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Il Muos (Mobile User Objective System), è il programma di comunicazione satellitare del Dipartimento della Difesa per operazioni militari Usa e Nato in tutto il mondo. Un’opera che è solo una parte di una costellazione di quattro satelliti, di cui tre già operativi, due negli Usa e uno in Australia. Per funzionare in modo efficace e coordinato, secondo gli addetti ai lavori il sistema di comunicazione necessita che sia operativo anche il sito siciliano.

La realizzazione dell’impianto è oggetto di contestazione da parte della popolazione e di autorità locali, che temono possa nuocere alla salute e all’ecosistema.

Sulla scorta di questi timori, l’asse che regge l’Assemblea regionale siciliana – in particolar modo il presidente Rosario Crocetta e il Movimento 5 Stelle – ha bloccato la messa in opera del Muos, sul quale si attendono ora i pareri di un nuovo studio affidato all’Istituto Superiore di Sanità, che verrà consegnato nelle prossime ore al Tribunale amministrativo regionale.

Parallelamente, i giudici hanno affidato a un gruppo di esperti una perizia che verrà portata in udienza la prossima settimana, firmata da Marcello D’Amore, professore ordinario di elettrotecnica dell’Università La Sapienza di Roma.

Lo studioso, contattato da Formiche.net, ha respinto l’ipotesi trapelata che la perizia potesse costituire una «bocciatura» anticipata del progetto, rilevando come il documento intendesse piuttosto sottolineare «la necessità di corredare l’indagine degli Stati Uniti d’America di altre simulazioni più rigorose e complete» sugli effetti delle onde.

«Io – ha spiegato il docente della Sapienza – non faccio valutazioni ideologiche, ma mi baso su dati scientifici che, se integrati, sarebbero soddisfacenti» per consentire al Muos di essere pienamente operativo.

Frasi che scacciano i fantasmi di una potenziale crisi diplomatica tra Usa e Italia in realtà, secondo l’ambasciata americana, «mai tenuta in conto visti i saldi rapporti tra i due Paesi» vista anche l’operazione «trasparenza» che ha consentito a delegazioni di parlamentari e giornalisti italiani di visitare il Muos e avere accesso alla documentazione che riguarda gli aspetti tecnico-sanitari dell’impianto.

«Credo che una volta chiariti questi dubbi – ha concluso D’Amore – si tratterà solo di fare una scelta politica».

La palla potrebbe presto passare a enti locali e istituzioni nazionali, chiamati a valutare una scelta che il ministro della Difesa, Mario Mauro, ha definito «fondamentale» per le relazioni internazionali dell’Italia.

Muos, banco d’esame per la nostra credibilità internazionale

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