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Non bastava il mattone. Ora anche la tecnologia tira i remi in barca e volta le spalle al partito comunista. Una delle più strategiche industrie del Dragone sta piano piano ripiegando sul fronte degli investimenti, centellinando le operazioni. Con la differenza che, rispetto al settore immobiliare, in stato comatoso da anni, la salute della seconda è decisamente migliore. Ma questo non ha impedito alle varie Baidu, Alibaba e Tencent di rivedere la propria politica di investimenti. Non bisogna mai dimenticare come negli ultimi tre anni le Big tech del Dragone siano state costantemente tenute sotto tiro dal governo di Xi Jinping. Ma tale motivo non può bastare a giustificare una simile compressione di piani di investimenti ed espansione.

Ebbene, in questi ultimi mesi il totale degli accordi, delle intese o dei memorandum of understanding effettuati da Alibaba, Tencent e Baidu, per citare le prime tre big della tecnologia, è crollato di quasi il 40%. Tencent, tanto per fare un esempio, lo scorso anno ha stipulato 39 contratti di investimento con 37 società, in netto calo rispetto ai 95 e 299 accordi stipulati rispettivamente nel 2022 e nel 2021. Il motore di ricerca e l’azienda attiva nell’Intelligenza Artificiale, Baidu, ha partecipato a 24 accordi di investimento nel 2023, in calo rispetto ai 52 del 2021. Il colosso dell’e-commerce Alibaba, infine, ha preso parte a 39 accordi, in calo rispetto ai 91 del 2021.

Il 2021 è stato insomma un anno spartiacque per le aziende internet cinesi, poiché Pechino ha avviato, mentre nel Dragone infuriava la pandemia, una campagna per frenare l’espansione disordinata del capitale, ovvero gli investimenti delle big tech. Nel mezzo di una serie di misure restrittive normative, i campioni di Internet del Paese, le cui dimensioni di mercato un tempo erano alla pari con le loro controparti americane, hanno praticamente smesso di espandersi.

Tutto questo mentre, la scorsa estate, Joe Biden faceva scattare una nuova stretta nei confronti di Pechino. Firmando un ordine esecutivo presidenziale che intende limitare gli investimenti americani e il trasferimento di know how in Cina in segmenti avanzati del settore hi-tech. L’ordine rappresentava un passo circoscritto, ma evidenziava la strategia adottata dalla Casa Bianca volta ad arginare l’accesso della potenza asiatica, considerata dagli Usa il principale avversario strategico al mondo, a tecnologie considerate di importanza critica e che potrebbero sostenere la sua grande macchina bellica.

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