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Immigrazione, sicurezza alimentare, dialogo transatlantico, Africa, Mediterraneo allargato, Indo Pacifico, Stati Uniti: se c’è un leader internazionale che in questi prossimi giorni sarà al centro delle dinamiche globali, quella è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L’azione di governo in queste settimane porta l’Italia a prendere uno spazio chiave negli affari internazionali, con appuntamenti di rilievo che danno a Roma centralità su diversi dossier. Al netto delle dinamiche delle opposizioni interne, a qualche scricchiolio a cui si dà eccessiva importanza e alle critiche da alcuni media – tutto parte del passo rituale delle democrazie – un generale senso di apprezzamento avvolge l’esecutivo e la sua leader, che beneficia in questa fase, così come in quella in cui iniziò il suo corso a Palazzo Chigi, di un’agenda di appuntamenti di rilievo. Abbinata a una capacità di muoversi in questi spazi. E però, se in precedenza si trattava di incontri internazionali (per esempio il G20 in Indonesia a un mese dall’inizio del mandato), in questo caso si tratta di situazioni su cui l’Italia ha giocato anche un ruolo di organizzazione.

Prendere per paradigma il Forum di Roma di oggi, domenica 23 luglio: un incontro con il mondo del Mediterraneo allargato che è vero ha come linea di fondo il tema delle migrazioni – che è un pallino politico/elettorale per i conservatori italiani, tuttavia resta anche una questione securitaria generale per il bacino – ma da quell’incontro potrebbe nascere un formato di dialogo molto ampio. L’Italia, ossia, dimostra volontà di posizionarsi come riferimento all’interno del suo quadrante geostrategico. Sarà lì che il governo Meloni farà per altro muovere i primi passi all’atteso Piano Mattei, lo strumento strategico con cui dovrebbe proiettarsi verso l’Africa, anche sfruttando la possibilità di cooperare in ambiti terzi con i partner (come i mediorientali, in special modo i regni del Golfo, desiderosi di occupare un posizionamento internazionale di maggiore rilievo).

Nei giorni successivi, all’inizio della prossima settimana, sempre Roma ospiterà il vertice della Fao sulla sicurezza alimentare. Il governo italiano avrà modo di incontrare il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ma anche altri leader internazionali per affrontare insieme un argomento determinante. L’accordo sull’esportazione del grano ucraino che la Russia invasore ha fatto saltare, la decisione indiana di bloccare le vendite all’esterno di riso, le condizioni climatiche complicate che stanno mettendo in difficoltà raccolti e coltivazioni, sono elementi destinati a far crescere l’inflazione alimentare con effetti che saranno particolarmente subiti dal cosiddetto Sud del Mondo. E questi effetti potrebbero non tradursi semplicemente nell’aumento delle persone che hanno difficoltà nell’accedere al cibo, ma comportare anche dinamiche di destabilizzazione, proteste, guerre civili o regionali. L’Italia, portatrice di quel Piano Mattei e di quel desiderio strategico di proiezione verso l’Africa (che raccoglie parte del Sud del Mondo, tra l’altro), può portare sull’argomento un valore denso, per capacità ed esperienze.

In quegli stessi giorni, tra martedì e mercoledì, Meloni incontrerà i leader istituzionali di Bangladesh e Vietnam — presenti a Roma proprio per il vertice Fao. La doppia occasione permetterà alla presidente del Consiglio di continuare dialogo, dunque attività, con la regione indo-pacifica. Dhaka e Hanoi sono due punti di aggancio della presenza italiana nell’Indo Pacifico. Il Bangladesh è il primo Paese per rimesse in uscita dall’Italia, a testimonianza di quanti bengalesi vivano nel nostro Paese, ma le connessioni con il Bangladesh sono forti anche sul piano industriale e commerciale: per esempio il 2022 ha registrato un’impressionante crescita del 21,55% nelle esportazioni di abbigliamento in Italia. Ancora di più il Vietnam è centrale per la visione indo-pacifica italiana: con Hanoi è in piedi dal 2013 una partnership strategica e quest’anno ricorrono i 50 anni dell’avvio delle relazioni diplomatiche. La recente visita della Segreteria al Tesoro statunitense ha dimostrato, qualora ce ne fosse bisogno, che Hanoi è un attore di primo piano nelle questioni riguardanti la transizione energetica, e sia il Vietnam che il Bangladesh possono essere parte di quelle catene di friendshoring che si stanno costruendo nell’ottica del de-risking cinese.

Nei giorni successivi, Meloni sarà a Washington, dove verrà ospitata alla Casa Bianca e al Congresso. Come spiegava su queste colonne Rachel Rizzo dell’Atlantic Council, negli Stati Uniti viene apprezzato particolarmente lo sforzo con cui l’Italia sta cercando di lavorare come ponte intra-Mediterraneo – e verso l’Africa. Molte delle sensibilità finora descritte sono percepite dagli americani, che ne comprendono sia gli effetti diretti (di carattere umanitario), sia quelli a potenziale più futuribile (con da un lato la possibilità di sviluppo da offrire a certi Paesi e dall’altro il rischio che essi subiscano penetrazioni di attori rivali anti-occidentali, con tutte le alterazioni conseguenti). A Washington, Meloni avrà tempi e spazi per rinverdire le già ottime relazioni bilaterali, irrobustire la posizione italiana all’interno dell’asse atlantista, e anche promuovere la sua visione politica tra i conservatori statunitensi. Avrà anche occasione di confronto su dossier delicati come la gestione dei rapporti con la Cina, test di politica internazionale non da poco che attende il governo. Casualità, che fa da ottimo contorno: nei giorni che precedono l’arrivo a Washington della prima premier donna italiana, un’altra donna viene scelta dalla Casa Binanca per guidare la US Navy: si chiama Lisa Franchetti, è un ammiraglio quattro stelle nata da immigrati italiani di Rochester (NY) ed ex comandante della 6ª Flotta, basata a Napoli.

Al di là della divertente coincidenza, dall’agenda Meloni ne esce dunque una settimana densa, dove tutti gli appuntamenti hanno un valore strategico per Roma, e dove gli stessi confermano contemporaneamente che Roma ha una propria centralità nei Global Affairs. A dimostrazione di quanto questo non sia frutto di casualità e coincidenza, ma di un momento positivo per l’Italia nel mondo, la scorsa settimana è stata altrettanto di valore, con il vertice di Bruxelles Ue-Celac (l’incontro tra l’Unione europea e l’America Latina) in cui l’Italia ha di nuovo una posizione di interlocutore privilegiato anche per via delle relazioni people-to-people che storicamente ci legano al mondo latino. O ancora, l’arrivo della terza tranche del Pnrr grazie a un accordo raggiunto con l’Ue forse anche per via di questa nuova centralità italiana (vedere il ruolo giocato nel Team Europe che ha stretto l’accordo con la Tunisia, pur con tutte le sue vulnerabilità). E non solo, questa che si sta concludendo è stata la settimana della liberazione di Patrick Zaki, perseguitato ingiustamente dalla giustizia in Egitto e graziato dopo una serie di trattative con la presidenza del Cairo che, è vero durano da anni, ma alla presidente Meloni va il merito di averle sbloccate definitivamente. Vicenda simbolica, che potrebbe essere applicata su diversi altri dossier qui citati.

Agenda Meloni. Roma caput mundi

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