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Nella sezione “prosperità condivisa” del Leaders’ Joint Statement firmato tra Donald Trump e Giorgia Meloni, si legge: “Gli Stati Uniti e l’Italia lavoreranno insieme per sviluppare il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa, uno dei più grandi progetti di integrazione economica e connettività di questo secolo, collegando partner tramite porti, ferrovie e cavi sottomarini e stimolando lo sviluppo economico e l’integrazione dall’India, al Golfo a Israele, all’Italia e poi negli Stati Uniti”. Non servirebbe nemmeno sottolineare l’importanza strategica di tale menzione all’Imec, questo l’acronimo con cui è noto quel corridoio, inserito testualmente all’interno di un documento con cui Italia e Stati Uniti hanno tracciato il perimetro dell’alleanza in questo momento — ossia durante il primo vero faccia a faccia tra Meloni e Trump, che arriva mentre le relazioni transatlantiche sono alterate dall’approccio ruvido dell’americano.

Meloni è la seconda leader internazionale con cui Trump parla di Imec. Prima di lei era toccato a Narendra Modi, primo ministro indiano, anche in quell’occasione durante una visita ufficiale alla Casa Bianca. Con Modi però non era stato menzionato testualmente il progetto, e Trump aveva accennato a un “insieme costruiremo una delle più grandi rotte commerciali della storia”: stavolta si cita esplicitamente il Corridoio. E non è un caso se la Casa Bianca sceglie determinati argomenti con determinati partner. Roma e New Delhi — o forse meglio dire Trieste e Mumbai, i due nodi intermodali dei rispettivi Paesi — sono i cardini del progetto. Tramite l’hub indiano, Imec potrebbe allungarsi verso i nuovi, complessi sistemi di connettività del Sudest asiatico; lo scalo giuliano ha la capacità di portarlo direttamente al centro della catena del valore mitteleuropea e di connetterlo all’Est Europa.

Lungi il percorso di Imec ci saranno altri punti di attracco in altri Paesi, dal Golfo ad altri scali europei, perché l’ottica è quella di una competizione positiva e non di giochi a somma zero. Ma le sponde indiane e italiane acquisiscono una notevole centralità non solo per il valore tecnico. I due Paesi disdegnano infatti l’asse dell’Indo-Mediterraneo. È la regione geostrategica su cui secondo Kaush Arha (Stanford-Atlantic Council) l’Italia può giocare un ruolo centrale e necessario agli Usa; dove Roma può avere un posto di primo piano nella costruzione di una porzione fondamentale dei free and open spaces di cui parla James Carafano (Heritage Foundation). Casualità (casualità?) vuole che il vicepresidente statunitense, JD Vance, sia per Pasqua a Roma per poi proseguire verso l’India — dunque toccando due tra alleati e partner strategici su cui l’America di Trump sembra contare sempre di più, anche per condivisione personale tra leader.

Italia e Usa alleati anche su Imec e Indo-Mediterraneo

Il comunicato congiunto tra Trump e Meloni parla di Imec come strumento di connettività verso una “prosperità condivisa”. L’Italia per gli Usa è un cardine dell’Indo-Mediterraneo, con l’India, dove arriverà il vicepresidente Vance dopo la visita a Roma

Cavi sottomarini e satelliti. La sfida dell'Europa per la sovranità tecnologica

Di Ufficio di Roma di ECFR

A febbraio si è tenuto a Varsavia il terzo e ultimo di una serie di workshop a porte chiuse nell’ambito del progetto “Towards an Open, Free and Global Internet”. L’evento si è concentrato sulla libertà della componente fisica (dunque infrastrutturale) nel modello open internet, ad oggi sempre più minacciato

Meloni convince Washington e rassicura Bruxelles. L'analisi di Rizzo (Ac)

Meloni rafforza il proprio ruolo internazionale e guadagna influenza anche a Bruxelles. Mentre l’Ue cerca una strategia comune con gli Stati Uniti, Trump sembra avere già una preferenza: parlare con chi “fa accordi”, come Meloni. Intervista a Rachel Rizzo, senior fellow dell’Atlantic Council

Italia-Usa. Il comunicato congiunto segna il futuro dell’alleanza

Il Joint Statement firmato da Meloni e Trump rilancia l’alleanza strategica tra Italia e Stati Uniti su sicurezza, economia e tecnologia. Dalla cooperazione industriale in difesa alla lotta alla criminalità transnazionale, dagli investimenti digitali e infrastrutturali al ruolo del Piano Mattei nel Mediterraneo. In evidenza anche l’impegno congiunto su energia, innovazione e protezione delle infrastrutture critiche

Vi spiego il ruolo strategico della sovranità tecnologica “coopetitiva”. Scrive Cerra

Alla base dell’ipotesi di inasprire in Europa la tassazione sulle Big Tech Usa in risposta all’aumento dei dazi americani c’è una competizione strategica riconducibile alla logica del “Tit for Tat” e che nella realtà ha esiti spesso incerti. Per questo una strategia di lungo periodo in cui gli Stati competono per la leadership tecnologica, ma al contempo collaborano in modo mirato e consapevole con altri Paesi diventa fondamentale. La coopetizione spiegata da Rosario Cerra, fondatore e presidente del Centro Economia Digitale

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Craig Singleton su Foreign Policy descrive la “trappola dei dazi” in cui Trump ha messo la Cina, utilizzando le tariffe come strategia primaria per ottenere concessioni: ogni escalation alimenta la successiva, lasciando Pechino senza vie d’uscita

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