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In attesa delle indicazioni che saranno fornite dalla commissione dei dieci saggi nominati da Napolitano registriamo le reazioni stizzite dei tre dei quattro gruppi attualmente presenti in Parlamento.

Se si eccettua il giudizio positivo della componente montiana che, con la soluzione tampone del Presidente, vede concesso al presidente del consiglio uscente, l’ennesimo giro obbligato alla guida di un governo, che pure “non vedeva l’ora che finisse il suo tempo, tanto il Pdl che il PD e il Movimento cinque stelle, con toni e atteggiamenti diversi, hanno prese le distanze dalla decisione di Napolitano.

Il Pdl, preoccupato dalla sopravvivenza di un governo tecnico prevedibilmente a trazione di sinistra e, soprattutto, dalla prospettiva di una terza caduta nella scelta del nuovo presidente della repubblica, dopo il KO subito nelle elezioni dei presidenti di Camera e del Senato. Un autentico “golpe blanco” se accadesse, magari con l’elezione dell’odiato Prodi.  Una soluzione che, il porcellum per primo,  e  quel 10 % risicato alle elezioni della lista di Monti, hanno sin qui permesso  e potrebbero ancora permettere al partito di Bersani. Un partito che, primo nella storia della Repubblica, con meno del 30% dei voti acquisiti, finirebbe col  fare l’en-plein delle cariche istituzionali.

Il PD, “partito che è arrivato primo, ma non ha vinto”, diviso al suo interno tra coloro che avevano sperato nel tentativo di Bersani contro il Cavaliere, e quelli che, come i renziani e i vecchi leader alla D’Alema e Veltroni, con lo stesso Enrico Letta, erano più favorevoli ad assecondare l’idea del Presidente  Napolitano per un governo di larghe intese.

Diversa come sempre, la posizione dei grillini, per i quali, pur apprezzando la decisione di Napolitano, quelli che in gergo nordico di derivazione olandese vengono definiti gli “informateurs”, sono sbrigativamente connotati come le “badanti” di cui non avrebbe alcun bisogno la democrazia italiana, peraltro, considerata alla Chomsky “ una scatola vuota” dal leader di quel movimento sul suo blog.

Quanto stiamo vivendo è stato necessitato, da un lato, dalla precaria situazione economico-finanziaria italiana ed europea, confermata dalla telefonata tra Napolitano e Draghi per impedire sfracelli sul piano della credibilità internazionale dell’Italia; e dall’altra dalla situazione di drammatico surplace della politica europea ferma in attesa delle elezioni in Germania. E non è un caso che Mrs Le Pen annunci la disponibilità a incontrare Grillo per dare vita a un rassemblement di tutti gli euroscettici, con la speranza di favorire un referendum in Italia contro l’Europa, anticamera del  certo fallimento della mal realizzata costruzione europea.

Quanto sta accadendo, con tutta l’intrinseca fortissima pericolosità, è in larga parte dovuto alla ventennale guerra di trincea tra due poli non comunicanti e dalla perdurante volontà espressa e sostenuta dai peggiori ambienti manettari antiberlusconiani, con in testa i pensatori della solida corazzata debenedettiana de “La Repubblica”, i quali da tempo auspicano la fine politica del Cavaliere.

Ad essa va aggiunta la decisione improvvida, sostenuta da vasti ambienti ecclesiastici italiani dopo il fallimento delle diverse riunioni di Todi, di una lista neocentrista con a capo Mario Monti, il cui unico risultato è stata la fine del partito di Fini e di Casini, e la consegna del pallino per tutte le scelte istituzionali al partito di Bersani.

Pensavano, come Martinazzoli nel 1994, di risultare determinanti negli equilibri di governo post elettorali, mentre si ritrovano con il solo fedifrago Mario Mauro nella schiera degli “informateurs”, con un Monti ridotto alla mera funzione supplente, e una piccola ciurma di fedelissimi sopravvissuti UDC, che solo la ben nota astuzia dorotea di Casini ha salvato dal naufragio totale.

Spiace che l’ultima paradossale ordinanza del tribunale di Roma impedisca agli organi usciti dal XIX Congresso della DC di sviluppare compiutamente la propria azione, specie in un momento delicato e grave come quello che stiamo vivendo e  che reclamerebbe una forza di forte ispirazione ideale come quella che fu la DC.

Ce ne faremo una ragione e perseguiremo gli stessi obiettivi, con nuove modalità organizzative e la stessa ferma determinazione con cui abbiamo sin qui cercato di dare pratica esecuzione alla sentenza della Cassazione che ha stabilito non essere mai stata chiusa giuridicamente la vicenda della Democrazia Cristiana.

A quanti, con i loro egoistici ricorsi, hanno sin qui impedito la ripresa di una nostra forte iniziativa politica vorremmo sommessamente ricordare la lezione di Carlo Cipolla sulla stupidità. La loro azione ha finito per determinare semplicemente un danno per gli altri senza creare alcun vantaggio per se stessi.

Passi per chi, da cameriere servente si è reso disponibile a questo servizio per l’On Casini, opportuno, forse,  nella fase pre elettorale, assolutamente ininfluente, se non inutile e dannoso in quella odierna. Assai meno commendevole l’azione di coloro che semplicemente speravano e sperano di ottenere qualcosa in termini di speculativa rivalsa su coloro che dell’eredità patrimoniale della DC avevano fatto scempio, rendendosi responsabili di gravi reati e comportamenti illegittimi, tanto più infamanti, in quanto compiuti in spregio a una storia di  uomini, di comunità territoriali  e di un partito che hanno reso grande l’Italia.

Ettore Bonalberti
Venezia, 2 Aprile 2013

Le reazioni stizzite dei gruppi parlamentari

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