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E’ sulle tasse che si sta consumando nelle ultime ore una strategia confusionaria tutta interna a Palazzo Chigi. Mentre ieri il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni aveva lasciato intendere che sarebbe stato difficile evitare la seconda rata dell’Imu, il Pdl oggi ne annuncia l’abolizione per bocca di Angelino Alfano, e non solo.

LE PAROLE DI SACCOMANNI SCONFESSATE
Il ministro aveva osservato di non voler fare “annunci di politica fiscale in tv o alla carta stampata prima delle decisioni politiche” ma, rispondendo a una domanda sulla seconda rata dell’Imu durante la conferenza stampa di chiusura del viaggio londinese aveva precisato che “il reperimento delle risorse non è facile, si tratta di trovare un consenso politico se si vuole intervenire in un modo piuttosto che in un altro”. Ma secondo il sottosegretario Pier Paolo Baretta la seconda rata dell’Imu 2013 sulla prima casa non si pagherà: “Il governo conferma il suo impegno, per trovare i soldi necessari abbiamo tutto novembre”, aveva ammesso dalle frequenze di Radio Capital, contribuendo ad accrescere la confusione tutta interna al governo sull’argomento. Per il no si era schierato anche il viceministro Stefano Fassina, “garantisco che gli italiani non pagheranno la seconda rata Imu”.

I NUMERI
Il peso dell’Imposta municipale nei primi 9 mesi 2013 (secondo le rilevazioni fornite dal ministero) segna un più 32,5% e gli incassi sono 7,65 miliardi (+1,87 miliardi). Ma l’abolizione della seconda rata Imu potrebbe portare con sé un vero e proprio paradosso, con alla fine dell’anno una cifra maggiore di quanto già versato precedentemente.

L’IRA DEL PDL PIU’ O MENO BERLUSCONIANO
La replica del vicepremier Angelino Alfano: “La seconda rata Imu non si pagherà. È un impegno assunto con il Parlamento e con gli italiani ed è un impegno che sarà mantenuto, che dovrà essere mantenuto”. Il ministro dell’Interno aggiunge, rivolto al titolare di XX settembre, che “anche il ministro Saccomanni, pur nella difficoltà della situazione, ha detto che si può eliminare”. Raddoppia la dose anche il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta che osserva: “Qualcuno dica a Saccomanni che continuando così non fa altro che male a se stesso e al Paese: non ha mai soluzioni e paventa difficoltà e problemi anche quando non ci sono. Come in questo caso, per cui la cancellazione della seconda rata Imu è ormai assodata”.

CHE IVA SARA’

Preoccupa, non poco, la flessione del clima di fiducia delle imprese. Un passaggio su cui, tra l’altro, si sofferma anche il capo economista del Tesoro, Lorenzo Codogno, in un commento congiunturale che circola fra gli addetti ai lavori. Secondo Codogno, in ottobre l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese è sceso a 79,3 (da 82,8 in settembre) dopo tre incrementi mensili consecutivi. “La fiducia è diminuita nei servizi di mercato (74,7 da 79,9) e nel commercio al dettaglio (89,0 da 91,8), – si legge in un report firmato da Codogno – a fronte di aumenti nel manifatturiero (97,3 da 96,8) e nelle costruzioni (80,8 da 78,9). Sul settore dei servizi ha pesato in particolare il peggioramento delle aspettative sulla domanda. Con riferimento al commercio, i segnali negativi trovano conferma nel PMI Markit che in ottobre è sceso a 40,3 (da 44,9 in settembre), segnalando una consistente flessione delle vendite al dettaglio. Secondo Markit, la battuta d’arresto delle vendite sarebbe da attribuire alla diminuzione del potere d’acquisto e del clima di fiducia dei consumatori. Ovviamente, in parte questa correzione è legata all’aumento dell’IVA da 21 a 22% a partire dal 1° ottobre. In questo senso non è ancora chiaro se sarà un effetto temporaneo o persistente nel tempo. Sulla base delle stime preliminari, in ottobre l’inflazione al consumo è scesa allo 0,7% a/a (da 0,9% a/a in settembre). Il dato di ottobre sembrerebbe indicare un mancato impatto, almeno nell’immediato, dell’aumento dell’IVA sul tasso d’inflazione. In parte potrebbe aver giocato l’incertezza che ha preceduto la decisione di aumento (e quindi l’effetto potrebbe emergere nei prossimi mesi). In parte, potrebbe dipendere dalla debolezza della domanda per consumi che avrebbe portato ad un assorbimento dell’aumento nei margini di profitto delle imprese. Sarà pertanto importante guardare nel dettaglio anche i dati dei prossimi due-tre mesi”.

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