rischiare di avere un altro fronte aperto e delicato come quello tra Baku e Yerevan. Questa la ragione che sta portando i vari soggetti coinvolti (assieme all’occhio di Usa e Ue) a dialogare. Ieri il ministro degli Esteri dell’Armenia, Ararat Mirzoyan, ha incontrato a Teheran l’omologo turco Hakan Fidan, nell’ambito della piattaforma di consultazione regionale 3+3 per il Caucaso. Sullo sfondo le commesse militari e l’interscambio di partner a supporto.

Mosca rischia?

Da ieri sono in corso alcune esercitazioni militari con la Turchia vicino all’Armenia, nell’enclave azera di Nakhchivan: 3000 soldati, elicotteri Atak turchi e le forze speciali “berretti marroni”. Nelle stesse ore si svolgevano i colloqui a Teheran tra Azerbaigian, Armenia, Turchia, Iran e Russia sulla crisi in Nagorno-Karabakh. Con questi dialoghi Mosca punta a svilire l’influenza occidentale in una regione che ha a lungo considerato come propria. Per questa ragione auspicava la presenza della Georgia, ma Tbilisi ha rifiutato le avances russe. Il Cremlino teme che l’asse euro-atlantico sul conflitto possa risultare vincente a contribuire alla de-escalation, oltre che alla strutturazione di un cono di influenza euroatlantica più marcata sull’intera regione.

Il ruolo di Parigi

La Francia, il Paese europeo con la più folta comunità armena, si è detta “estremamente vigile” sulle potenziali minacce per l’integrità territoriale dell’Armenia. Le parole del ministro francese dell’Esercito, Sébastien Lecornu, (“la relazione di difesa tra Francia e Armenia posa su un principio semplice: potersi difendere e poter difendere la propria popolazione”) aprono di fatto ad un ponte lanciato da Parigi verso Yerevan, nel momento in cui su Baku stanno convergendo sia l’Ue che la Turchia.

Parigi vorrebbe sostituirsi a Mosca come area di riferimento armena, anche per questa ragione ha provveduto a vendere a Yerevan una serie di equipaggiamenti di difesa terra-aria, come tre radar Ground Master 200 prodotti da Thales. Inoltre l’Eliseo ha annunciato che invierà un ufficiale militare francese a fungere da consulente per la difesa e addestrerà anche i soldati armeni, mentre l’Armenia resta aderente al blocco militare Csto guidato da Mosca.

Il ruolo di Ankara

La Turchia può vantare stretti legami linguistici e culturali con l’Azerbaigian e già da tempo ha offerto il sostegno militare e politico a Baku: di questo hanno parlato nel loro recente incontro il presidente azero Ilham Aliyev e il turco Recep Tayyip Erdoğan a Nakhchivan. Entrambi sostengono quello che chiamano il “Corridoio Zangezur”, un collegamento terrestre diretto attraverso Nakhchivan tra la Turchia e l’Azerbaigian, area in cui Russia e Iran hanno interessi strategici.

Baku ha recentemente respinto una proposta europea per colloqui di pace dopo l’esclusione della Turchia, e ha accusato Yerevan di indebolire il processo di pace con la sua retorica aggressiva e con campagne di infowar che sono state documentate.

Scenari

Russia e Iran non restano con le mani in mano e provano ad evitare che soggetti esterni, come appunto Usa e Ue, interferiscano nella questione. Questo l’obiettivo del vertice tra i ministri degli Esteri russo e iraniano a Teheran per discutere su come evitare un nuovo conflitto. Secondo il presidente azero, nella regione meridionale di Syunik dovrebbe essere ospitato il “corridoio” che collega il suo Paese alla sua exclave di Nakhchivan, che è divisa dal resto dell’Azerbaigian dal territorio armeno.

A chi sta agitando lo spettro di un’invasione di Baku, ha replicato dalle colonne di Al Jazeera l’analista Kanan Heydarov, secondo cui “l’Armenia sarà in grado di beneficiare dello sviluppo del commercio nella regione e di tutti i progetti commerciali che probabilmente verranno realizzati in futuro e sarà in grado di ottenere grandi guadagni economici”.

Azerbaijan-Armenia. Spazi e interessi nell’evitare la crisi militare

Secondo il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev nella regione meridionale di Syunik dovrebbe essere ospitato un corridoio che collega il suo Paese alla sua exclave di Nakhchivan, che è divisa dal resto dell’Azerbaijan dal territorio armeno

Il sinodo, risposta a un mondo in frantumi. La riflessione di Cristiano

Un evento globale per una Chiesa globale che comporta un’apertura all’umanità. Già dal 2015 papa Francesco parlava di Chiesa “tutta sinodale”, che deve abbracciare tutti e rispondere al cambiamento d’epoca. La riflessione di Riccardo Cristiano

Wang Yi va a Washington. Incontro Biden-Xi sempre più vicino

Il viaggio ufficiale di Wang Yi a Washington viene interpretato come una tappa preparatoria per l’incontro faccia a faccia tra i leader di Cina e Stati Uniti nelle prossime settimane. Numerosi i temi sul piatto

Il ricatto del gas russo è quasi finito. Il punto di Villa (Ispi)

Nel giro di un solo anno, il nostro Paese è passato da pagare 13 miliardi di euro a Mosca per il suo gas, a soli 2 miliardi. Putin ora ha 11 miliardi in meno a disposizione per finanziare l’invasione dell’Ucraina

L’Italia può avere un ruolo cruciale nei Balcani. Scrive l’amb. Castellaneta

Il nostro Paese, anche per le millenarie comuni radici storiche e culturali, e l’Unione europea tutta dovrebbero cercare di agevolare il più possibile l’ingresso dei Paesi candidati. Il commento di Giovanni Castellaneta, già consigliere diplomatico a Palazzo Chigi e ambasciatore negli Stati Uniti

Giorgia Meloni piace e la destra c'entra poco. L'esempio delle amministrative

Perché il vento che soffia sul Vecchio continente sembra voltare le spalle a Vox in Spagna, al PiS in Polonia e presumibilmente ai Tories in Gran Bretagna, mentre qui da noi Giorgia Meloni viaggia a gonfie vele?

Dalla Finlandia al Mar Cinese, Pechino vuole il dominio sottomarino

La Cina sta aumentando le sua attività underwater. Dai cavi internet alle varie connessioni sottomarine, per Pechino è parte della competizione con gli Stati Uniti interessarsi a ciò che accade tra i fondali del mondo

Stoccolma è quasi nella Nato. Arriva l'ok di Ankara

Il leader turco firma il disegno di legge, che ora dev’essere ratificato dal parlamento. Oramai soltanto Budapest divide Stoccolma dall’Alleanza Atlantica

Argentina, sarà ballottaggio tra chi vuole il dollaro e chi punta a ricostruire la patria

Le presidenziali si decideranno tra un mese, il 19 novembre, in un contesto molto frammentato. Ecco i programmi dei candidati, tra larghe intese e chiusura della Banca centrale, e le reazioni del voto di domenica

Pechino contro Foxconn: nazionalismo, coercizione, Taiwan. Ecco cosa c’è dietro

Le autorità cinesi si sono imbarcate in una crociata di controlli sull’azienda taiwanese. È l’ultimo esempio della stretta anti-spioni di Xi, che riguarda realtà sia nazionali che estere e continua a spaventare gli investitori esteri. Ma c’entra anche il fatto che il Ceo di Foxconn sia in lizza per le elezioni taiwanesi

×

Iscriviti alla newsletter