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Arriva a sorpresa la prima intervista di Jorge Mario Bergoglio in qualità di Papa. Trenta pagine di fitto colloquio con il direttore della Civiltà Cattolica, il gesuita padre Antonio Spadaro. Parla di tutto, Francesco. Del suo essere soldato di Ignazio, della “profonda e inspiegabile pace e consolazione interiore” che sentì scendere su di lui durante il pranzo del 13 marzo scorso, giorno che si sarebbe chiuso con la sua elezione. Spiega che il suo essere “indisciplinato nato” è stato in parte corretto dall’appartenenza alla Compagnia, della quale lo hanno sempre colpito tre cose: missionarietà, comunità, disciplina”. Ammette di non conoscere Roma (tranne Santa Maria Maggiore, San Pietro e San Luigi dei Francesi), parla di arte e di musica (gli piacciono Caravaggio, Mozart e Wagner), di letteratura e filosofia (de Lubac, Holderlin, Dostoevskij). Ma poi si sofferma sulle questioni d’attualità, su quelle al centro della discussione e spesso oggetto di critica e foriere di lacerazioni.

I principi non negoziabili
E’ il caso dei principi cosiddetti non negoziabili, terreno su cui Wojtyla prima e Ratzinger poi giocarono una battaglia per la difesa della vita dall’inizio alla fine naturale. E’ al corrente, Francesco, delle critiche ai suoi presunti silenzi, e lo dice: “Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione”. La Chiesa, piuttosto, deve guardare all’annuncio missionario, che “si concentra sull’essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più. Il rischio è infatti che “una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza” porti al crollo “dell’edificio morale della Chiesa” quasi fosse “un castello di carte”.

La riforma della Curia
Riguardo la riforma della curia, Francesco invita alla prudenza e alla calma. Conferma che stravolgimenti epocali non sono affatto dietro l’angolo, anzi: “Molti pensano che i cambiamenti e le riforme possano avvenire in breve tempo. Io credo che ci sia sempre bisogno di tempo per porre le basi di un cambiamento vero, efficace. Il discernimento si realizza sempre alla presenza del Signore, guardando i segni, ascoltando le cose che accadono, il sentire della gente, specialmente i poveri. Le mie scelte, anche quelle legate alla normalità della vita, come l’usare una macchina modesta, sono legate a un discernimento spirituale che risponde a una esigenza che nasce dalle cose, dalla gente, dalla lettura dei segni dei tempi. Il discernimento nel Signore mi guida nel mio modo di governare”. E’ qui che emerge l’essere gesuita di Bergoglio, e non è un caso che Padre Spadaro parli del discernimento come “di un pilastro della spiritualità del Papa”.

Omosessualità, divorzio, aborto
Torna anche sul tema degli omosessuali, Francesco. A luglio, a bordo dell’aereo Rio-Roma, ne parlò a lungo, e il concetto viene ripreso nell’intervista concessa alla Civiltà Cattolica: “A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omosessuali che mi dicevano che sentivano come la Chiesa li avesse sempre condannati. Ma la Chiesa – puntualizza il Papa – non vuole fare questo. Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dicendo questo, io ho detto quel che dice il Catechismo”. Ciò che occorre alla Chiesa, spiega, “è coraggio, audacia”, anche nei confronti dei divorziati: “Invece di essere solo una Chiesa che accoglie e che riceve tenendo le porte aperte, cerchiamo pure di essere una Chiesa che trova nuove strade, che è capace di uscire da se stessa e andare verso chi non la frequenta, chi se n’è andato o è indifferente. Chi se n’è andato – aggiunge Bergoglio – a volte lo ha fatto per ragioni che, se ben comprese e valutate, possono portare a un ritorno”.

Il ruolo della donna
E aperture anche per le donne che hanno abortito, perché “bisogna accompagnare con misericordia”. Esalta “la grandezza della confessione, il fatto di valutare caso per caso, e di poter discernere qual è la cosa migliore da fare per una persona che cerca Dio e la sua grazia”. Della donna, il Papa esalta “il genio” e pensa alla necessità di “ampliare gli spazi di una presenza femminile più incisive nella chiesa”. La sfida di oggi, aggiunge Francesco, “è proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l’autorità nei vari ambiti della Chiesa”.

Divorzio e gay, tutte le parole di un sorprendente Papa gesuita

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