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Il governo israeliano ha annunciato oggi, lunedì 9 ottobre, un drastico “assedio totale” sulla Striscia di Gaza, come controffensiva per l’assalto subito sabato, quando un gruppo di milizia speciali di Hamas si sono incuneati nel territorio israeliano aprendo il fuoco contro i civili e rapendo dozzine di persone.

È quasi limitante parlare di azione terroristica, perché l’operazione asimmetrica – come  spiegato nella sua radiografia dal generale Cuzzelli – è stato un reale atto di guerra. L’attacco più violento dalla guerra dello Yom Kippur, il più alto numero di ebrei morti in un singolo evento dai tempi dell’Olocausto. Secondo i resoconti, almeno 900 persone tra civili e militari israeliani sarebbero stati uccisi – tra lo i partecipanti al festival “Supernova”, dove le vittime, tutti giovanissimi, sarebbero circa 260.

Agli attacchi, Israele ha risposto schierando decine di migliaia di soldati vicino al confine con la Striscia di Gaza e ha imposto l’assedio totale nella zona. Fino a questo momento, non è stata confermata un’invasione terrestre di Gaza, ma i bombardamenti sull’area sono continui, con un bilancio di almeno 400 palestinesi uccisi (diverse dozzine sarebbero civili e minori). Fonti locali parlano da questa mattina che l’azione terrestre partirà entro 24 o massimo 48 ore (su queste colonne, Giuseppe Dentice del CeSI rifletteva sulla convenienza per entrambi i fronti di aprire una guerra totale).

Israele ha adottato misure drastiche, interrompendo le forniture di energia elettrica, carburante e persino acqua potabile verso Gaza. Questa decisione ha sollevato preoccupazioni riguardo alle condizioni umanitarie nella già vulnerabile Striscia di Gaza, dove l’approvvigionamento idrico è già problematico. Per altro, quanto accade potrebbe avere riflessi sugli equilibri con l’Egitto, collegato tramite il Sinai alla Striscia.

In un ulteriore sviluppo, l’esercito israeliano ha compiuto un nuovo bombardamento nel sud del Libano, colpendo una torre di osservazione di Hezbollah, gruppo armato radicale sciita che ha connessioni con Hamas. Questo episodio continua a raccontare di come la quesitone militare e geopolitica sia complessa per Israele, accerchiato da gruppi che ne vorrebbero la cancellazione dalla faccia della terra – compreso quelli siriani filo-iraniani.

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, avrebbe discusso con il presidente statunitense, Joe Biden, l’ipotesi di un’operazione terrestre a Gaza. Gli Stati Uniti storcono il naso davanti a un’azione del genere – sebbene consapevoli che Israele deve dare prova di forza.

Nel frattempo, il Pentagono ha deciso di inviare a sostegno di Israele l’intero gruppo portaerei della Uss Gerald Ford, la più moderna superportaerei a propulsione nucleare della sua flotta. La Ford si trovava già nel Mediterraneo come parte del dispositivo di deterrenza alleato nei confronti della crisi russa.

L’Unione Europea ha invece deciso, sempre in supporto a Israele, di sospendere tutti i finanziamenti destinati all’Autorità palestinese in Cisgiordania, insieme ai progetti di sviluppo del territorio, per un valore di 691 milioni di euro.

Nota politica: il Partito di Unità Nazionale dell’ex vicepremier Benny Gantz propone a Netanyahu un governo di emergenza e unità nazionale che estrometta l’estrema destra del ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, e del ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir. Nelle prossime ore potrebbero esserci evoluzioni non solo sul piano militare.

Sul destino della crisi pesa la questione degli ostaggi. Si tratta di dozzine di persone, molti dei quali civili (ma ci sono anche militari e alcuni membri delle forze di sicurezza), e non tutti israeliani. Il rischio è che in caso di attacco totale possano esserci incidenti, ma anche l’uso degli stessi come scudi umani – Hamas lo ha già fatto in passato. La cattura è un peso psicologico e tattico su Israele: l’opinione pubblica è particolarmente toccata, e il governo potrebbe essere portato a un’azione simbolica. Ma i rischi sono alti.

Ora gli appelli a “spianare Gaza” dovranno essere “bilanciati con gli imperativi strategici di ripristinare la sicurezza e la deterrenza, prevenire l’espansione delle ostilità su altri fronti e riportare a casa decine di ostaggi”, ha spiegato Shalom Lipner, per anni consigliere di primi ministri israeliani. Tutto mentre arrivano i primi effetti sul petrolio.

Stasera per fare il punto sulla situazione si riunirà il Quint: il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, guiderà un incontro (video) con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro britannico Rishi Sunak. Oggi si è riunito in sessione straordinaria e di emergenza anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma non è riuscito a raggiungere l’unanimità necessaria per una dichiarazione congiunta.

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