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Dovesse tradursi in un voto scolastico, sarebbe “promossi ma con riserva”. Dopo aver passato ai raggi x il discorso di Silvio Berlusconi e i manifesti congressuali di Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Pippo Civati, Giovanni Laccetti si è dedicato al documento presentato dai Popolari di Mario Mauro per sancire la loro uscita da Scelta civica. L’autore tv della Rai, specializzato in filosofia del linguaggio, ha analizzato su Termometro politico le parole con cui il ministro della Difesa, Lorenzo Dellai, Andrea Olivero, Gregorio Gitti & Co. hanno lanciato una nuova piattaforma programmatica per far salpare la “nave popolare” insieme all’Udc e non solo.

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I PUNTI DEBOLI
Si parte con i punti deboli e in particolare con la leggibilità del testo. E’ di 47,4, un punteggio basso, il risultato sull’indice Gulpease. Ciò significa che per comprendere facilmente il documento bisogna aver frequentato con successo le scuole superiori. Non è tanto la sintassi quanto il lessico ricercato a rendere ostico il testo per i non addetti ai lavori. E ciò stride con l’obiettivo di proporre un progetto “a larga partecipazione popolare, non elitario” che hanno in mente i promotori.

I CONSIGLI DELL’ESPERTO
Curiosa poi la differenza notata da Laccetti tra prima e seconda parte dello scritto, quasi come se fossero intervenute due mani diverse. Se le prime 45 frasi, dove si parla di “cosa vogliamo essere”, sono infatti contraddistinte da una prosa più diretta e incisiva, dalla frase 46 in poi – “cosa vogliamo realizzare” – la sintassi si complica parecchio. Ed ecco il consiglio dell’esperto: “Le dichiarazioni programmatiche che costituiscono la seconda parte del documento dovranno attraversare più volte il setaccio della semplificazione prima di essere presentate agli elettori”.

I PUNTI FORTI
Il punto forte è l’estrazione terminologica. Da questo punto di vista, il documento appare solido e perfettamente interpretante lo scopo che si prefigge: “In concorrenza con la sinistra, ma degasperianamente alternativo alla destra”, precisa Mauro senza mai usare la parola “centro” che aleggia però dentro ogni riga della trattazione.
“Soggetto politico in formazione”, “popolarismo di nuova concezione”, “strumentalizzazione di convinzione religiosa”, “problema concreto” e “energie esistenti nella società” i sintagmi emergenti mentre “cittadino”, “politica”, “scelta”, “futuro”, “progetto” le parole chiave. “E’ facile rintracciare nelle parole usate l’intenzione di ricreare un centro cattolico democratico che sappia raccogliere un ampio consenso popolare e forse anche emanciparsi dal ruolo di ‘ago della bilancia’ per interpretare quello di catalizzatore di preferenze, ma anche l’indeterminatezza del momento politico che suggerisce prudenza nelle dichiarazioni e nelle alleanze”, commenta Laccetti.

LE CONCLUSIONI
Analizzando i pro e i contro, le conclusioni portano lo studioso a classificare il testo dei Popolari come un “documento strutturato in maniera equilibrata e coerente che manca però di quella estrema semplicità e di quella freschezza comunicativa che consentono a un Renzi di attrarre consenso sia da destra che da sinistra con la sola potenza del mezzo, indipendentemente – verrebbe da aggiungere – dal messaggio veicolato”.

Popolari di Mauro, ecco la pagella sulla comunicazione

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