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Dopo la cosiddetta “svolta di Fiuggi”, ci si chiese da parte di osservatori e studiosi quale Destra si sarebbe proposta come soggetto attivo del rinnovamento politico nazionale. Interrogativo legittimo all’epoca, dal momento che per molti la Destra rappresentata da An risultava piuttosto indecifrabile, nonostante il dettagliato “biglietto da visita” costituito dalle Tesi elaborate in vista del Congresso di fondazione. Indecifrabile non tanto per responsabilità dei dirigenti di An, quanto per difetto di informazione che, coniugato con il pregiudizio storico circa l’impresentabilità della Destra, indusse numerosi osservatori a giudicare la sua evoluzione “sospetta” perché motivata esclusivamente dal grande e, per certi versi, inatteso successo elettorale del marzo 1994 che la proiettò al governo.

Soltanto l’ignoranza di un travaglio storico, continuo e costante, punteggiato da passaggi talvolta dolorosi, poté indurre molti, anche in buona fede, a non comprendere l’evoluzione di una Destra che per anni aveva cercato di emanciparsi dalle sue origini storiche, senza beninteso negarle (il pentitismo, in nessuna forma, rientra nel costume politico della Destra italiana), allo scopo di giungere ad approdi che le permettessero di qualificarsi come autentica forza riformista e concorrere con la sua cultura, la sua storia, la sua tradizione nutrita, tra l’altro, di una assidua e non marginale presenza parlamentare nel corso della storia repubblicana, a contribuire alla ridefinizione del paesaggio politico italiano. Nel solco di questo percorso, la Destra italiana ha incontrato altre soggettività politiche alla ricerca della costruzione di uno schieramento radicalmente alternativo alla sinistra. Il Polo delle libertà, la Casa delle libertà, il Popolo della libertà sono state le tappe significative che hanno scandito il contributo della Destra alla creazione di un movimento non soltanto elettorale, dunque occasionale, ma dalle caratteristiche politico-culturali evidenti con l’intento di offrire un contributo alla costruzione di un soggetto nazional-conservatore teso a preservare i valori qualitativi della tradizione coniugandoli con le esigenze della modernità. Lungo questa rotta per circa vent’anni, senza contare il lavorìo precedente, la Destra si è mossa destrutturandosi e riproducendosi, ma mai abbandonando i principi ispiratori che l’hanno qualificata nel tempo come laboratorio di efficaci innesti e fusioni.

È questa la “chiave” che apre alla comprensione di come la Destra si sia trasformata e che Adalberto Baldoni e Federico Gennaccari offrono con il loro libro, denso, illuminante, appassionato, La traversata della Destra. Dal Msi a Fratelli d’Italia e al governo Meloni (prefazione di Annalisa Terranova, Fergen, pp. 431,  20 euro). Ed è una chiave indispensabile per capire come settantasei dopo la fondazione del Msi i suoi epigoni abbiano conquistato la guida del governo del Paese. Indubbiamente, come scrivono gli autori, il lunghissimo dopoguerra missino è servito a tenere la barra diritta, ad andare avanti pur tra mille difficoltà, compresi gli eccidi, e stipulando alleanze politiche talvolta spurie (vedi con la Lega), è stato un percorso segnato dalla coerenza anche quando non è stata compresa, e di rotture, come le scissioni, talvolta drammatiche ed insanabili, che ha portato con la paziente ed intelligente politica perseguita fin dal 1946 al successo finale.

L’abilità, la capacità, la struttura politica di Giorgia Meloni hanno sancito, nel torno di cinque anni quella vittoria a lungo attesa e spiegata talmente bene da Baldoni e da Gennaccari che non ha bisogno di sintesi.

Meloni ha compreso da subito, appena investita del ruolo che le è stato riconosciuto da tutto il partito le “direttrici di marcia” di un movimento che non poteva vivere né di nostalgie, né tantomeno di fughe in avanti, ma con l’intraprendenza che tutti le riconoscono, perfino gli avversari, ha avuto immediatamente la percezione dell’Italia che stava cambiando e che in tale cambiamento la Destra avrebbe potuto e dovuto avere un ruolo primario.

La perseveranza, la lungimiranza, la costruzione di un movimento che in nulla assomigliava a quelli che li aveva preceduti per quanto mai rinnegati, hanno portato agli esiti che abbiamo sotto gli occhi.

A fine ottobre del 2021, registrano con dovizia di particolari Baldoni e Gennaccari, FdI è il primo partito, con il 20,3% delle intenzioni di voto. Da lì la scalata diventa inarrestabile. E diviene il perno del centrodestra che raggiunge il 47,3%. Per quanto due mesi dopo un inspiegabile sorpasso del Pd relega in seconda posizione FdI, il partito non tarda a riprendere i pochi punti punti virtualmente persi e nelle varie tornate elettorali si qualifica quasi ovunque al primo posto. E’ l’effetto “conservatore”, secondo quanto di evince dalla descrizione del duro ed entusiasmante itinerario, che qualifica in maniera netta e senza equivoci il partito della Meloni la quale diventa presidente dell’Ecr, conservatori e riformisti, in Europa e lancia una campagna di sensibilizzazione in Italia in favore di un “conservatorismo possibile, cosa che nel nostro Paese non si  era mai visto.

La cultura all’assalto dell’egemonia della sinistra fa il resto. L’attivismo in questo campo è costante. Si riscopre un mondo, grazie ad intellettuali e pubblicazioni, che era stato seppellito anche per responsabilità della indifferenza di buona parte di An al problema.

Quando l’esito elettorale del 25 settembre diventa realtà, Meloni può giustamente gridare “Abbiamo vinto”, come dettagliatamente raccontano Baldoni e Gennaccari. Ed aggiunge: “È il tempo della responsabilità”, scatenando l’incredulità nelle cancellerie di tutta Europa.

È una pacifica, soffice rivoluzione di popolo alla quale nessuno credeva, secondo il racconto degli autori di questo avvincente libro che inizia con il post-fascismo e finisce con la Meloni ricevuta da tutti i capi di Stato e spesso protagonista di vertici internazionali.

“Questo libro – scrive nella sua brillante prefazione Annalisa Terranova – mostra cosa c’è stato prima e identifica quelli che sono  gli assi portanti del progetto politico di Fratelli d’Italia e più vastamente di quella che possiamo definire la ‘destra meloniana’”. Un libro, dunque, importante che prende  le mosse dall’immediato dopoguerra, ripercorre il lungo cammino di un movimento valoriale, culturale e politico che ha quasi del “miracoloso” avendo attraversato le trincee della seconda metà del Ventesimo secolo ed il primo ventennio del nuovo millennio.

L’analisi dei fatti che è il cuore di questo libro, offre al lettore la spiegazione di un evento politico come nessuno lo immaginava alla vigilia, da quel 2013 in cui FdI si affacciò alla ribalta politica strappando una miserevole percentuale che non faceva presagire nulla di buono per l’avvenire. Ma, come osserva sempre la Terranova, il frutto colto dal nuovo movimento è il portato nella esperienza della Meloni delle “mille storie di una militanza dura e ardimentosa e anche gli esperimenti avanguardistici che hanno segnato la storia della destra, dai Campi Hobbit al movimentismo del Fronte della Gioventù degli anni Ottanta”.

Baldoni e Gennaccari danno conto di tutto questo, con il piglio dei cronisti che s’immergono nella storia e nulla lasciano all’intuizione del lettore, ma tutto documentano fino a ragguagliarlo della “esplosione” di una esperienza che non ha precedenti nella storia repubblicana italiana. È per questo che La traversata della Destra è un libro che apre non solo alla comprensione del successo di un partito politico, ma spiega anche il capovolgimento inaspettato di un’Italia che ha mostrato di voler cambiare. Profondamente. Radicalmente.

Giorgia Meloni e la "conquista" del governo nel racconto di Baldoni e Gennaccari

“La traversata della Destra”, di Adalberto Baldoni e Federico Gennaccari, edito da Fergen, è un libro che apre non solo alla comprensione del successo di un partito politico, ma spiega anche il capovolgimento inaspettato di un’Italia che ha mostrato di voler cambiare. Profondamente. Radicalmente. Gennaro Malgieri lo ha letto per Formiche.net

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