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La riforma del sistema fiscale del nostro Paese deve essere l’occasione per un cambio di paradigma nei rapporti tra l’amministrazione finanziaria e i contribuenti. Come si può leggere nel documento conclusivo della Commissione Finanze e Tesoro del Senato sull’Indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario (2021), “lo Stato deve allontanare ogni tendenza a considerare il contribuente un evasore che ancora non è stato scoperto, e al contempo efficientare i propri comportamenti (…)”.

Il nuovo rapporto tra fisco e contribuenti, dunque, non può che nascere da un processo di cambiamento culturale che porti a mutare i comportamenti, degli uni e degli altri, in senso virtuoso. Il cambiamento culturale può essere innescato percorrendo diverse strade, tra le quali quella della razionalizzazione degli adempimenti fiscali. Bene, quindi, che nella Legge Delega per la riforma fiscale il tema della semplificazione degli adempimenti sia un tema centrale.

La semplificazione degli adempimenti dell’obbligazione tributaria, e dunque dei relativi costi, porterebbe, di certo, ad un potenziamento degli adempimenti spontanei (compliance). Il potenziamento degli adempimenti spontanei porterebbe, di conseguenza, ad una riduzione del tasso di evasione ed elusione, andando a generare anche quelle risorse finanziarie necessarie per perseguire l’obiettivo di fondo della riduzione generalizzata della pressione fiscale su imprese, lavoratori e famiglie.

Importanti, in tale ottica, le previsioni contenute nella Legge delega per la riforma fiscale e riguardanti, in particolare: l’esclusione dalla decadenza dai benefici fiscali in caso di inadempimenti formali; la riduzione degli obblighi dichiarativi; l’armonizzazione dei termini degli adempimenti tributari, con particolare attenzione per quelli in scadenza nel mese di agosto; la semplificazione della modulistica; la sospensione, nei mesi di agosto e dicembre, dell’invio di comunicazioni, inviti ed atti da parte dell’Agenzia delle Entrate; l’implementazione dei servizi digitali a disposizione dei cittadini.

Ed altrettanto importanti sono, in questo contesto, la qualificazione dello Statuto dei diritti del contribuente come legge generale tributaria, e il riordino della normativa nella prospettiva di un unico Codice tributario. Bene, in questo senso, il riferimento ai principi del legittimo affidamento del contribuente, al rafforzamento dell’obbligo di motivazione da parte dell’ente impositore, al diritto di accesso agli atti del procedimento tributario, al potenziamento dell’esercizio del potere di autotutela.

Inoltre, la codificazione delle disposizioni vigenti (oltre ottocento, frammentate nei vari testi unici e leggi speciali) è indispensabile se si vuole che la normativa fiscale sia chiara e trasparente. Corretto anche che la Legge Delega per la riforma fiscale preveda una razionalizzazione dell’istituto dell’interpello. È, sicuramente, da condividere il fine di ridurre il ricorso agli interpelli, implementando l’emanazione di provvedimenti interpretativi di carattere generale, anche prevedendo una casistica delle fattispecie di abuso del diritto, elaborati a seguito dell’interlocuzione con le associazioni di categoria e con gli ordini professionali.

Non si condivide, invece, la scelta di prevedere un contributo a carico degli interpellanti, da quantificare in base a diversi fattori, per finanziare la specializzazione e la formazione continua del personale delle Agenzie fiscali. Non si condivide, altresì, la scelta di differenziare la platea dei contribuenti, per legge, a seconda della natura (persone fisiche o imprese) e delle dimensioni (minori o maggiori), discriminando in tal modo i contribuenti.

Se, per le persone fisiche e i contribuenti di minori dimensioni, si vuole subordinare la procedura di interpello alle sole ipotesi in cui non sia possibile ottenere risposte scritte, mediante servizi di interlocuzione rapida, che almeno si preveda – come già esiste per l’interpello – un termine ultimo, entro il quale l’Amministrazione finanziaria debba rispondere, pena il formarsi del silenzio assenso sulla soluzione interpretativa indicata dal contribuente.

Infine, non si condivide la scelta del progressivo superamento degli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale (Isa), elaborati dalla Sose insieme alle associazioni di categoria. La necessità di una condivisione, tra Amministrazione finanziaria e associazioni di categoria, dei criteri per la costruzione delle stime dei ricavi e dei redditi delle imprese, non può considerarsi venuta meno. Tale necessità, anzi, è ora ancor più sentita data la previsione, nella Legge Delega, dell’introduzione del concordato preventivo biennale e del potenziamento dell’adempimento collaborativo (cooperative compliance).

È per questo che si accoglie, con favore, la modifica normativa introdotta in sede di conversione in legge del decreto legge 24 febbraio 2023, n. 13, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)”, con cui la Sose è chiamata a porre in essere ogni attività per favorire l’introduzione del concordato preventivo e l’implementazione dell’adempimento collaborativo.
Si auspica, pertanto, che il collaborativo confronto tra l’amministrazione finanziaria e le associazioni di categoria – che ha permesso la costruzione e l’utilizzo degli Isa – prosegua, in seno alla Sose, anche per la costruzione del nuovo concordato preventivo biennale.

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