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Inizia dal Libano la delicata missione del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, di due giorni che lo vedrà successivamente anche in Israele e in Cisgiordania. Un viaggio difficile e ad alta tensione. In particolare a Beirut l’Italia, che ha i suoi soldati presenti lungo il confine tra Libano e Israele, può giocare un ruolo importante di mediazione tra Hezbollah e lo Stato ebraico. Lo stesso capo della diplomazia italiana ha spiegato nei giorni scorsi che si tratta più che di una visita di una “missione diplomatica” per cercare “goccia dopo goccia” di raggiungere la pace nella regione.

In Libano, Tajani avrà incontri con esponenti di primo piano del governo libanese e si recherà in visita alla Missione Militare Bilaterale Italiana in Libano (Mibil), da cui avrà un videocollegamento con il contingente italiano presso la Missione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), dove il nostro Paese è presente attualmente con 1.062 soldati. La Missione Mibil svolge dal 2015 attività di addestramento in favore delle Forze Armate libanesi per accrescerne la capacità di controllo del territorio.

Per il ministro “quando c’è una guerra, le parti in conflitto non possono fare delle scelte che possono apparire come cedimenti ma non bisogna rinunciare a cercare un accordo di pace”. A Beirut, ma anche dopo a Gerusalemme e a Ramallah, il ministro italiano ribadirà che Roma, così come il G7 e l’Ue, sono favorevoli alla soluzione dei due Stati. La linea che segue l’Italia infatti è quella dei due popoli e due Stati.

Dell’importanza del ruolo dell’Italia ne è convinto Thaher Abbas, direttore dell’ufficio di Beirut del quotidiano “al Sharq al Awsat“, considerato il più importante del mondo arabo. A suo giudizio Roma “può svolgere un ruolo chiave nel ridurre le attuali tensioni nella regione, lavorando per incoraggiare le parti ad una cultura del dialogo invece di voler risolvere il conflitto con la forza”.

Secondo l’analista libanese “forse la cosa più importante che si può fare in questo ambito è sforzarsi di incoraggiare i moderati e respingere la violenza in tutte le sue forme. Adottare il punto di vista di una parte, e non considerare le sue cattive azioni, metterebbe alcuni di coloro che cercano la moderazione in una situazione molto difficile. L’equazione di base è che l’estremismo alimenta l’estremismo, e tolleranza e moderazione possono essere eguagliate solo dalla stessa cosa”.

Nel colloquio con Formiche.net, Abbas ha spiegato che “i popoli arabi hanno bisogno di qualcuno che comprenda le loro ansie e paure. Classificare le persone in base a chi è con Hamas e chi è contro è una classificazione superficiale, che spingerebbe le persone a frustrarsi e a sentirsi impotenti e le allontanerebbe dallo spazio in cui dovrebbero trovarsi. Un’atmosfera che potrebbe incoraggiare l’estremismo e avventure inspiegabili”. L’analista arabo chiede quindi agli occidentali di capire le reazioni dell’opinione pubblica mediorientale rispetto al conflitto in corso. “Ci sono sentimenti che non possono essere ignorati: ciò che vediamo in termini di uccisioni e distruzioni a Gaza e in Cisgiordania è qualcosa che non può essere trascurato da un punto di vista umanitario, e non dovremmo far sentire alla gente che è vietato esprimere questi sentimenti”.

Secondo invece la giornalista, Monalisa Freiha, del giornale libanese Annahar, “l’escalation della tensione nel sud del Libano preoccupa i Paesi occidentali, che temono soprattutto per l’espansione del conflitto tra Hamas e Israele”. Rispetto alla visita di Tajani, ritiene Freiha che “non c’è dubbio che anche l’Italia sia preoccupata per questa vicenda, soprattutto perché impiega circa mille soldati nell’ambito della Forza ad interim delle Nazioni Unite (UNIFIL). Questa forza si è trovata più volte tra due fuochi alla luce della guerra irrisolta tra Hezbollah e Israele nel sud del Paese”. Invece per Murat Tony, anchorman dell’emittente libanese LBCI TV, “la visita del ministro degli Esteri italiano in Libano rientra nel quadro del ruolo europeo volto a prevenire l’espansione della guerra nella regione. Soprattutto dopo la visita del funzionario della politica estera dell’Unione europea in Libano circa due settimane fa”.

Infine per l’analista Haidar Mustafa “è vero che l’Italia fa parte del sistema europeo e della Nato, ma segue un approccio speciale nei confronti del Medio Oriente, poiché cerca di mantenere buoni rapporti con i Paesi della regione, soprattutto Egitto e Libano. Garantisce la sicurezza nella regione e ha un impatto positivo sui suoi interessi nel Mediterraneo. Va sottolineato che ha una quota importante ed è forse la più numerosa tra le forze di pace in Libano. Forse l’altro obiettivo della visita del ministro degli Esteri italiano è completare ciò che Germania e Stati Uniti avevano iniziato nei loro sforzi per calmare la situazione nella regione”.

Parte dal Libano la missione di Tajani in Medio Oriente

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si è recato oggi in Libano per una missione che lo vedrà successivamente anche in Israele e in Cisgiordania. Per gli analisti libanesi, sentiti da Formiche.net, un’occasione per la diplomazia della pace dopo mesi di guerra nella regione

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