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La percezione, dopo la consegna del premio a Giorgia Meloni da parte dell’Atlantic Council, è quella di un mondo che, oggi, guarda con estremo interesse alla premier italiana non solo per la primizia data da una donna al comando dell’Italia, ma anche per il peso specifico delle sue proposte e per il modo con cui si pone nei confronti dei suoi interlocutori.

Così a Formiche.net Giangiacomo Calovini, deputato di Fratelli d’Italia, raggiunto telefonicamente a New York: relatore del Piano Mattei e membro della delegazione italiana presso l’assemblea parlamentare della Nato, è stato presente alla cerimonia di conferimento del Global Citizen Awards.

Quali le sensazioni del gala newyorkese, anche alla luce degli argomenti toccati dalla premier ricevendo il premio da Elon Musk?

C’erano 750 persone in sala, con 200 in lista d’attesa: un alto funzionario dell’Atlantic Council mi ha spiegato che gli altri anni solitamente arrivano a 400 persone. Questo numero è indicativo sul livello di attenzione e il discorso di Giorgia Meloni è stato all’altezza, come hanno riconosciuto tutti. Una sveglia all’Occidente, veramente molto bello. L’apprezzamento da tutti quelli che erano in sala è stato unanime, proprio perché ha fatto un intervento alto che è stato definito un intervento di sostanza, toccando un tema strategico come il risveglio l’Occidente, citando Scruton e Prezzolini a proposito di conservatorismo.

Come legare gli spunti meloniani al fatto che, da un lato, sta nascendo una governance nuova in Ue e, dall’altro, tra 40 giorni ci sarà il voto americano?

La concomitanza di due potenziali cambiamenti epocali sono stati intrecciati negli elementi toccati nel suo discorso. È chiaro che, secondo me, davanti a una platea in un Paese che andrà al voto a breve per le elezioni presidenziali c’era probabilmente da parte sua la voglia di fare un ragionamento valoriale. Ci troviamo al Palazzo di Vetro e ci stiamo rendendo conto che stiamo vivendo un momento di cambiamenti storici incredibili e probabilmente la premier ha voluto sottolineare che servirà anche avere la capacità di proporre dei ragionamenti che fino a qualche tempo fa non venivano fatti. Questa è la sveglia che lei ha voluto dare all’Occidente, a un Occidente che non deve essere prevaricatore, non deve essere più quello di una volta. Addirittura lei ha menzionato un Occidente che deve imparare dagli errori del passato, ma che deve comunque essere ancora protagonista davanti a tutte le dinamiche che ci sono in questo momento nel mondo.

Sull’Intelligenza Artificiale anche il premier indiano Modi, seguendo la proposta di Meloni, ha chiesto una governance globale. Che segnale è?

Le parole di Modi rappresentano un’ulteriore dimostrazione del fatto che magari Giorgia ci ha visto più avanti di molti altri. Per questa ragione ha sottolineato le opportunità dell’intelligenza artificiale ma anche i rischi e lo ha detto davanti a quello che, in qualche modo, rappresenta l’Intelligenza Artificiale per eccellenza in questo momento, ovvero Elon Musk, che l’ha premiata. Gli ha detto apertamente che sarebbe utile controllare l’IA e capire quali sono i rischi di questa scoperta: ciò evidenzia quanto lei ci abbia oggettivamente visto giusto prima rispetto ad altri.

Questa capacità pragmatica della premier è stata sottolineata anche da un recente editoriale di Politico. Cosa è cambiato, anche nella percezione dei media internazionali, rispetto a due anni fa?

Sono stato tre volte negli Stati Uniti negli ultimi otto mesi e ho visto con i miei occhi un cambiamento notevole, nel senso che oggi vedo traballare sempre di più i valori e le convinzioni del mondo progressista davanti a certe problematiche. Tutti i temi e gli argomenti che Giorgia Meloni ha sempre messo sui tavoli internazionali negli ultimi due anni, dalla sfida all’immigrazione alla all’Intelligenza Artificiale sino al risveglio dell’Occidente, se ieri erano visti come le proposte di una voce razzista, fascista o xenofoba, oggi invece sono presi a modello. Lo hanno fatto sull’immigrazione il premier inglese e il cancelliere tedesco, che guardano all’Italia e alla capacità della presidente del Consiglio. E lo ha ammesso apertamente anche Politico che non è notoriamente vicino a noi.

In tutti i discorsi di Meloni all’Onu non sono mancati i riferimenti a due punti cardinali del programma di governo, il Piano Mattei e il fronte sud.

Sono relatore del Piano Mattei e ne parlo ad ogni incontro bilaterale che faccio in Europa. Nel vecchio continente ho visto un’attenzione incredibile, ovvero anche sottosegretari e rappresentanti di governi stranieri, di passaggio in Italia, ci chiedono incontri ad hoc per capire qualcosa di più sul piano. Anche a livello comunicativo la percezione è stata impressionante. Negli Stati Uniti osservo un certo cambiamento sull’Africa dove il tema, pur non prioritario nell’immaginario collettivo, sta registrando una inversione di tendenza. Per cui sono abbastanza convinto che nel prossimo futuro anche negli Stati Uniti ci sarà più attenzione sul Mediterraneo, sul fronte sud e sul Piano Mattei. Dopodiché è chiaro che questo è anche un Paese in campagna elettorale, quindi in questo momento c’è una concentrazione di attenzione sulle dinamiche interne. Non dimentichiamo che la guerra in Medio Oriente e la guerra in Ucraina incidono sull’elettorato che voterà a novembre solo per il 5%.

Così è cambiata la percezione internazionale su Giorgia Meloni. Parla Calovini (FdI)

Il parlamentare di FdI presente alla consegna del Global Citizen Awards: “Tutti i temi che Giorgia Meloni ha sempre messo sui tavoli internazionali negli ultimi due anni, dalla sfida all’immigrazione all’Intelligenza Artificiale sino al risveglio dell’Occidente, se ieri erano visti come le proposte di una voce estrema oggi invece sono presi a modello. Lo hanno fatto sull’immigrazione il premier inglese e il cancelliere tedesco”

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