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“Il nome del futuro” del Pd sembra essere già scritto. Siccome Matteo Renzi non vuole sentir parlare di vittoria annunciata perché “la partecipazione è l’arma più preziosa che abbiamo”, ecco che chiama a raccolta tutti i suoi sostenitori in quello che ormai è diventato il suo marchio di fabbrica: la Leopolda, da oggi fino a domenica a Firenze, intitolata appunto “diamo un nome al futuro”.

Edizione numero quattro per l’evento clou della politica renziana, quello su cui il sindaco e il suo staff puntano di più e preparano con maniacale cura da mesi. Quest’anno a curare l’iniziativa passo a passo è stata chiamata l’avvocatessa e neodeputata Pd Maria Elena Boschi. La prospettiva rispetto al passato è cambiata. Se quattro anni fa, Renzi era un giovanissimo amministratore locale che smentiva ambizioni sulla politica nazionale, oggi quella politica sembra essere tutta ai suoi piedi.

Chi c’è
Le presenze attese stasera nella ex stazione fiorentina lo dimostrano. Ci sarà il segretario del Pd Guglielmo Epifani, il ministro Dario Franceschini, “vicedisastro” di Bersani e ora folgorato sulla via di Firenze, il ministro renziano della prima ora Graziano Delrio, il sottosegretario alla Difesa Roberta Pinotti. Tanti gli amministratori locali già arrivati nel capoluogo toscano. Ieri sera cena da Latini con Piero Fassino, Michele Emiliano, Debora Serracchiani e Claudio Burlando, le pedine su cui vuole giocare Renzi per rafforzare la sua immagine da sindaco lontano dai palazzi romani del potere.

Aiuteranno a consolidare questa fotografia di “Matteo”, le tante eccellenze italiane invitate alla Leopolda: la mente di Eataly Oscar Farinetti, l’ad di Luxottica Andrea Guerra, l’imprenditore Brunello Cucinelli, Alessandro Baricco, habitué dell’happening renziano. Anche se i protagonisti saranno soprattutto le persone comuni perché, assicura la Boschi in un’intervista a Repubblica, “non sarà una vetrina per politici”.

Chi non c’è
È soprattutto tra le assenze che si comprende il nuovo corso renziano. Il candidato numero uno alla segreteria Pd ha dovuto necessariamente virare a sinistra per conquistare il cuore dei democrats. Ed è per questo che non dovrebbe prendere parte all’evento l’economista Luigi Zingales. La sua scuola di pensiero liberista è ormai lontana dalla Renzinomics curata da Yoram Gutgeld. E lo stesso vale per Pietro Ichino, che ha scelto i burrascosi lidi montiani. Non è atteso a Firenze neanche Davide Serra, il fondatore di Algebris che organizzò la discussa cena milanese di raccolta fondi per le scorse primarie e che l’anno scorso parlò addirittura dal palco delle Leopolda (qui il suo intervento).

Come sarà
Si comincia stasera alle 18 con una nuova formula. Ci saranno 100 tavoli di lavoro con un parlamentare o amministratore responsabile della discussione e un confronto/scontro sui singoli argomenti: giustizia, Europa, riforma elettorale, lavoro, Expo, cultura, previdenza. Domani la formula torna quella tradizionale con gli interventi liberi di massimo quattro minuti ispirati dal tema della manifestazione, “diamo un nome al futuro”. Si chiude venerdì con l’intervento del padrone di casa alle 12.

La vetrina
Un evento intervallato da molti collegamenti tv, solo oggi Renzi lo si vedrà a Otto e mezzo e alla trasmissione Virus di Nicola Porro. La Leopolda monopolizzerà, salvo sorprese su altri fronti, l’agenda mediatica di questo fine settimana. Senza dubbio una grande vetrina per il sindaco e la sua politica da “caterpillar”, il cacciavite lettiano non basta, ha detto stamattina a Radio 24, con cui vuole conquistare il partito e il Paese.

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