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Il mini accordo per riformare il Porcellum? “E’ come un farmaco salvavita, una dose di Cumadin contro la coagulazione del sangue. Ma poi serve anche altro”. E’la lettura che offre a Formiche.net Gianfranco Pasquino, politologo, docente di European Studies al Bologna Center della Johns Hopkins University e candidato a far parte della Convenzione per le riforme.

C’è l’accordo di maggioranza per correggere il Porcellum entro l’estate: le riforme “minimali” saranno sufficienti?
Non sono per forza di cose sufficienti ma, per giocare con le parole, sono necessarie. Alcuni dei tratti del Porcellum devono essere assolutamente eliminati. Credo però che bisogna sapere esattamente cosa poi è stato davvero modificato: l’idea di inserire una soglia per il premio di maggioranza da portare al 40% potrebbe significare che andremo incontro solo a grandi ammucchiate per ottenerlo, è ciò non mi piacerebbe. Penso che uno dei guasti del Porcellum fosse quello di andare al voto con liste bloccate, quindi almeno una preferenza bisognerebbe inserirla e ridurre probabilmente l’entità di quel premio.

L’idea è ricostituzionalizzare il Porcellum, ma perché prevedere due tempi e non scegliere di riformare già ora in chiave presidenziale?
Questa è stata una loro scelta. Direi che, come mi auspico vorrà fare il ministro per le riforme Quagliariello, se accettassero il regime semipresidenziale di tipo francese, ciò comporterebbe il sistema a doppio turno, una soglia di sbarramento e collegi uninominali. Credo bisognerebbe operare in quella direzione. Però capisco anche che hanno timore che crolli tutto addosso in qualsiasi momento, per cui intendono ritoccare la legge esistente. Inoltre la Cassazione ha dato delle indicazioni, che a volte sono abbastanza curiose e molto controverse. Ma non le seguirei fino in fondo e suggerirei di essere un pochino più innovativi.

Lasciando Palazzo Chigi il ministro Quagliariello ha detto che ci saranno comunque uno o più referendum, perché su una materia del genere il popolo deve esercitare la sua sovranità…
Ma al di là di questo, il Parlamento ha sempre la possibilità di procedere a chiedere un referendum. Penso che qui si ponga un problema delicato: sottoporre alla consultazione popolare tutto il pacchetto di riforme costituzionali o consentire di avere più referendum. Perché a quel punto si potrebbe essere in accordo con una riforma e non con le altre.

Il premier Letta ha commentato che sul percorso di riforma costituzionale si gioca la vita del governo: crede che questa miniriforma sia un’assicurazione sulla vita dell’esecutivo?
Mi vengono in mente i farmaci salvavita. Ecco, questo provvedimento è come il Cumadin per evitare la coagulazione del sangue. E’una dose di quel farmaco, senza dubbio apprezzabile, ma vorrei insistere sul fatto che molto spesso il diavolo si annida nei dettagli, per cui dopo serve anche sapere come si intende procedere. Non credo che la sopravvivenza del governo dipenda dalle riforme costituzionali, bensì dalla sua capacità di dare risposte in termini di occupazione, pressione fiscale e rilancio dell’economia. Letta lo sa meglio di chiunque altro e certamente sarà in grado di operare bene su quel terreno: ma è proprio lì che si gioca il suo futuro.

Epifani ha espresso il non gradimento del Pd alla riforma, in quanto si avrebbe, a suo dire, un Parlamento proporzionale, e quindi ingovernabile: è così?
Non è affatto detto che i Parlamenti proporzionali siano ingovernabili. Quello italiano dal 1948 al 1992 è stato ampiamente governato, quello tedesco non solo è perfettamente governato ma anche governante. Quella di Epifani la reputo un’affermazione, in linea di principio, sbagliata. Vi sono anche delle buone leggi proporzionali, come appunto quella tedesca. Ma devono essere valutate nella loro interezza e non a brandelli.

twitter@FDepalo

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