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Ridurre la dipendenza cinese per le materie prime critiche, controbilanciare lo strapotere di Pechino nelle relazioni internazionali in aree sensibili, accendere il motore delle relazioni commerciali con un fronte di 33 paesi che possono assumere numeri molto più rilevanti degli attuali. Questi gli obiettivi del vertice tra l’Ue e la Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici (Celac) che inizierà lunedì a Bruxelles, a cui parteciperà anche il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Tra le altre cose, quell’area politica è protagonista dell’agenda 2023 dell’Unione europea che, da mesi, punta a rafforzare rapporti ed alleanze con l’America latina e i Caraibi. In questo senso va letta l’intenzione del Parlamento europeo di avviare la procedura di approvazione dell’accordo con il Cile.

Obiettivi e nodi

Il terzo vertice Ue-Celac prevede la partecipazione di oltre 60 leader: l’ultimo si è tenuto otto anni fa, proprio al fine di rilanciare i rapporti sia politici che economici. Per questa ragione il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nelle ultime settimane ha intensificato i suoi contatti con il Sudamerica al fine di stimolare più relazioni e preparare il terreno al vertice. Tra i nodi c’è quello relativo alla guerra in Ucraina, tema su cui alcuni dei paesi Celac hanno sensibilità diverse rispetto agli stati membri dell’Ue. Non va dimenticato che i paesi del latinoamerica non si sono distinti per rapidità nel condannare l’invasione russa dell’Ucraina, dal momento che vantano rapporti con la Russia di vecchia data. Se da un lato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non parteciperà all’incontro, dall’altro l’Ue punterà a accelerare la stipula di alcuni accordi commerciali, tra cui quello Mercosur.

Mercosur

Con l’accordo Mercosur si potrebbe creare la più grande area di libero scambio del mondo grazie alla partecipazione di paesi come Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay. Quattro anni fa Ue e Celac avevano raggiunto un sì di natura generale, ma la finalizzazione non c’è mai stata.

Un eventuale accordo creerebbe un’area di libero scambio tra i 27 Stati membri dell’Ue e i membri del Mercosur, comprendente quasi 800 milioni di persone. Il Brasile è il leader mondiale nelle esportazioni di carne e ha la più grande mandria di bovini al mondo, con circa 224 milioni di capi.

Secondo l’accordo verrebbero eliminati una serie di dazi sulle esportazioni europee verso il Mercosur da circa 4 miliardi di euro e, parimenti, aumenterebbe la capacità delle imprese europee di penetrare in quei mercati.

Dubbi e certezze

In Belgio si sollevano alcuni dubbi per quanto concerne il settore dei bovini: in trent’anni la popolazione bovina in Belgio è scesa da 3 milioni a 2 milioni di animali per cui sono in molti a temere che quel numero diminuirà ulteriormente se più carne venisse importata dall’America Latina.

Inoltre i belgi sono preoccupati per l’impatto ambientale dell’allevamento del bestiame in Brasile dove, rispetto all’Europa, ci sono norme ambientali meno rigide: il riferimento è alla rimozione delle foreste pluviali amazzoniche per produrre carne e inviarla in Europa.

Altri paesi invece hanno da subito manifestato il proprio consenso. Tra loro la Spagna, come dimostrano le parole del ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, secondo cui in caso di accordi con i diversi paesi dell’America Latina, “il modo migliore per garantire che gli standard ambientali siano rispettati è far avanzare, firmare e ratificare tali accordi”, aggiungendo che l’alternativa è un’America latina che “volta le spalle all’Europa e guarda ad altri partner che non condividono le stesse preoccupazioni per l’ambiente”.

Scenari

Se da un lato gli obiettivi di Mercosur sono la libera circolazione dei beni, l’adozione di dazi esterni comuni e un vademecum di politiche macroeconomiche tra gli ordinamenti, dall’altro spiccano anche obiettivi geopolitici precisi. Un mese fa la presidente della Commissione europea ha effettuato un tour latino-americano per accelerare i negoziati dell’accordo commerciale: con l’occasione vorrebbe anche centrare questo obiettivo come sua coccarda di fine mandato.

Come è noto, Bolivia, Cile e Argentina rappresentano il cosiddetto triangolo del litio, detenendo il 56% delle risorse mondiali che servono per realizzare le batterie delle auto elettriche, giacimenti in parte già opzionati dalla Cina. Per questa ragione l’Ue non può permettersi di arrivare ancora seconda.

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