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Per molto tempo abbiamo vissuto di certezze che, in particolare negli ultimi quattro anni, sono andate affievolendosi. Siamo sempre stati convinti che la libertà personale non fosse comprimibile, se non per crimini commessi, ma la pandemia ci ha insegnato che c’è un momento nel quale, per ragioni diverse, la libertà si può perdere per ragioni giustificabili, ma che sono nuove rispetto a quelle cui eravamo abituati.

Lo stesso ragionamento vale con l’aggressione della Russia all’Ucraina, sul campo energetico e dell’approvvigionamento alimentare, penso al grano. Eventi come questi hanno dimostrato che fatti contingenti possono mettere in discussione i sistemi produttivi, minando la stessa possibilità di produrre; portando così a un aumento dei prezzi nel comparto alimentare. È così emerso che serve inquadrare un processo in cui ci sia maggiore garanzia generale delle filiere di approvvigionamento.

Si tratta di un percorso che alcune Nazioni hanno da tempo già intrapreso, attraverso strategie adatte, creando filiere alternative o dotandosi di strategie nazionali per garantire l’approvvigionamento alimentare ed energetico. È il caso, ad esempio, di alcuni Paesi mediorientali.

Ragionare oggi di sicurezza alimentare significa intraprendere un percorso che metta in relazione due obiettivi: quello di garantire cibo e qualità degli alimenti per tutti. Come raggiungere questo ambizioso fine? Bisogna aprire una riflessione pragmatica e scevra da visioni ideologiche. Bisogna lavorare sulla ricerca, sulla qualità dei prodotti e sulle nuove tecnologie, puntando, per esempio, su varietà di piante più resistenti alla criticità idrica e che possono affrontare meglio la crescita in aree caratterizzate dalla siccità.

La garanzia sulla qualità dei prodotti, che caratterizza la nostra Nazione, è senz’altro l’elemento più importante da tutelare. Essa va però tradotta nella tutela dei prodotti di eccellenza dalla concorrenza di mercato. I Paesi del terzo mondo, vanno in questo senso aiutati a entrare nei mercati internazionali con le loro produzioni, con la garanzia di prezzi adeguati e non inferiori per evitare che la qualità generale sia danneggiata.

Allora, riuscire a garantire cibo sano e di livello per tutti significa garantire giustizia ed equità, assicurando al contempo la sicurezza. È in effetti proprio la qualità del cibo a produrre un benessere perdurante per la salute e per la società. Bisogna difendersi dai tentativi di mistificazione che pongono la standardizzazione dei prodotti al centro del modello produttivo agro-alimentare.

Essa produce, da un lato, alcune criticità per l’ambiente, e dall’altro sottrae all’agricoltura e all’allevamento la giusta manutenzione del territorio, devastando il sistema produttivo di alta qualità, che caratterizza l’Italia. È per questo che la nostra Nazione ha vietato una simile impostazione. Il mondo, infatti, oggi si divide così in due fasce: una parte della popolazione è quella che può permettersi il prodotto di qualità e l’altra parte, la maggioranza, è costretta a mangiare cibo scadente.

In molti Paesi, questa divaricazione alimentare è già una realtà, come negli Stati Uniti. Sarebbe perciò importante invertire questa tendenza, per supportare la salute delle persone, assorbendo metodologie di produzione alimentare migliori, che possano di conseguenza apportare i giusti benefici alla salute pubblica globale.

Tornando all’Italia, va sottolineato che, in questa fase difficile per l’Emilia-Romagna e altre regioni del Centro Italia, è fondamentale tutelare il settore agricolo per evitare conseguenze catastrofiche, anche sociali, in un’area strategica sia per la produzione orto-frutticola sia per l’allevamento. In questo contesto, è importante comprendere che l’emergenza, nel nostro Paese, è spesso acuita da una serie di concause, e serve oggi una strategia che abbatta tutti i possibili effetti collaterali di situazioni simili.

Faremo perciò il possibile per favorire la creazione di un sistema-agricoltura nazionale che favorisca una maggiore produzione di qualità a parità di consumo del suolo. L’Italia ha, in questo senso, il celebre esempio dell’agronomo Nazareno Strampelli che, all’inizio del secolo scorso, si impegnò brillantemente nell’applicazione della pratica della genomica, limitando le criticità e utilizzando grani provenienti da diverse parti del mondo, con risultati straordinari che, a parità di consumo del suolo, raddoppiavano la produzione.

Questa può essere la strategia di successo per portare a compimento una rivoluzione verde realmente applicata, che garantisca la conservazione dell’ambiente, e che, allo stesso tempo, assicuri la produttività e l’equità sociale.

Formiche 192

Agricoltura sostenibile, una ricetta italiana. L'intervento del ministro Lollobrigida

Di Francesco Lollobrigida

In molti Paesi, la divaricazione alimentare è già una realtà. Bisogna invertire questa tendenza e riuscire a garantire cibo di qualità e di livello per tutti, assicurando giustizia ed equità. Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, ha spiegato l’approccio del governo sulla rivista Formiche 192. Lo pubblichiamo in occasione del Food Systems Summit+2 a Roma

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