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Iran, Siria e Nord Africa. E, soprattutto, ravvivare i rapporti con gli alleati per continuare a tutelare gli interessi americani in Medio Oriente. E’ un paper di Michel Dunne e Barry Pavel del think tank statunitense Atlantic Council a sottolineare i risultati dell’azione in politica estera dell’amministrazione Obama, e a spiegare le sfide che attendono il presidente nel suo secondo mandato.

Le decisioni fondamentali del primo mandato Obama

“Nel primo mandato del presidente Usa Obama, la sua amministrazione ha deciso il ritiro delle forze statunitensi dall’Iraq, ha aumentato la pressione sull’Iran a causa delle sue ambizioni nucleari e ha avviato relazioni con i nuovi governi del nord Africa, incluso l’Egitto. Obama si è poi impegnato per trovare una soluzione alla sanguinosa ribellione siriana e ha tentato di riattivare la diplomazia sulla crisi palestinese”, si legge. 

Gli interessi Usa a rischio

All’inizio del suo secondo mandato, “gli interessi americani sono a rischio nella regione che continua ad affrontare profondi cambiamenti, mentre gli alleati arabi ed europei chiedono un impegno statunitense sempre maggiore”.

Le opportunità in Medio Oriente

La regione presenta anche delle opportunità per Obama, rappresentate “dallo sviluppo delle democrazie arabe e una minore influenza iraniana. La sfida che attende l’America è ora come essere una guida senza dominare, e come proteggere e promuovere gli interessi del Paese senza assolvere altri attori dalle loro responsabilità. Perciò, l’obiettivo dell’amministrazione è sviluppare una strategia: accoppiare la retorica positiva del presidente con azioni diplomatiche, assistenziali e di cooperazione internazionale”, prosegue.

L’agenda Obama

Gli obiettivi degli Stati Uniti? “Appoggiare l’agenda araba per la costruzione di istituzioni democratiche e di uno scenario di prosperità nell’intero Medio Oriente e Nord Africa e permettere la vittoria dei ribelli siriani per costruire un futuro per il Paese”. Secondo l’Atlantic Council Obama dovrà inoltre “assicurare il Nord Africa e lo Yemen per contenere la minaccia di Al-Qaeda, diventare un sostenitore e aggregatore per l’assistenza all’Egitto e instaurare relazioni importanti con i Paesi che chiedono cambiamento, prima di assistere ad una nuova ondata di rivoluzioni”.

Gli Usa dovranno poi cercare di “ridurre ed eliminare le sfide alla sicurezza rappresentate da Iran, Siria, gruppi terroristici e dalla disputa che va inasprendosi in Israele”. Per fare questo, gli Stati Uniti “hanno bisogno di rinnovare la loro leadership e l’impegno dei loro alleati chiave nella regione. Gli Stati Uniti devono quindi lavorare con questi partner così da essere aiutati a capire quali agende rispecchiano i valori Usa e quali sono invece ad essi antitetiche”.

I rischi del disimpegno americano

E’ stato giusto metter fine alla guerra in Iraq. Ma questo non significa che ritiro debba essere la parola d’ordine degli Usa, il che avrebbe conseguenze serie per la sicurezza Usa. La percezione del disimpegno americano dalla regione condiviso da una lunga fila di alleati ha già portato a nuove tensioni ed insicurezze”.

Perché gli Usa bacchettano gli alleati Nato

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