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La risposta dal territorio arriverà entro il 6 novembre. I congressi provinciali, che dovranno essere chiusi entro quella data, disegneranno la nuova geografia del Pd. In attesa di sapere quanto renziano sarà l’esercito sparso tra i circoli democrat italiani, il probabile generale Matteo Renzi poco se ne cura e pensa all’altro suo esercito sul territorio. Quello a cui lui tiene di più.

Il Pd di Renzi è quello dei tanti amministratori locali che hanno scelto di schierarsi con lui, è la rete dei colleghi e bravi sindaci da opporre all’idea del corpaccione romano del partito. Con questa squadra, “Matteo” vuole espugnare Largo del Nazareno.

I big

Ci sono i volti più noti come Michele Emiliano, sindaco di Bari, la città dove Renzi ha scelto di aprire la sua campagna per le primarie. Prima fervente bersaniano, ora è uno tra i sostenitori più accesi del suo collega toscano. Tra i sindaci più famosi, è salito sul palco della Leopolda anche Piero Fassino, primo cittadino di Torino, che nonostante la sua storia tutta Ds, si è convinto che questo sia il tempo di “Matteo”. In posizione più defilata, anche i sindaci di Milano e Roma potrebbero dare una mano alla scalata renziana. Giuliano Pisapia ha espresso apprezzamenti verso Renzi, “carta vincente” del Pd, e con Ignazio Marino è stato siglato una sorta di patto di mutuo soccorso: Renzi è sceso in campo per sostenere la corsa al Campidoglio dell’ex chirurgo, ora tocca a Marino portare voti. Anche se gli osservatori fanno notare come in realtà il sindaco sia poco influente sui “traffici” della Capitale, saldamente nelle mani di Goffredo Bettini, che non si è schierato a favore di alcun candidato ma ha manifestato più di una simpatia per Renzi.

I renziani della prima ora

E poi c’è la squadra dei tanti amministratori meno famosi alle cronache nazionali ma che comunque sostengono l’avanzata renziana. C’è chi lo fa dalla prima ora come Federico Berruti, sindaco di Savona dal 2011 che già in quell’anno partecipò alla Leopolda. E poi, da nord a sud, sono renziani Andrea Ballarè a Novara, Paolo Dosi nella bersaniana Piacenza, Andrea Gnassi a Rimini, Stefano Lubrano ad Alghero, Gianluca Callipo a Pizzo Calabro, solo per citarne alcuni.

Piccoli renziani crescono

Forte è stato il contributo di Renzi al successo del Pd alle recenti amministrative. Il sindaco è andato su e giù per la penisola per sostenere i candidati democratici. Sindaci renziani si sono affermati a Treviso, storica la vittoria di Giovanni Manildo che ha chiuso l’era dello sceriffo leghista Giancarlo Gentilini, a Brescia con Emilio Del Bono, a Siena dove Bruno Valentini mantiene il controllo democratico della città nonostante il terremoto Rcs.

Il nervo scoperto al sud

Come spiega la firma politica del Messaggero Mario Ajello a Formiche.net, il punto debole di Renzi è il sud. Qui il fascino del giovane rottamatore fatica ad attecchire e tra i sindaci renziani nel Mezzogiorno fanno notizia le discusse folgorazioni sulla via di Firenze dei rottamati Enzo Bianco e Leoluca Orlando, primi cittadini rispettivamente a Catania e Palermo. Ma dalla Leopolda non sembrano arrivare steccati: “Smettiamola con i renziani della prima ora e quelli dell’ultimo minuto. Ma che siamo pazzi?”, ha detto Renzi.

La squadra dei sindaci di Matteo Renzi

La risposta dal territorio arriverà entro il 6 novembre. I congressi provinciali, che dovranno essere chiusi entro quella data, disegneranno la nuova geografia del Pd. In attesa di sapere quanto renziano sarà l’esercito sparso tra i circoli democrat italiani, il probabile generale Matteo Renzi poco se ne cura e pensa all’altro suo esercito sul territorio. Quello a cui lui tiene di…

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