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È salpata la “nave popolare” messa in cantiere da Mario Mauro e dal mondo cattolico che ha scelto il divorzio da Scelta Civica. Nella cornice del Teatro Quirino di Roma, gremito di persone e ricoperto di vessilli tricolore, i “Democratici Popolari” guidati dal responsabile della Difesa e da Lorenzo Dellai, Lucio Romano, Mario Marazziti, Andrea Olivero, Gregorio Gitti, hanno celebrato il battesimo dell’Assemblea Popolare per l’Italia. Un’iniziativa che ha trovato piena adesione nell’Unione di Centro di Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa, intenzionata a mettere in gioco bandiere, organizzazione e identità per una confluenza in una nuova grande aggregazione, “costola italiana del PPE”.

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LE QUESTIONI APERTE

Tuttavia entusiasmo e convinzione non hanno sciolto gli interrogativi aperti dai rivolgimento in corso nell’universo cattolico. Gran parte dei protagonisti del “cantiere popolare” tendono a marcare le divergenze culturali rispetto al Nuovo Centro-destra nato dal Big Bang del Popolo della libertà. Gruppo che era apparso come l’interlocutore privilegiato per la costruzione di un vasto contenitore moderato, alternativo ai progressisti come alle forme di populismo proliferate nel panorama politico. Ma soprattutto appare remota la prospettiva di una futura alleanza plurale con Forza Italia 2.0, galassia della destra e Lega Nord. Orizzonte che resta centrale per le “colombe governative” capitanate da Angelino Alfano.

I PILASTRI DEL CANTIERE POPOLARE

A prefigurare i contorni culturali dell’iniziativa messa in campo dai “Democratici Popolari” è un Manifesto letto da Lorenzo Dellai e Lucio Romano, presidenti dei neonati gruppi parlamentari dell’organizzazione il cui nome sarà scelto dai partecipanti dell’assemblea. “Per una democrazia comunitaria” è il titolo dell’appello finalizzato a riunificare tutti i popolari oggi dispersi in diverse realtà partitiche, “ad aggregare cattolici e laici in una visione antropologica affine a quella propugnata da Papa Francesco e dalla dottrina sociale della Chiesa, a lungo scippata da destra e sinistra in una fase di acuta crisi economico-sociale”. Finalizzato a introdurre una fiscalità che valorizzi e premi la famiglia e chi ha il coraggio di fare i figli. E che, rifiutando la logica bipolare, “leaderistica e populista”, egemone negli ultimi vent’anni, propone un modello istituzionale ed elettorale proporzionale con preferenze.

IL CARATTERE COMUNITARIO

Rivolgendosi in modo polemico a Mario Monti e ai vertici di Scelta civica, i neo-popolari rivendicano il carattere “comunitario e non elitario di un percorso interclassista e non individualista, liberale nella mente e solidale nel cuore”. Esortando ad andare oltre lo scontro tra fazioni, propugnano una democrazia dell’alternanza di tipo europeo, “che rifiuta i personalismi plebiscitari ed è imperniata sulla dialettica tra una grande area popolare e una sinistra socialdemocratica, pronte a collaborare nelle fasi di emergenza. Aperta all’ascolto e al contributo di tutti e fautrice degli Stati Uniti d’Europa”. Nessuna rifondazione del centro-destra dunque, né operazioni nostalgiche di nuova Democrazia cristiana per una formazione convinta sostenitrice dell’esperienza del governo di larghe intese, ritenuto più forte grazie a una maggioranza più ridotta e coesa.

LA VOCE DELL’UDC

Multiforme e articolato in mille sensibilità, il mondo popolare presente al Teatro Quirino trova il motivo unificante in un preciso bersaglio polemico. È il populismo dalle molteplici espressioni il nemico da sconfiggere. A ribadirlo sono tutti gli esponenti politici intervenuti a margine dell’Assemblea, in cui hanno preferito ascoltare gli interventi di giovani, militanti, amministratori attivi sul territorio. Agli occhi del segretario dell’UDC Lorenzo Cesa il fenomeno populista oggi viene incarnato da tre figure, che sembrano però raccogliere l’adesione maggioritaria dell’opinione pubblica: Silvio Berlusconi, Beppe Grillo, Matteo Renzi.

L’alternativa, spiega il ministro della Pubblica amministrazione Gianpiero D’Alia, è “un movimento popolare che viva partendo dalla partecipazione diffusa e rifiuti di costruire le leadership per cooptazione o per immagine mediatica”. Rivolto al Nuovo Centro-destra, il rappresentante dell’esecutivo ritiene percorribile un percorso condiviso a una condizione: far calare il sipario su una dinamica bipolare che non ha offerto effetti positivi”. Con il bipolarismo, rimarca Pier Ferdinando Casini, deve tramontare “la stagione degli uomini della provvidenza”. È questo, a giudizio dell’ex Presidente della Camera dei deputati, il requisito per una seria ricostruzione dei partiti politici, capaci di contestare una politica comunitaria punitiva per le classi popolari e foriera dell’avvento del populismo anti-europeo.

L’APPRODO INDICATO DA MAURO

Artefice del nuovo “cantiere popolare” e autore di un Manifesto per una forza politica della Terza Repubblica ispirata all’eredità di Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi che ha alimentato curiosità e critiche nel mondo cattolico democratico, Mario Mauro riassume così il valore del progetto: “Nascerà una nave aperta a tutti coloro che scommettono su un’Italia popolare e non sui populismi di destra e di sinistra”. Ma con quali interlocutori? Il responsabile della difesa è impietoso con Forza Italia, “costruzione di Berlusconi che non ha più senso”. E mette in rilievo la “diversità di idee ma l’identità di elettorato con il Nuovo Centro-destra. Con cui collaboriamo in modo proficuo nel governo e di cui vogliamo conoscere meglio le ragioni nel percorso parlamentare”.

Progetti, sfide e incognite del cantiere popolare di Mauro e Casini

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