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Per le società petrolifere che operano in Egitto, l’estromissione dalle scene del presidente egiziano Mohamed Morsi e il bagno di sangue che le è seguito cominciano ad essere un grattacapo. Nei giacimenti di gas e di petrolio nel Paese si continua a produrre come se niente fosse, ma la compiacenza di facciata dei colossi energetici nasconde un’inquietudine più profonda, e che potrebbe rivelarsi rischiosissima anche per le casse del Cairo.

I debiti del Cairo

Tra problemi economici sempre più gravi, spiega il Financial Times, il governo del Cairo non riesce a rispettare i suoi impegni di pagamento nei confronti dei gruppi energetici stranieri per il gas e il petrolio fornito. Secondo alcune stime, i debiti del governo potrebbe ammontare ad almeno 5 miliardi di dollari, la maggior parte già scaduti. Ciò ha spinto alcuni gruppi a riconsiderare il loro impegno del Paese. “Al momento stanno bloccando ogni espansione in Egitto perché non sono pagati”, ha spiegato un manager di una società petrolifera che lavora lì.

I gruppi coinvolti

Gli arretrati stanno aumentando. BG Group ha detto lo scorso mese che deve ricevere 1,3 miliardi di dollari dal Cairo, di cui circa 600mila già scaduti. Il recupero dei debiti continua a dipendere dagli sconvolgimenti in corso, e il piano di investimenti è sotto revisione. Ma BG è solo una delle società energetiche in attesa che il Cairo saldi i conti. BP, che con i suoi partner, distribuisce oltre il 30% del gas egiziano, era creditore del governo con 3 miliardi di dollari alla fine del 2013, di cui un miliardo scaduti. L’italiana Eni contava all’appello 800 milioni di euro, mentre Edison ha dichiarato che i crediti esigibili e già scaduti a giugno erano 314 milioni di euro, in crescita dai 155 milioni di fine anno.

La sicurezza energetica a rischio

Per un Paese che ha sofferto di una profonda instabilità politica, di un calo di riserve straniere e del crollo dei redditi da turismo sin dalla fine dell’era Mubarak nel 2011, ripagare i debiti a qualche colosso occidentale non sembra proprio essere una priorità. Ma negare i pagamenti potrebbe scatenare il rinvio o l’annullamento degli investimenti nel settore energetico egiziano, con effetti non secondari per la sicurezza energetica del Paese, un aspetto cruciale per il governo ad interim. E proprio i timori di una carenza di rifornimenti sono stati un fattore chiave delle dimostrazioni di massa che hanno portato alla rimozione di Morsi.

Il sostegno finanziario dei Paesi del Golfo

“E’ importante spezzare questo circolo vizioso tra ritardi dei pagamenti, riduzioni degli investimenti, produzione e entrate governative”, ha detto al quotidiano della City Majid Jafar di Dana Gas, uno dei principali produttori di gas in Egitto. “E’ auspicabile che il supporto finanziario dei Paesi del Golfo aiuti il governo in questo senso, così da far ripartire la nostra produzione”.

La partnership con Egpc

Le società petrolifere che lavorano in Egitto hanno avviato un programma di esplorazione molto aggressivo negli ultimi dieci anni, con la scoperta di enormi quantità di gas naturale. L’Egitto è oggi il maggior produttore di gas dopo l’Algeria, con 72mila miliardi di piedi cubici di riserve provate, abbastanza per soddisfare i bisogni inglesi per 24 anni. Ma le prospettive di business sono peggiorate in modo significativo negli ultimi anni. In base ad accordi comuni, i gruppi energetici che operano in Egitto distribuiscono il gas estratto alla Egyptian General Petroleum Corp (Egpc), che li paga a seconda della loro quota e li rimborsa con i ricavi delle vendite di Lng (Liquefied Natural Gas).

Il sistema nazionale di sussidi

Ma la domanda crescente di gas nel Paese ha fatto sì che una quota sempre più grande della produzione egiziana sia riservata al mercato domestico, dove viene venduta a prezzi bassi sostenuti da forti sussidi statali. E questo ha colpito la Egpc e la sua abilità di ripagare i suoi partner internazionali. A lungo ci sono stati appelli per riformare il sistema di sussidi egiziani per cibo ed energia, che fagocitano un quinto del budget statale e che hanno eroso le riserve valutarie straniere. Ma la prospettiva di proteste nel Paese ha scoraggiato i governi che si sono susseguiti nel tempo.

L’ipotesi di cartolarizzazione dei debiti della Egpc

Si spera ora nel sostegno fornito all’Egitto dai suoi vicini. A giugno, il Qatar ha annunciato il rifornimento di cinque cargo di Lng all’Egitto, due dei quali avrebbero dovuto essere usati per compensare BG per il gas mantenuto per l’uso domestico. E Egpc sta ora discutendo di come cartolarizzare il suo debito, così da venire incontro ai grandi colossi energetici preziosi per l’Egitto.

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