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Ora che Matteo Renzi ha più o meno ufficializzato la sua corsa alla segreteria del Partito Democratico, deve sapere a cosa andrà incontro. Ecco perché Formiche.net ha chiesto a Peppino Caldarola, giornalista dalla lunga esperienza, già direttore del quotidiano l’Unità e ora blogger di Lettera 43, di dare qualche consiglio al sindaco di Firenze in vista della sua maratona d’autunno.

Caldarola, funziona questa strategia a sinistra su cui sembra puntare Renzi nell’ultimo periodo?
Renzi ha capito una cosa dalla sconfitta con Bersani e di Bersani: gli mancava un più forte appeal verso la radicalità e ha optato verso questa direzione. Il sindaco ha capito anche come la mitologia di un partito a modello vetero-socialdemocratico non ha molto spazio e tende a riproporre l’idea di Walter Veltroni al Lingotto: un partito incardinato su una personalità che guardi trasversalmente a tutti gli elettori.

Renzi il rottamatore fa bene ad essersi adattato a “riciclatore”, come qualcuno l’ha definito, accettando di imbarcare sulla sua nave rottamati stile Leoluca Orlando ed Enzo Bianco?
C’è in questa accusa un errore di fondo. Renzi porta con sé l’autodefinizione di “rottamatore”, quell’immagine resta nella battaglia che ha condotto e nella sua giovane età. Poi è chiaro che deve trovare le forze per fare il leader ma mi pare che lui abbia un’idea ferrea di qual è la sua area politica. Così ciò che imbarca finisce nella stiva ma il timone resta saldamente in mano sua.

Quello di D’Alema è un abbraccio o una morsa?
Con tutto l’affetto che provo per D’Alema, non credo che oggi sia in grado di dare né un abbraccio mortale né uno vitale. Da politico realista quale è, si rende conto che in politica vince chi ha carisma e Renzi ce l’ha. Ha linguaggio, modo di comunicare, non c’è dubbio che si è aperto una strada.

C’è chi lo accusa, al di là degli slogan, di essere povero di contenuti. Su cosa dovrebbe puntare?
La sinistra deve diventare una sinistra produttiva, concentrata sul lavoro e non solo sulle tasse. Per questo, dovrebbe dire agli italiani che con lei al governo diventa possibile per centinaia di migliaia di persone buttarsi con coraggio nell’impresa. Solo così si creeranno nuovi posti di lavoro. Renzi è l’unico che può farlo.

È giusta la linea della fermezza portata avanti dal Pd sulla decadenza di Berlusconi?
Trovo ragionevole la posizione di Violante. Il diritto di difesa va tutelato come bene generale. Berlusconi è un uomo di 78 anni, sconfitto dalla magistratura e dai suoi errori. Perché questa fretta a esporre il suo cadavere, politicamente parlando?

Consigli sulle alleanze? Come vede questa simpatia ritrovata tra Renzi e Vendola?
Anche se non lo dice apertamente, il fondo dello schema politico di Renzi è un partito a vocazione maggioritaria. Ha bisogno di alleati e con le ultime vicende che hanno coinvolto Berlusconi, il sindaco sa che ora cambierà l’intero sistema politico. Per questo non ha più voglia di litigare a sinistra e di apparire come l’uomo più dialogante con la destra. Il sindaco pensa di sintetizzare nella sua persona il massimo della trasversalità, anche in quella sinistra molto ampia e disillusa che sta tra Grillo e il non voto.

E quella sinistra è pronta a riconoscerlo come leader?
C’è qualcosa di profondo che Renzi ha capito e tanti altri no. Questa sinistra non ha più un popolo. Il popolo ex comunista esiste come nostalgia, non più come realtà comunitaria e quindi non può arrivare da qui un ostacolo alla sua corsa. Il tentativo di Gianni Cuperlo e in parte di D’Alema nel raggruppare ciò che resta della sinistra è generoso ma non fa i conti con la storia. Dal dualismo tra Veltroni e D’Alema ora si è passati a  quello tra due ex Dc come Letta e Renzi.

Chi è lo sfidante più pericoloso per Renzi?
La concorrenza maggiore può arrivare da Pippo Civati. La giovane età, il modo simile di condurre la battaglia, quel radicalismo più spostato a sinistra lo rendono lo sfidante più insidioso per Renzi.

Caro Matteo Renzi, ecco due o tre cose da sapere sul Pd

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