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La Huawei non è più interessata al mercato statunitense. O almeno non lo è “particolarmente”. A dare una direzione sul futuro del colosso cinese delle telecomunicazioni, senza però entrare nei dettagli, è stato il vicepresidente esecutivo Eric Xu durante l’incontro annuale degli analisti della società.

Sulla decisione pesano le accuse di politici e funzionari statunitensi che vedono nella società di Shenzhen una minaccia alla sicurezza nazionale. Troppo legata al governo di Pechino nei timori americani. E soprattutto troppo legata all’esercito dove il fondatore del colosso, Ren Zhengfei, servì come ingegnere.

Così, ricorda il Financial Times, se in giro per il mondo fa affari con 45 tra le principali società del settore, al colosso cinese manca all’appello un nome di primo piano statunitense. Appena il mese scorso Sprint Nextel, terzo operatore mobile a stelle e strisce e il possibile partner nipponico Softbank hanno dato conferme al Comitato della Camera per l’intelligence che non utilizzeranno prodotti Huawei.

Lo scorso ottobre il colosso di Shenzhen e i rivali connazionali della ZTE furono definiti una minaccia alla sicurezza nazionale in un rapporto del Congresso. Al documento seguì un’esortazione alle società e alle agenzie governative statunitensi a non fare affari con le due aziende cinesi.

A poco sembra servita la campagna di pressione messa in piedi dalla Huawei. E dire che,come riportava la scorsa settimana il South China Morning Post, un recente rapporto dello Us Government Accountability Office, apriva spiragli sia per la Huawei sia per la ZTE. Da gennaio 2010 a ottobre 2012 il Gao non ha rilevato incidenti nelle reti di comunicazione imputabili a minacce cibernetiche, si legge nel rapporto, ossia virus, spyware, worm. Adesso tuttavia, dalla Cina dicono di non essere più particolarmente interessati.

Perché Huawei snobberà gli Stati Uniti

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