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Mentre in Italia ci sono irresponsabili che evocano scenari da guerra civile, c’è un Paese che sta davvero in bilico per sprofondare in una lotta interna che metterebbe a repentaglio non solo il proprio futuro ma la stabilità di un intera area geografica. Parliamo dell’Egitto dove, dopo la destituzione del presidente islamista Morsi, è in corso un violento braccio di ferro fra l’esercito e le fazioni, capeggiate dai Fratelli musulmani, che sostengono l’ex presidente, attualmente agli arresti (in buone condizioni di salute).

I pro-Morsi ancora in piazza
Manifestazioni di massa sono state convocate dalla coalizione dei gruppi che sostengono il deposto presidente egiziano Mohammed Morsi in varie piazze dell’Egitto per chiedere il suo reintegro. Le manifestazioni coincideranno con la Laylat al-Qadr, ovvero la Notte del Potere durante la quale, secondo l’Islam, furono rivelati i primi versetti del Corano al Profeta Maometto. ”L’Alleanza nazionale per la difesa della legittimità chiede di continuare le manifestazioni e i cortei pacifici in tutte le piazze fino a quando i nostri obiettivi saranno raggiunti”, ha detto la Coalizione in un comunicato. E’ dal 3 luglio, giorno dell’arresto di Morsi, che nel Paese sono in corso manifestazioni di massa e sit-in in tutto il Paese per chiedere il reintegro del primo presidente democraticamente eletto dell’Egitto. I due principali sit-in si svolgono nelle piazze di Rabaa al-Adawiya e di al-Nahda a Giza, entrambe al Cairo.

Per la seconda volta in tre giorni il ministero dell’Interno egiziano ha intimato ai sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi d’interrompere le proteste a suo favore, e in particolare i sit-in in atto fin dal colpo di stato militare del 3 luglio, con cui lo stesso Morsi fu destituito e arrestato: la differenza rispetto al primo appello dell’altroieri è consistita però nell’offerta, in cambio dell’obbedienza, di permettere ai Fratelli musulmani di rientrare nella vita politica del Paese.
In un comunicato letto alla televisione nazionale, si ordina di nuovo ai manifestanti islamisti di tornare a casa e al lavoro dopo aver sgomberato le tendopoli da essi allestite in piazza Rabaa al-Adawiyah e in piazza Nahda, situate rispettivamente nel quartiere orientale di New Cairo e nel sobborgo settentrionale di Nasr City, teatro proprio una settimana fa di un nuovo massacro con decine di morti da parte delle forze di sicurezza, che attaccarono in massa i dimostranti. “Il vostro allontanamento pacifico e sicuro”, si sottolinea nella nota ufficiale, “consentirà il ritorno dei Fratelli musulmani a un loro ruolo nel processo politico democratico”. La proposta governativa, con la garanzia dell’incolumità per chi accetterà di disperdersi, è stata finora respinta dai seguaci di Morsi, riuniti nella cosiddetta Alleanza Anti-Colpo di Stato, che ieri aveva annunciato di voler marciare tra l’altro sulla sede del Comando Centrale delle Forze Armate e sul quartier generale del temuto corpo di elite della Guardia Repubblicana. In giornata su Internet è apparso un messaggio audio del leader di Al-Qaeda, Ayman Al-Zawahiri, il quale ha messo in guardia i Fratelli musulmani dal perseguire la democrazia in stile occidentale, che a suo dire non può sostituirsi alla sharia, la legge coranica.

L’ipotesi di un salvacondotto
Il vice presidente egiziano Mohammed ElBaradei ha proposto un ”salvacondotto” per il deposto presidente Mohammed Morsi e per altri leader dei Fratelli musulmani dal momento che non sono implicati in ”reati gravi”. ”Morsi è in un posto protetto. Ci sono accuse contro di lui. Penso che una volta che saranno terminare le violenze e inizierà il dialogo, varie cose possono essere valutate”, ha detto ElBaradei.
“Non abbiamo intenzione di intervenire con un ordine del tribunale, ma ci sono una serie di cose da vedere e potremmo offrire un salvacondotto per tutta la leadership dei Fratelli musulmani che non è coinvolta direttamente in reati gravi”, ha detto il premio Nobel per la Pace. ”Sul tavolo” anche un possibile salvacondotto per Morsi. Vedremo se dal caos di questi lunghi giorni potrà emergere una soluzione che eviti il baratro di una guerra civile. Vera.

In Egitto primi tentativi di dialogo fra esercito e Fratelli musulmani

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