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Al ministero della Difesa considerano ormai il generale Roberto Vannacci un corpo estraneo; nella Lega pure. Prima si è preso un mese di licenza per questioni personali, poi è entrato nella funzione di capo di Stato maggiore delle forze operative terrestri pur continuando a prendersi giorni di permesso per presentare il suo libro e tessere la sua tela politica. “Di fatto, si è volontariamente posto fuori dall’Esercito e sta sfruttando il proprio ruolo per fini personali, screditando la divisa che continua ad indossare”, dicono al ministero. Quel che dicono nella Lega lo ha raccontato oggi Marco Cremonesi sul Corriere della Sera. Pare che Matteo Salvini insista nel volerlo candidare alle Europee di giugno non solo come capolista nell’Italia centrale, ma in tutte e cinque le circoscrizioni elettorali. Un’operazione politica inedita per un candidato che non è neanche iscritto al partito. “Sarà una Lega senza Lega… così il partito salta”, commentano sul Corriere anonimi dirigenti leghisti.

Pare che Salvini insista, stimando che il nome di Vannacci sulla scheda porti al suo partito grossomodo il 3% dei consensi. Un’operazione elettoralistica, dunque. Ma anche identitaria. Non è un caso che, ospite di Nicola Porro su Rete4, il traballante leader leghista abbia ventilato la candidatura del generale Vannacci proprio nel giorno in cui tutte le televisioni raccontavano dei saluti romani ad Acca Larentia. Saluti sconfessati dai dirigenti di Fratelli d’Italia e non commentati da Salvini né dai suoi fedelissimi. Nella sua banalità, l’operazione è chiara: demolire mediaticamente il mito della “coerenza” di Giorgia Meloni, accreditando se stesso e il proprio partito come i veri ed unici rappresentanti della Destra.

C’è solo un problema, l’operazione di snaturamento della Lega Nord in partito nazionale e nazionalista è sostanzialmente fallita. Il 34% delle scorse Europee è un miraggio (secondo i sondaggi, oggi la Lega viaggia tra l’8 e il 9%) e, al pari degli elettori, i dirigenti politici arruolati nel Sud Italia sono ormai da tempo in fuga. Resta uno zoccolo duro nelle regioni per così dire storiche del Carroccio, Veneto e Lombardia. Proprio quelle regioni dove i dirigenti leghisti sono più inclini a considerare demagogiche e velleitarie le scelte del segretario e dove più si sta concentrando l’offensiva politica di Fratelli d’Italia.

È possibile che la candidatura del generale Vannacci si presenti come furba, non è detto che si riveli intelligente.

Candidare Vannacci è una mossa furba, ma non è detto si riveli intelligente

Pare che Matteo Salvini insista nel volerlo candidare alle Europee di giugno non solo come capolista nell’Italia centrale, ma in tutte e cinque le circoscrizioni elettorali. Un’operazione politica inedita per un candidato che non è neanche iscritto al partito… Il commento di Andrea Cangini

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