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Può essere soltanto minimamente immaginabile che il Presidente della Repubblica voglia determinare un vulnus nei poteri costituzionali e legittimi del Parlamento? Per quanto si possa avere amor di polemica, occorrerà riconoscere che difficilmente un Capo dello Stato riunisce il Consiglio Supremo di Difesa per farsi beffa di una mozione approvata dalla Camera. Eppure, la battaglia ideologica contro il programma F35 cerca di sfruttare qualunque pretesto per alimentare divisioni pretestuose. Il comunicato ufficiale che è seguito alla riunione di ieri, e che è disponibile sul sito del Quirinale, è chiarissimo e tende a rendere espliciti i limiti e i confini di ogni soggetto istituzionale a seguito della recentissima riforma dello strumento militare (pubblicata in Gazzetta Ufficiale a gennaio di questo anno).

Con questo provvedimento il legislatore ha delegato l’esecutivo a dare attuazione ai principi in essa contenuti. I decreti attuativi ancora non ci sono ma non vi è dubbio che il ruolo del Parlamento risulti rafforzato in una logica sacrosanta di check and balance. Tutto questo però è noto sia a Napolitano che a tutti i componenti del Consiglio Supremo di Difesa. Il comunicato parla infatti di “riconoscimento dei rispettivi ruoli” e assegna alle commissioni Difesa un ruolo non marginale nella definizioni di policies che dovranno trovare sostanza in un Libro Bianco della Difesa da elaborare in tempi brevi. Il fatto che il Parlamento non possa sostituirsi al governo (o esprimere veti) “su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell’Esecutivo” questo è francamente talmente evidente da poter essere classificato come banale.

E allora, perchè tutte queste polemiche? In gioco vi è una certa idea di sinistra e una possibile piattaforma di intesa M5S-Sel-Pd. Ma non è solo questo. Subito dopo il voto sulla mozione di maggioranza sugli F35, due autorevoli commentatori – l’ambasciatore Rocco Cangelosi su L’Unità e il giornalista Marco Panara su Repubblica – entrando nel merito della questione, hanno citato espressamente il programma Eurofighter. I due aerei hanno caratteristiche molto diverse fra loro ma ciò nonostante possono rappresentare due opzioni alternative. Il progetto europeo è probabilmente meno ambizioso di quello promosso dall’americana Lockheed Martin ma presenterebbe elementi di maggiore sostenibilità economica e forse anche maggiori vantaggi dal punto di vista delle ricadute di lavoro sulle imprese italiane. E’ davvero così? Discutiamone. Facendolo nelle sedi opportune, nei limiti ricordati dal Consiglio Supremo di Difesa e comunque dentro un forte ancoraggio ai dati della realtà.

Discutiamo anche del futuro industriale di Finmeccanica. Oggi il governo darà indicazioni sulla sua governance. Questa è importante non solo in se ma anche per l’indirizzo che rappresenta e che sarà perseguito. E’ su questo che ha senso confrontarsi politicamente e non sul fatto che un Presidente o un Ad possa piacerci di più o di meno.

La Difesa è stata in questi anni una sorta di Cenerentola della politica, un argomento emarginato nelle mani dei pur valenti ‘tecnici’. Le polemiche di queste settimane presentano tanti limiti ma offrono anche una grande opportunità: rimettere questo tema – insieme alla politica estera e a quella industriale – al centro dell’iniziativa politica. Cogliamola questa occasione!

F-35 e Finmeccanica, la politica decolli

Può essere soltanto minimamente immaginabile che il Presidente della Repubblica voglia determinare un vulnus nei poteri costituzionali e legittimi del Parlamento? Per quanto si possa avere amor di polemica, occorrerà riconoscere che difficilmente un Capo dello Stato riunisce il Consiglio Supremo di Difesa per farsi beffa di una mozione approvata dalla Camera. Eppure, la battaglia ideologica contro il programma F35…

La Marina barcolla

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