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“La mia speranza è di recarmi in Cina per ristabilizzare i contatti”, ha dichiarato la segretaria al Tesoro statunitense, Janet Yellen, che questa settimana, tra il 6 e il 9 luglio, sarà a Pechino. “C’è una nuova leadership, dobbiamo conoscerci meglio”, ha aggiunto restando sulla linea di Washington: Cina e Stati Uniti devono parlarsi, tanto più in questa fase, con le tensioni che crescono mentre a Pechino si stabilizza il nuovo corso del potere legato al terzo, storico mandato presidenziale del leader del Partito Comunista Cinese, Xi Jinping.

Il contesto

La missione in Cina sarà la prima di Yellen come segretaria al Tesoro e segue la visita del segretario di Stato Antony Blinken del mese scorso. Il nuovo contatto tra le due maggiori potenze (economiche, politiche, militari) del mondo arriva in un momento di tensione solo parzialmente disinnescato, tra la frustrazione cinese per gli sforzi dell’amministrazione Biden di bloccare l’accesso della Cina ad alcune tecnologie sensibili e le denunce americane sulle attività di spionaggio e interferenza della Repubblica popolare.

Il viaggio coincide anche con un momento di incertezza per l’economia globale, con la produzione cinese in calo dopo la pandemia e gli Stati Uniti che cercano di evitare una recessione contenendo l’inflazione. E mentre Washington sta cercando di ridurre la dipendenza dell’America dalle importazioni cinesi, anche alleati asiatici ed europei si muovono in tal senso. Da Bruxelles si è per esempio dettata la semantica secondo il principio di “de-risking”, di cui per prima ha parlato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Policy secondo la quale si cerca di di limitare la dipendenza dalla Cina sui settori come semiconduttori, biotecnologie e tecnologie sensibili che alimentano la robotica, le capacità di intelligenza artificiale e l’informatica di alto livello.

Narrazioni e interessi

Nonostante le speranze di ristabilire il dialogo, è improbabile che gli incontri verteranno su questioni delicate che si trascinano da anni. La Cina ha mantenuto stretti legami economici con la Russia nonostante l’invasione dell’Ucraina con il tentativo di dimostrare a una buona fetta di mondo che il modello occidentale ha delle crepe. Un modo per consolidare lo standing come punto di riferimento globale anche nell’ottica anti-americana. Una narrazione che passa dal mondo economico, commerciale e finanziario oltre che politico — come raccontano gli assidui intrecci di interessi sino-arabi di questo periodo, per esempio.

Un alto funzionario del dipartimento del Tesoro ha parlato a condizione di anonimato delle priorità del viaggio con i media, e dal brief di domenica esce che Yellen incontrerà alti funzionari cinesi e aziende americane (non specificati) che fanno business in Cina. Il funzionario ha affermato che la segretaria parlerà con le sue controparti cinesi delle sfide globali e delle reciproche aree di preoccupazione, nonché dovrebbe sollevare obiezioni al recente divieto imposto dalla Cina alla Micron Technology, produttore statunitense di chip di memoria utilizzati in telefoni, computer e altri dispositivi elettronici. La vicenda è paradigmatica: a maggio il governo cinese ha impedito alle aziende che gestiscono informazioni critiche di acquistare microchip prodotti dalla Micron, dopo che l’amministrazione Biden aveva recentemente preso provvedimenti per impedire ai produttori cinesi di chip di accedere a strumenti cruciali necessari per la produzione di chip avanzati. I chip dell’azienda, utilizzati per l’archiviazione della memoria in tutti i tipi di elettronica, come telefoni e computer, sono stati giudicati portatori di “problemi gravi per la cybersicurezza” dall’ente cinese per la sorveglianza di Internet dopo una revisione.

Diritti e disaccordi

Secondo il brief, la segretaria Yellen dovrebbe anche esprimere le sue preoccupazioni per le violazioni dei diritti umani legate al trattamento riservato dalla Cina alle minoranze etniche nello Xinjiang, dove il governo cinese è stato accusato di detenzioni di massa di musulmani su cui sarebbero in corso campagne di “rieducazione” per farli diventare “bravi cinesi”. Washington spera anche di comprendere meglio la portata della nuova legge cinese sul controspionaggio, che potrebbe presentare nuove sfide per le aziende straniere. Più in generale, Yellen e il suo team sono a caccia di lenti per leggere l’economia cinese in una fase in cui sta diventando sempre più opaca.

Nelle ultime settimane la segretaria al Tesoro ha assunto un tono più morbido nei confronti della Cina, descrivendo le relazioni tra Washington e Pechino come importanti per il mondo intero. In un’intervista rilasciata alla MSNBC la scorsa settimana, ha suggerito che una “sana concorrenza” potrebbe giovare ai lavoratori e alle imprese di entrambi i Paesi. Ha aggiunto che le due nazioni “hanno bisogno di discutere i nostri disaccordi l’uno con l’altro in modo da non avere malintesi, non fraintendere le intenzioni dell’altro”.

Il clima generale 

Yellen si muove perfettamente in linea con l’amministrazione Biden, che — pur cercando di evitare rotture profonde e condizioni di incomunicabilità — resta su una posizione severa e competitiva nei confronti di Pechino. Per esempio, il segretario Blinken, intervenendo lo scorso mercoledì scorso in un evento ospitato dal Council on Foreign Relations, ha difeso l’interesse americano nell’impedire alla Cina di accedere a tecnologie che potrebbero essere utilizzate per danneggiare gli Stati Uniti. “Come è nel nostro interesse permettere loro di ottenere una tecnologia che potrebbero usare contro di noi?”, ha chiesto, citando il programma di armi nucleari in espansione della Cina, lo sviluppo di missili ipersonici e l’uso dell’intelligenza artificiale “potenzialmente per scopi repressivi. “Se fossero al nostro posto, farebbero esattamente la stessa cosa”, ha detto, aggiungendo che gli Stati Uniti stanno imponendo “controlli molto mirati e definiti in modo molto ristretto”.

Sebbene in passato Yellen abbia messo in dubbio l’efficacia delle tariffe sulle importazioni cinesi, i dazi imposti dall’amministrazione Trump restano in vigore e non sembrano destinati a essere annullati a breve. E la Cina non può essere soddisfatta nemmeno del cosiddetto “friendshoring”, gli sforzi dell’America per riorientare la propria catena di approvvigionamento — molto legata alla produzione cinese — verso altri Paesi che gli Stati Uniti considerano alleati. Questo è un tema caldo per la Repubblica popolare, che mentre ha escluso recentemente dialoghi di carattere più politico — e soprattutto militare — non ha mai chiuso la porta agli americani sulle tematiche di tipo economico-commerciale. A dimostrazione di quanto Pechino stia prendendo sul serio la visita di Yellen, sabato la Cina ha nominato un nuovo segretario del Partito Comunista alla guida della banca centrale del Paese: Pan Gongsheng, un importante tecnocrate che ha supervisionato la politica valutaria cinese dal 2016 come direttore dell’Amministrazione statale dei cambi.

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