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Sembra che gli Stati Uniti non compiano molti sforzi per affrontare la crisi diplomatica scatenata dalle rivelazioni di spionaggio di Edward Snowden. L’atteggiamento scelto dall’Amministrazione di Barack Obama è stato quello di attendere pazientemente che le proteste dei governi si esauriscano e promettere inchieste e cambiamenti nei programmi di spionaggio.

La promessa di Obama
Tutti i Paesi spiano, ma non tutti hanno le capacità tecnologiche degli Stati Uniti per raccogliere una tale quantità e qualità di informazioni che può procurarsi Washington. Il presidente americano Barack Obama ha promesso che i programmi di spionaggio saranno riorganizzati, per essere sicuri che si raccolgano soltanto i dati di cui c’è davvero bisogno.

Secondo il Financial Times Dianne Feinstein, presidente Commissione Intelligence del Senato, ha assicurato che l’Nsa farà una revisione totale della modalità di raccolta dei dati e gli Stati Uniti rimarranno “assolutamente contrari” all’idea di intercettare i telefoni dei leader di Paesi amici.

“Oggi il mondo è inter-collegato e il flusso di informazioni non ha precedenti. È per questo che il presidente ci ha chiesto di rivedere le nostre capacità di sorveglianza, nel rispetto dei nostri partner”, ha detto Lisa Monaco, consigliere presidenziale di anti-terrorismo e sicurezza nazionale. Ma nel lavoro dell’Nsa e della Cia c’è in gioco la sicurezza nazionale per cui sarà difficile imporre qualsiasi cambiamento radicale.

Spiare è cosa buona
“Credo che il presidente (Obama, ndr) dovrebbe smettere di chiedere perdono, smettere di stare sulla difensiva. Non abbiamo programmi di intelligence per divertimento. Li utilizziamo per raccogliere informazioni di valore, che aiutano non solo noi ma anche gli europei”, ha detto Peter King, deputato repubblicano in un’intervista alla Nbc.

Condivide lo stesso pensiero Mike Rogers, presidente del Comitato di Intelligence della Camera di Rappresentanti: “I programmi di sicurezza degli Stati Uniti sono una buona cosa perché proteggono la nostra sicurezza e quella dei nostri alleati europei”, ha detto nel programma “State of the Union” sulla Cnn.

La strategia europea
Da decenni gli Stati Uniti hanno un programma di intelligence comune con altri quattro Paesi: Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda. È il cosiddetto gruppo dei “Cinque occhi” della Signals Intelligence (Sigint), che ha come regola condividere le informazioni ma non spiarsi a vicenda.

“La Germania e la Francia si sono a lungo risentiti di questo rapporto speciale di intelligence”, ha detto Tim Naftali, membro della New America Foundation. “Ma la domanda è se (Francia e Germania) sarebbero in grado di accettare il coordinamento delle loro politiche estere come prevede l’accordo.

Secondo il Financial Times, a Washington ci sono sospetti che i reclami europei nascondano l’intenzione di voler modificare le normative sullo spionaggio. Stewart Baker, ex funzionario del Dipartimento di Sicurezza Nazionale, ed esperto dei negoziati con l’Ue per le regole sulla privacy, sostiene che “l’indignazione europea può essere un approccio tattico da parte di persone che stanno perdendo la battaglia di intelligence con gli Stati Uniti”.

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